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Guida in stato di ebbrezza: test valido anche se irregolare

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un automobilista condannato per guida in stato di ebbrezza. Si stabilisce che un alcooltest con misurazioni irregolari è valido se supportato da altri elementi sintomatici. La causa di non punibilità per tenuità del fatto è stata negata a causa della guida senza patente, considerata una circostanza aggravante.

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Pubblicato il 9 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Guida in stato di ebbrezza: l’alcooltest è valido anche se l’intervallo non è rispettato

La guida in stato di ebbrezza è una delle infrazioni più gravi e comuni del Codice della Strada, con conseguenze penali significative. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato due questioni cruciali: la validità di un alcooltest eseguito senza rispettare l’intervallo minimo tra le prove e l’applicabilità della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. La decisione offre chiarimenti importanti, ribadendo che le formalità procedurali non sempre prevalgono sulla sostanza dei fatti, specialmente quando sono presenti altri elementi di prova.

I Fatti del Caso

Un conducente veniva condannato in primo e secondo grado per il reato di guida in stato di ebbrezza, previsto dall’art. 186 del Codice della Strada. L’imputato decideva di presentare ricorso in Cassazione, basando la sua difesa su due motivi principali. In primo luogo, sosteneva l’inattendibilità dell’alcooltest, poiché le due misurazioni non erano state eseguite rispettando l’intervallo di cinque minuti previsto dal regolamento. In secondo luogo, lamentava la mancata applicazione della causa di non punibilità di cui all’art. 131 bis del codice penale, ritenendo il fatto di lieve entità. Un dettaglio rilevante, emerso nel corso del giudizio, era che l’imputato guidava il veicolo senza aver mai conseguito la patente di guida.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, di conseguenza, inammissibile. I giudici hanno confermato la condanna, respingendo entrambe le argomentazioni difensive. La Corte ha colto l’occasione per riaffermare alcuni principi consolidati in materia, sottolineando come la valutazione dello stato di ebbrezza non dipenda esclusivamente dalla perfetta esecuzione dell’alcooltest, ma possa basarsi su un quadro probatorio più ampio.

Le Motivazioni

La Validità dell’Alcooltest nella Guida in Stato di Ebbrezza

Il cuore della motivazione riguarda la presunta irregolarità dell’alcooltest. La Corte ha chiarito che, anche se le misurazioni vengono eseguite in modo non conforme alle procedure (come il mancato rispetto dell’intervallo di cinque minuti), i risultati non diventano automaticamente inutilizzabili. La giurisprudenza costante, infatti, ammette che i dati forniti da un test irrituale possano essere combinati con altri elementi sintomatici per fondare un giudizio di colpevolezza.

Nel caso specifico, lo stato di ebbrezza del conducente era supportato da chiare manifestazioni esteriori, quali “alito vinoso” e “problemi di deambulazione”, debitamente riscontrate dagli agenti. Questi elementi, uniti ai risultati dell’etilometro, sono stati ritenuti sufficienti per affermare la responsabilità penale. In sostanza, la prova non si basa solo sullo scontrino dell’apparecchio, ma su una valutazione complessiva della condizione del soggetto.

Il Diniego della Causa di Non Punibilità

Per quanto riguarda la richiesta di applicazione dell’art. 131 bis c.p. (particolare tenuità del fatto), la Corte ha confermato la decisione dei giudici di merito. La valutazione sulla tenuità del fatto richiede un’analisi complessa che tiene conto delle modalità della condotta, del grado di colpevolezza e del danno o pericolo creato, secondo i criteri dell’art. 133 c.p.

I giudici hanno ritenuto che il comportamento dell’imputato non potesse essere qualificato come “particolarmente tenue” per una ragione determinante: egli guidava un veicolo senza aver mai ottenuto la patente. Questa circostanza è stata considerata un indicatore di maggiore gravità e pericolosità della condotta, tale da escludere il beneficio della non punibilità. La motivazione è stata giudicata logica, completa e immune da censure in sede di legittimità.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame consolida due principi fondamentali in materia di guida in stato di ebbrezza:

1. Flessibilità probatoria: Un vizio procedurale nell’esecuzione dell’alcooltest non è sufficiente a invalidare l’accertamento se esistono altre prove concrete e sintomatiche dello stato di alterazione del conducente. La responsabilità penale può essere affermata sulla base di un quadro indiziario solido e convergente.
2. Valutazione della gravità: L’accesso alla causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto non è automatico. Circostanze concomitanti, come la guida senza patente, possono aggravare la condotta al punto da renderla incompatibile con il giudizio di lieve entità, precludendo l’applicazione del beneficio.

Un alcooltest eseguito senza rispettare l’intervallo di 5 minuti è sempre nullo?
No. Secondo la Corte, i dati forniti da misurazioni eseguite in modo irrituale non sono inutilizzabili e possono essere combinati con altri elementi sintomatici (come alito vinoso o problemi di deambulazione) per provare lo stato di ebbrezza.

Quali altri elementi possono provare la guida in stato di ebbrezza oltre all’alcooltest?
La prova può basarsi su elementi sintomatici riscontrati dagli agenti, come l’odore di alcol (alito vinoso), problemi di equilibrio e deambulazione, linguaggio confuso o altre manifestazioni esteriori che indicano uno stato di alterazione alcolica.

Perché nel caso specifico è stata negata la non punibilità per particolare tenuità del fatto?
La non punibilità è stata negata perché l’imputato ha commesso il reato mentre guidava un veicolo senza aver mai conseguito la patente. Questa circostanza è stata considerata un fattore che aggrava la condotta, rendendola non qualificabile come di ‘particolare tenuità’.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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