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Guida senza patente con misura di prevenzione esaurita

La Corte di Cassazione ha annullato una condanna per il reato di guida senza patente da parte di un soggetto precedentemente sottoposto a misura di prevenzione. Il reato non sussiste se la misura è già esaurita al momento del fatto, poiché la norma punisce la pericolosità attuale e non uno status passato. La condotta, in questi casi, costituisce solo un illecito amministrativo.

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Pubblicato il 15 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Guida senza Patente con Misura di Prevenzione Esaurita: Non è Reato

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 44259 del 2024, offre un chiarimento fondamentale sul reato di guida senza patente misura di prevenzione. La Suprema Corte ha stabilito un principio di diritto cruciale: il reato previsto dall’art. 73 del Codice Antimafia sussiste solo se la misura di prevenzione è in corso di esecuzione al momento del fatto. Se la misura è già stata interamente scontata, la condotta non è penalmente rilevante e si configura come un semplice illecito amministrativo.

I Fatti del Caso

Un individuo, già sottoposto in passato alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza con obbligo di soggiorno, veniva sorpreso alla guida di un motociclo. La sua patente di guida era stata revocata e non ne aveva conseguito una nuova. I tribunali di primo e secondo grado lo avevano condannato per il reato di cui all’art. 73 del d.lgs. 159/2011, che punisce specificamente chi, sottoposto a una misura di prevenzione, guida senza patente.

Tuttavia, un dettaglio fondamentale è emerso nel ricorso per cassazione: al momento del controllo, la misura di prevenzione a suo carico era già terminata da circa due mesi. Questo elemento si è rivelato decisivo per l’esito del giudizio.

Il Reato di Guida senza Patente Misura di Prevenzione: Quando si Applica?

La questione giuridica centrale era se la locuzione “persona già sottoposta” contenuta nella norma incriminatrice dovesse essere interpretata nel senso di includere chiunque abbia mai avuto una misura di prevenzione, anche se già esaurita, oppure solo chi è attualmente soggetto a tale misura.

Il difensore ha sostenuto che, essendo la misura interamente eseguita, mancasse l’elemento materiale del reato. La norma, infatti, mira a sanzionare la pericolosità sociale attuale del soggetto, manifestata attraverso la violazione delle prescrizioni. Una volta cessata la misura, cessa anche questo presupposto.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto pienamente il ricorso, annullando la sentenza di condanna senza rinvio “perché il fatto non è previsto dalla legge come reato”.

I giudici hanno affermato che l’interpretazione costituzionalmente orientata dell’art. 73 del Codice Antimafia impone di considerare il reato configurabile unicamente se commesso da un soggetto che, al momento del fatto, sia ancora sottoposto a una misura di prevenzione personale. Qualsiasi altra interpretazione porterebbe a una forma di “responsabilità penale d’autore”, in cui si punisce uno status pregresso della persona anziché una condotta offensiva attuale.

Le Motivazioni

La Corte ha basato la sua decisione su principi cardine del diritto penale. La ratio della norma incriminatrice è quella di sanzionare penalmente la condotta di guida senza patente quando posta in essere da un soggetto considerato attualmente pericoloso per la sicurezza pubblica, come attestato dalla misura di prevenzione in corso. La guida senza patente, in questo contesto, è vista come un sintomo di questa pericolosità e un’azione che può facilitare la commissione di altri reati.

Se la misura è cessata, viene meno il presupposto della pericolosità qualificata che giustifica il trattamento sanzionatorio penale, più severo rispetto all’illecito amministrativo previsto per la generalità dei cittadini. Punire la persona per uno status passato, non più esistente, significherebbe incriminare una “qualità della persona non connessa alla condotta”, in palese violazione del principio di offensività. Il fatto che l’imputato avesse completato il suo percorso di prevenzione lo poneva nella stessa condizione di qualsiasi altro cittadino che guida senza patente.

Le Conclusioni

La sentenza stabilisce un principio di diritto fondamentale: “Non integra il reato previsto dall’art. 73 d.lgs. 6 settembre 2011, n. 159 la condotta del soggetto che, già sottoposto ad una misura di prevenzione personale, si ponga alla guida di un autoveicolo o motoveicolo senza patente […] quando la misura di prevenzione non sia più in vigore in quanto interamente eseguita”.

Di conseguenza, la condotta del soggetto non avrà rilevanza penale, ma ricadrà nell’ambito dell’illecito amministrativo previsto dal Codice della Strada. Gli atti sono stati quindi trasmessi all’autorità amministrativa competente per l’irrogazione della relativa sanzione. Questa decisione rafforza la distinzione tra la pericolosità attuale, che può giustificare una risposta penale, e uno status passato, che non può essere causa di una sanzione criminale.

Il reato di guida senza patente per chi è stato sottoposto a misura di prevenzione si applica sempre?
No, la Corte di Cassazione ha chiarito che il reato sussiste solo se la persona è attualmente sottoposta alla misura di prevenzione al momento del fatto.

Cosa succede se una persona guida senza patente dopo che la sua misura di prevenzione è terminata?
La sua condotta non costituisce più il reato previsto dall’art. 73 del codice antimafia, ma viene declassata a illecito amministrativo, come per qualsiasi altro cittadino (salvo l’ipotesi aggravata della recidiva nel biennio).

Perché è importante che la misura di prevenzione sia in corso di esecuzione per la configurabilità del reato?
Perché la norma intende punire la pericolosità attuale del soggetto. Punire una persona per uno status passato e non più esistente violerebbe il principio di offensività e configurerebbe una “responsabilità d’autore”, vietata dall’ordinamento giuridico italiano.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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