LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Guida senza patente: la prova della recidiva

La Corte di Cassazione ha stabilito che, nel reato di guida senza patente reiterata nel biennio, la prova della definitività della prima violazione amministrativa non richiede un’attestazione formale. È sufficiente un minimo di prova da parte dell’accusa, come i dati delle banche dati di polizia. A quel punto, spetta all’imputato dimostrare di aver contestato la prima sanzione. In assenza di tale prova, il ricorso è inammissibile e la condanna penale confermata.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 18 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Guida senza Patente: Come si Prova la Recidiva? La Cassazione Chiarisce

La guida senza patente è una violazione che, a seguito della depenalizzazione, è generalmente punita con una sanzione amministrativa. Tuttavia, se l’infrazione viene commessa una seconda volta nell’arco di due anni, essa si trasforma in un reato penale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fatto luce su un aspetto cruciale: quali prove sono necessarie per dimostrare questa “recidiva nel biennio”? La Corte ha chiarito i confini dell’onere probatorio, stabilendo principi importanti sia per l’accusa che per la difesa.

I Fatti del Caso

Un automobilista veniva condannato in primo e secondo grado alla pena di due mesi di arresto e 2.000 euro di ammenda per il reato di guida senza patente, previsto dall’articolo 116, comma 15, del Codice della Strada. La condanna si basava sul fatto che l’imputato era stato sorpreso a guidare senza patente per la seconda volta in meno di due anni.

L’imputato, tramite il suo difensore, ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che la motivazione della Corte d’Appello fosse viziata. Il punto centrale del ricorso era la presunta inversione dell’onere della prova: secondo la difesa, l’accusa non aveva adeguatamente dimostrato che la prima violazione amministrativa, risalente al 2022, fosse diventata “definitiva” (cioè non più impugnabile), un presupposto essenziale per poter configurare il reato.

La Decisione della Corte sulla prova della guida senza patente

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, di conseguenza, inammissibile. I giudici hanno respinto la tesi della difesa, confermando la condanna e chiarendo in modo definitivo come deve essere gestito l’onere della prova in casi simili.

Secondo la Suprema Corte, per dimostrare la recidiva nel biennio, non è necessario che l’accusa produca un’attestazione formale e documentale che certifichi la definitività del primo accertamento amministrativo. È invece sufficiente un “minimo di prova”, che può consistere in vari elementi.

Le Motivazioni della Corte

La Corte ha spiegato che la prova della recidiva può essere raggiunta attraverso elementi indiziari forniti dall’accusa, unitamente alla mancanza di allegazioni contrarie da parte dell’imputato. Nel caso specifico, l’accusa aveva dimostrato l’esistenza del precedente verbale del 18 settembre 2022 tramite la consultazione delle banche dati CED. Inoltre, approfondimenti investigativi avevano rivelato che per quella violazione non era stata pagata alcuna somma a titolo di oblazione né era stato presentato ricorso alle autorità competenti.

Questi elementi, secondo la Cassazione, sono più che sufficienti per presumere la definitività della prima sanzione. A questo punto, l’onere di contestare tale presunzione si sposta sulla difesa. Se l’imputato sostiene di aver impugnato il primo verbale, deve fornire almeno un “principio di prova” a sostegno della sua affermazione. Poiché la difesa non ha prodotto alcun documento o elemento che attestasse l’impugnazione del verbale, la Corte ha concluso che non vi è stata alcuna inversione dell’onere probatorio. L’accusa ha fornito prove sufficienti, mentre la difesa è rimasta inerte.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza consolida un principio giurisprudenziale di notevole importanza pratica. Chi viene fermato per guida senza patente una seconda volta in due anni non può semplicemente contestare la mancanza di una prova “formale” della definitività della prima multa. Le forze dell’ordine e la Procura possono basarsi sui loro database interni per dimostrare la precedente violazione. Se un automobilista ha effettivamente fatto ricorso contro la prima sanzione, è fondamentale che conservi la documentazione e la presenti tempestivamente nel corso del procedimento penale. In caso contrario, il giudice considererà la prima violazione come definitiva, con la conseguente configurazione del reato e una condanna penale.

Per il reato di guida senza patente, come si dimostra la recidiva nel biennio?
Non è necessaria un’attestazione documentale formale della definitività della prima violazione. È sufficiente un “minimo di prova” da parte dell’accusa (come il verbale di contestazione o la consultazione di banche dati), unito alla mancata prova contraria da parte dell’imputato.

Spetta all’imputato dimostrare di aver impugnato la prima violazione amministrativa?
Sì. Una volta che l’accusa ha fornito elementi di prova sulla pregressa violazione, spetta all’imputato fornire almeno un principio di prova che dimostri di aver contestato quel verbale, per evitare che venga considerato definitivo.

Cosa succede se un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile per manifesta infondatezza?
Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e, come in questo caso, al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, poiché non si ravvisa un’assenza di colpa nella proposizione del ricorso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati