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Guida senza patente con misura di prevenzione: il reato

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un individuo condannato per guida senza patente mentre era sottoposto a misura di prevenzione personale. La Corte ha ribadito che questa fattispecie costituisce un reato autonomo, previsto dall’art. 73 del D.Lgs. 159/2011, e non è interessata dalla depenalizzazione che ha riguardato la guida senza patente comune. La condanna a sei mesi di arresto è stata quindi confermata.

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Pubblicato il 27 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Guida senza Patente con Misura di Prevenzione: Perché Resta un Reato

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce un punto fondamentale: la guida senza patente con misura di prevenzione costituisce un reato autonomo e non è stata toccata dalla depenalizzazione generale. Questo principio, confermato con forza dai giudici, sottolinea la particolare gravità della condotta quando a commetterla è un soggetto già ritenuto socialmente pericoloso. Analizziamo insieme la decisione per comprendere le ragioni giuridiche e le implicazioni pratiche.

I Fatti di Causa

Il caso nasce dal ricorso di un imputato, condannato dalla Corte d’Appello di Palermo alla pena di sei mesi di arresto. Il reato contestato era quello previsto dall’art. 73 del cosiddetto Codice Antimafia (D.Lgs. 159/2011), che punisce chi, essendo sottoposto a una misura di prevenzione personale, guida un autoveicolo senza essere in possesso della patente.

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su tre motivi principali:
1. La presunta abrogazione del reato a seguito della depenalizzazione della guida senza patente (art. 116 Codice della Strada).
2. La mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.).
3. L’eccessività della pena inflitta.

L’Analisi della Corte sulla Guida senza Patente con Misura di Prevenzione

La Suprema Corte ha esaminato e respinto tutti i motivi del ricorso, dichiarandolo inammissibile. La parte centrale della decisione riguarda la distinzione tra la violazione comune e quella commessa da un soggetto sottoposto a misura di prevenzione.

Un Reato Autonomo e Non Depenalizzato

Il primo motivo è stato giudicato manifestamente infondato. I giudici hanno spiegato che la depenalizzazione del reato di guida senza patente, operata dal D.Lgs. n. 8 del 2016, non si estende all’ipotesi specifica dell’art. 73 del D.Lgs. 159/2011. Quest’ultimo configura un reato del tutto autonomo, la cui ratio non è la semplice violazione di una norma sulla circolazione stradale, ma la violazione di un obbligo imposto a una persona ritenuta socialmente pericolosa. La norma tutela l’ordine e la sicurezza pubblica, e la sua legittimità costituzionale è stata recentemente confermata anche dalla Corte Costituzionale.

La Mancata Applicazione dell’Art. 131-bis c.p.

Anche il secondo motivo è stato respinto. La Corte ha rilevato una carenza nell’atto di ricorso: l’imputato non si era confrontato con la motivazione della sentenza d’appello, che aveva già spiegato le ragioni per cui non era possibile applicare il beneficio della particolare tenuità del fatto. Un ricorso in Cassazione deve contestare specificamente le argomentazioni del giudice precedente, non limitarsi a riproporre la richiesta.

L’Inammissibilità delle Censure sulla Pena

Infine, il motivo relativo alla misura della pena è stato dichiarato inammissibile perché si risolveva in una censura di merito. La valutazione sulla congruità della pena è di competenza del giudice di merito. In sede di legittimità, la Cassazione può intervenire solo se la motivazione è manifestamente illogica o contraddittoria, cosa che in questo caso non è stata riscontrata.

Le Motivazioni della Decisione

La motivazione centrale dell’ordinanza risiede nella netta distinzione tra l’illecito amministrativo della guida senza patente (per il cittadino comune) e il reato di guida senza patente con misura di prevenzione. La Corte sottolinea che quest’ultima fattispecie è posta a presidio di un bene giuridico diverso e più importante: la sicurezza pubblica. La violazione commessa da un soggetto già sottoposto a sorveglianza speciale o ad altre misure analoghe dimostra una persistente pericolosità sociale e una ribellione alle prescrizioni dell’autorità giudiziaria. Pertanto, il legislatore ha scelto di mantenere una sanzione penale per questa condotta, considerandola un autonomo indice di pericolosità che merita una risposta repressiva e non meramente sanzionatoria.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

La decisione della Cassazione consolida un principio giuridico chiaro: chi è sottoposto a una misura di prevenzione personale e viene sorpreso a guidare senza patente commette un reato a tutti gli effetti. Le conseguenze sono una condanna penale, con pene che possono arrivare fino all’arresto, e non una semplice sanzione amministrativa. Questa ordinanza serve da monito, ribadendo che gli obblighi derivanti dalle misure di prevenzione devono essere rispettati con il massimo rigore, pena l’incorrere in ulteriori e gravi conseguenze penali.

Guidare senza patente è sempre un reato per una persona sottoposta a misura di prevenzione?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, la guida senza patente da parte di una persona sottoposta a misura di prevenzione personale costituisce un reato autonomo previsto dall’art. 73 del D.Lgs. 159/2011.

Perché la depenalizzazione della guida senza patente non si applica in questo caso specifico?
La depenalizzazione riguarda l’infrazione comune prevista dal Codice della Strada. Il reato contestato in questo caso è una norma speciale che punisce la violazione degli obblighi imposti a un soggetto ritenuto socialmente pericoloso, tutelando quindi il bene giuridico della sicurezza pubblica.

Cosa succede se un ricorso in Cassazione non contesta specificamente le motivazioni della sentenza precedente?
Il ricorso viene considerato inammissibile su quel punto. Come specificato nell’ordinanza, il ricorrente ha l’onere di confrontarsi criticamente con le argomentazioni del giudice del grado precedente, non potendosi limitare a riproporre le medesime richieste senza contestare il ragionamento che le ha respinte.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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