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Guida senza patente abituale: no tenuità del fatto

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un automobilista condannato per guida senza patente abituale. La sentenza stabilisce che la reiterazione della condotta nel biennio, elemento costitutivo del reato, integra di per sé il ‘comportamento abituale’ che osta all’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, ai sensi dell’art. 131-bis del codice penale.

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Pubblicato il 20 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Guida senza patente abituale: la Cassazione nega la tenuità del fatto

La Corte di Cassazione, con una recente sentenza, ha affrontato un’importante questione relativa alla guida senza patente abituale e all’applicabilità della causa di non punibilità per ‘particolare tenuità del fatto’, prevista dall’articolo 131-bis del codice penale. La decisione chiarisce che la natura seriale del reato, elemento costitutivo della fattispecie stessa, integra un ‘comportamento abituale’ che impedisce di accedere a tale beneficio, consolidando un orientamento giurisprudenziale rigoroso.

I fatti del caso

Il caso trae origine dalla condanna di un soggetto per il reato di cui all’art. 116, comma 15, del Codice della Strada. L’imputato era stato sorpreso a guidare senza il titolo abilitativo richiesto, dopo essere già stato sanzionato per la medesima violazione nel biennio precedente. La Corte d’Appello aveva confermato la condanna, evidenziando non solo il precedente specifico che integrava il reato, ma anche ulteriori condotte della stessa natura commesse in un periodo successivo. Secondo i giudici di merito, tale perseveranza dimostrava una totale assenza di resipiscenza e una spiccata inclinazione a violare la legge.

La questione giuridica e il ricorso in Cassazione

La difesa dell’imputato ha proposto ricorso per Cassazione, sostenendo un’errata applicazione dell’art. 131-bis c.p. Secondo il ricorrente, la valutazione di ‘abitualità’ della condotta, che esclude la tenuità del fatto, richiederebbe la commissione di una pluralità di reati di indole diversa e non la semplice reiterazione della stessa violazione. In subordine, veniva richiesta la declaratoria di estinzione del reato per prescrizione.

La decisione della Corte sulla guida senza patente abituale

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, respingendo su tutta la linea le argomentazioni difensive. I giudici hanno confermato la decisione della Corte d’Appello, fornendo una motivazione chiara e basata su principi giuridici consolidati.

Le motivazioni: la serialità è incompatibile con la tenuità del fatto

Il nucleo della motivazione risiede nell’incompatibilità ontologica tra il reato di guida senza patente reiterata e la causa di non punibilità per tenuità del fatto. La Corte ha spiegato che il reato contestato esiste proprio perché la condotta è stata ‘reiterata nel biennio’. Questa ‘serialità’ non è un semplice aggravante, ma un elemento costitutivo della fattispecie penale.

Facendo riferimento al ‘diritto vivente’ e, in particolare, a una precedente pronuncia delle Sezioni Unite (sentenza Tushaj del 2016), la Corte ha ribadito che la serialità è di per sé sufficiente a configurare l’abitualità della condotta, senza che sia necessario accertare la presenza di altri e distinti reati. La norma stessa, nel punire la seconda violazione, presuppone un comportamento non occasionale, che per definizione non può essere considerato ‘tenue’.

Inoltre, la Corte ha giudicato il ricorso come una mera riproposizione dei motivi già respinti in appello, senza un reale confronto critico con le argomentazioni della sentenza impugnata. I giudici di secondo grado, peraltro, avevano correttamente evidenziato la presenza di plurime violazioni successive, rafforzando ulteriormente il giudizio di abitualità.

Infine, è stata respinta anche la richiesta legata alla prescrizione. L’inammissibilità del ricorso, infatti, preclude l’instaurarsi di un valido rapporto processuale e impedisce alla Corte di esaminare cause estintive maturate dopo la sentenza d’appello.

Conclusioni: implicazioni pratiche della sentenza

La pronuncia in esame consolida un importante principio: per i reati in cui la reiterazione della condotta è un elemento essenziale della fattispecie, come la guida senza patente abituale, è di fatto preclusa la via della non punibilità per particolare tenuità del fatto. La decisione sottolinea come la tendenza a violare ripetutamente la stessa norma penale sia considerata dal legislatore e dalla giurisprudenza come un indice di pericolosità sociale che non merita il beneficio previsto per le condotte veramente occasionali e di minima entità. Per gli operatori del diritto e per i cittadini, questo significa che la recidiva specifica in determinate materie ha conseguenze penali ineludibili, senza possibilità di ‘sconti’ basati sulla presunta tenuità del singolo episodio.

È possibile ottenere l’assoluzione per ‘particolare tenuità del fatto’ in caso di guida senza patente abituale?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che la natura stessa del reato di guida senza patente reiterata nel biennio configura un ‘comportamento abituale’, che è una delle cause ostative all’applicazione del beneficio della non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.).

Cosa si intende per ‘comportamento abituale’ ai fini dell’esclusione della tenuità del fatto?
Secondo la sentenza, il comportamento abituale non richiede necessariamente la commissione di reati di natura diversa. La serialità della stessa condotta, specialmente quando è un elemento costitutivo del reato (come nella guida senza patente reiterata), è sufficiente a configurare l’abitualità e quindi a escludere la non punibilità.

Cosa succede se il reato si prescrive dopo la sentenza d’appello?
Se il ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile, come in questo caso, non si instaura un valido rapporto processuale. Di conseguenza, la Corte non può rilevare eventuali cause di estinzione del reato, come la prescrizione, maturate dopo la sentenza d’appello. La condanna, pertanto, diventa definitiva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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