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Guida in stato di ebbrezza: sintomi e alcoltest

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un automobilista condannato per guida in stato di ebbrezza. La Corte ha stabilito che la prova della colpevolezza non si basa solo sull’esito dell’alcoltest, ma anche sui sintomi fisici evidenti (alito vinoso, andamento barcollante) e sull’incapacità del conducente di completare il test, che ha fallito per ben sei volte. Questi elementi, considerati nel loro insieme, costituiscono una prova logica e sufficiente per confermare la condanna.

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Pubblicato il 16 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Guida in stato di ebbrezza: non solo l’alcoltest fa prova

La guida in stato di ebbrezza è un reato grave e la sua prova in giudizio è spesso oggetto di complesse battaglie legali. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: l’alcoltest non è l’unico strumento per accertare la colpevolezza. Anche i sintomi manifesti e il comportamento del conducente giocano un ruolo cruciale. Analizziamo questa decisione per capire meglio come viene valutata la prova in questi casi.

I Fatti del Caso

Un automobilista veniva condannato in primo grado e in appello per il reato di guida in stato di ebbrezza, aggravato dall’aver provocato un sinistro stradale. L’imputato decideva di ricorrere in Cassazione, sostenendo che la prova del suo stato di alterazione non fosse certa. La difesa lamentava una motivazione carente da parte dei giudici di merito, che non avrebbero adeguatamente considerato gli elementi a discolpa, tra cui una consulenza tecnica di parte, e non avrebbero provato il nesso causale tra l’incidente e la presunta ebbrezza.

La Decisione della Corte sulla guida in stato di ebbrezza

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. Secondo i giudici supremi, il motivo di ricorso non si confrontava adeguatamente con la motivazione della sentenza d’appello, che risultava logica, coerente e giuridicamente corretta. La Corte ha ritenuto che l’accertamento della responsabilità penale fosse stato condotto in modo impeccabile, basandosi su un quadro probatorio solido e diversificato.

Le Motivazioni della Sentenza

Il cuore della decisione risiede nella valutazione complessiva delle prove. La Corte di Appello, secondo la Cassazione, aveva correttamente affermato che la sussistenza della guida in stato di ebbrezza al momento del sinistro era confermata da una pluralità di elementi concordanti.

In primo luogo, vi erano i risultati di due alcoltest. Ma, cosa ancora più rilevante, vi erano le condizioni fisiche e comportamentali dell’imputato, osservate direttamente dalla Polizia Locale intervenuta sul posto. Gli agenti avevano infatti riscontrato:

* Alito vinoso: un chiaro odore di alcol.
* Andamento barcollante: difficoltà a mantenere l’equilibrio.
* Capacità percettive rallentate: una ridotta prontezza di riflessi e di comprensione.

Inoltre, la Corte ha sottolineato un dettaglio significativo: il tempo trascorso tra l’arrivo della polizia e il completamento del test era stato causato dalla stessa condotta dell’imputato. Egli, infatti, si era dimostrato incapace di soffiare correttamente nell’apparecchio, fallendo ben sei tentativi. Questo comportamento, secondo i giudici, non era neutro, ma un ulteriore indizio che corroborava lo stato di alterazione.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza rafforza un importante principio: per una condanna per guida in stato di ebbrezza, il giudice può fondare la sua decisione su un insieme di prove logiche e convergenti. L’alcoltest è una prova importante, ma non l’unica né sempre indispensabile. I rilievi sintomatici effettuati da operatori di polizia giudiziaria (come l’odore di alcol, l’andatura instabile o il linguaggio sconnesso) assumono pieno valore probatorio. Anzi, quando si combinano con l’esito strumentale, creano un quadro accusatorio difficilmente scalfibile. La condotta elusiva o l’incapacità di sottoporsi al test, inoltre, possono essere interpretate dal giudice come elementi a sfavore dell’imputato, contribuendo a formare il suo libero convincimento sulla responsabilità penale.

L’alcoltest è l’unica prova valida per la guida in stato di ebbrezza?
No, la sentenza chiarisce che lo stato di ebbrezza può essere provato anche da altri elementi fattuali, come i sintomi manifestati dal conducente (alito vinoso, andamento barcollante, capacità percettive rallentate) e osservati dalle forze dell’ordine.

Il fallimento di più tentativi di effettuare l’alcoltest può essere usato contro il conducente?
Sì, la Corte ha considerato il fallimento di ben sei tentativi di soffiare nell’apparecchio come un elemento che, unito agli altri, rafforza il quadro probatorio, attribuendo la causa del ritardo nell’esecuzione del test all’incapacità del conducente stesso.

È sufficiente presentare una consulenza di parte per contestare la colpevolezza?
No, un ricorso in Cassazione non può limitarsi a contrapporre una propria valutazione dei fatti a quella del giudice di merito. È necessario dimostrare un vizio logico o una violazione di legge nella motivazione della sentenza, cosa che in questo caso non è stata riscontrata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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