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Guida senza patente: no a tenuità del fatto

La Corte di Cassazione ha stabilito che la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, prevista dall’art. 131-bis del codice penale, non è applicabile al reato di guida senza patente. La Corte ha chiarito che tale reato, per sua stessa natura, presuppone una condotta reiterata (recidiva nel biennio), caratteristica che lo rende incompatibile con il requisito della non abitualità richiesto per l’applicazione della tenuità del fatto. La sentenza di assoluzione del Tribunale è stata quindi annullata con rinvio.

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Pubblicato il 9 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Guida senza patente: la Cassazione nega la tenuità del fatto

Con la sentenza n. 16108 del 2025, la Corte di Cassazione ha affrontato un’importante questione relativa al reato di guida senza patente e alla sua compatibilità con l’istituto della particolare tenuità del fatto. La decisione chiarisce che, data la natura stessa del reato, non è possibile applicare la causa di non punibilità prevista dall’art. 131-bis del codice penale. Questo principio ha implicazioni significative per chi viene accusato di tale illecito.

I Fatti del Processo

Il caso ha origine da un ricorso del Procuratore Generale presso la Corte di Appello di Bologna contro una sentenza del Tribunale di Ferrara. Il Tribunale aveva assolto un imputato dal reato di guida senza patente (ex art. 116, comma 15, Codice della Strada) applicando la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. La decisione del giudice di primo grado si basava su circostanze quali l’incensuratezza dell’imputato e il fatto che avesse conseguito la patente di guida alcuni mesi dopo l’accaduto.

Il Procuratore Generale ha impugnato la sentenza, sostenendo una violazione di legge. Secondo l’accusa, non solo le circostanze considerate dal Tribunale erano irrilevanti, ma soprattutto l’istituto della tenuità del fatto non poteva essere applicato a questo specifico reato a causa della sua intrinseca natura di condotta abituale.

La questione sulla guida senza patente e la tenuità del fatto

Il cuore della questione giuridica risiede nell’interazione tra due norme: l’art. 116, comma 15, del Codice della Strada e l’art. 131-bis del codice penale.

Il reato di guida senza patente: non è sempre un reato. La prima violazione è un illecito amministrativo. Diventa reato solo in caso di recidiva nel biennio, cioè se la stessa persona commette la stessa infrazione una seconda volta nell’arco di due anni.
La particolare tenuità del fatto: è una causa di non punibilità che permette di escludere la sanzione penale per fatti di minima offensività. Tuttavia, una delle condizioni fondamentali per la sua applicazione è che il comportamento dell’autore non sia abituale.

Il Procuratore ha sostenuto che, poiché il reato di guida senza patente scatta solo alla seconda violazione, la condotta è per definizione reiterata e, quindi, abituale, rendendo inapplicabile l’art. 131-bis c.p.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha ritenuto fondato il ricorso del Procuratore Generale, annullando la sentenza di assoluzione. I giudici supremi hanno evidenziato una vera e propria “incompatibilità ontologica” tra la fattispecie di reato in esame e la causa di non punibilità.

Il ragionamento della Corte è lineare: il legislatore ha scelto di dare rilevanza penale alla guida senza patente solo quando la condotta viene ripetuta entro due anni. Questo significa che l’elemento che trasforma l’illecito da amministrativo a penale è proprio la sua reiterazione. Di conseguenza, il comportamento descritto dalla norma penale è intrinsecamente abituale.

Dato che l’art. 131-bis c.p. esclude esplicitamente la sua applicazione in presenza di condotte abituali, plurime o reiterate, ne consegue che non può essere invocato per il reato di guida senza patente. La Corte ha rafforzato questa interpretazione richiamando un orientamento giurisprudenziale ormai consolidato.

Le Conclusioni

La sentenza stabilisce un principio chiaro e rigoroso: chi commette il reato di guida senza patente non può beneficiare della non punibilità per particolare tenuità del fatto. La decisione del Tribunale di Ferrara è stata quindi annullata e il caso è stato rinviato per un nuovo giudizio. Questa pronuncia ribadisce la volontà del legislatore di sanzionare penalmente la perseveranza in una condotta pericolosa per la sicurezza stradale, escludendo scorciatoie che possano depotenziare la norma incriminatrice. Per gli operatori del diritto e per i cittadini, il messaggio è inequivocabile: la ripetizione della guida senza patente entro due anni costituisce un reato per il quale non sono ammesse cause di esclusione della punibilità basate sulla lieve entità del singolo episodio.

Perché il reato di guida senza patente non può essere considerato di ‘particolare tenuità’?
La Corte di Cassazione ha stabilito che esiste un’incompatibilità fondamentale. Il reato di guida senza patente scatta solo in caso di recidiva entro un biennio, il che qualifica la condotta come ‘abituale’ per sua stessa natura. L’istituto della particolare tenuità del fatto, invece, richiede esplicitamente che la condotta non sia abituale.

Cosa differenzia la prima violazione di guida senza patente dalla seconda?
La prima violazione costituisce un illecito amministrativo, punito con una sanzione pecuniaria. La seconda violazione, se commessa entro due anni dalla prima, trasforma l’illecito in un reato, come previsto dall’art. 116, comma 15, del Codice della Strada, con conseguenze penali.

Qual è stata la decisione finale della Corte di Cassazione in questo caso?
La Corte ha annullato la sentenza di assoluzione emessa dal Tribunale di Ferrara. Ha rinviato il procedimento al medesimo Tribunale, in diversa composizione, affinché proceda con un nuovo giudizio, escludendo la possibilità di applicare la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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