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Guida in stato di ebbrezza: ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso contro una condanna per guida in stato di ebbrezza aggravata da un incidente. Il ricorso è stato respinto perché i motivi erano una mera ripetizione di argomentazioni già valutate e respinte in appello, senza contestare la logica della sentenza impugnata.

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Pubblicato il 21 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Guida in Stato di Ebbrezza: Quando il Ricorso in Cassazione è Inammissibile

Il reato di guida in stato di ebbrezza è una delle infrazioni più comuni e severamente punite dal Codice della Strada. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre un’importante lezione non solo sulla sostanza del reato, ma anche sulle corrette modalità per impugnare una sentenza di condanna. Vediamo come la mera riproposizione dei motivi di appello possa condurre a una dichiarazione di inammissibilità del ricorso, con conseguente condanna al pagamento delle spese.

I Fatti del Caso

La vicenda processuale ha origine da una sentenza del Tribunale di Rimini, che condannava un’automobilista per il reato di cui all’art. 186 del Codice della Strada. Nello specifico, le venivano contestate le ipotesi più gravi: la lettera c) del comma 2 (tasso alcolemico superiore a 1,5 g/l) e le aggravanti dei commi 2-bis (aver provocato un incidente stradale) e 2-sexies. La pena inflitta era di sei mesi di arresto e 2.000,00 Euro di ammenda, con sospensione condizionale, oltre alla sanzione accessoria della revoca della patente.

La sentenza veniva confermata integralmente dalla Corte d’Appello di Bologna. Insoddisfatta, l’imputata decideva di proporre ricorso per Cassazione tramite il suo difensore, articolandolo su due motivi principali.

I Motivi del Ricorso e la Guida in Stato di Ebbrezza

I motivi del ricorso si concentravano su due presunte violazioni di legge:

1. Errata applicazione della legge penale riguardo all’aggravante dell’incidente: La difesa contestava la sussistenza della circostanza aggravante prevista dal comma 2-bis dell’art. 186, sostenendo che non fosse stato correttamente provato il nesso di causalità tra lo stato di ebbrezza e il sinistro stradale.
2. Errata applicazione della legge penale sulla dosimetria della pena: Si lamentava che la pena inflitta fosse eccessiva e non adeguatamente motivata, chiedendone una riduzione.

Questi argomenti, tuttavia, erano stati già presentati e discussi nel giudizio d’appello.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte, con l’ordinanza in esame, ha dichiarato il ricorso inammissibile. Questa decisione non entra nel merito delle questioni sollevate, ma si ferma a un livello procedurale precedente. La Corte ha stabilito che le censure proposte erano una semplice reiterazione dei motivi già avanzati in appello, senza un reale confronto critico con le argomentazioni della sentenza impugnata. In pratica, il ricorso non spiegava perché la Corte d’Appello avesse sbagliato nel suo ragionamento, ma si limitava a ripetere le stesse lamentele.

Le Motivazioni

La Corte ha chiarito punto per punto le ragioni dell’inammissibilità. Per quanto riguarda la prima censura, relativa all’incidente, i giudici di legittimità hanno sottolineato come la Corte di merito avesse correttamente ritenuto provato il nesso tra l’abuso di alcol e il verificarsi del sinistro, giudicando infondata la versione dei fatti fornita dall’imputata. Il ricorso non offriva nuovi elementi giuridici per smontare questa motivazione.

Anche riguardo alla seconda censura, quella sulla pena, la Cassazione ha evidenziato che la Corte d’Appello aveva dato ampiamente conto dei criteri seguiti. Aveva infatti già considerato le circostanze attenuanti generiche (l’incensuratezza dell’imputata e il suo comportamento processuale), decidendo di bilanciarle in regime di equivalenza con l’aggravante contestata. La motivazione era quindi logica e sufficiente.

Le Conclusioni

La decisione finale è stata la dichiarazione di inammissibilità del ricorso. Di conseguenza, la ricorrente è stata condannata non solo al pagamento delle spese processuali, ma anche al versamento di una somma di 3.000,00 Euro in favore della Cassa delle ammende. Questa pronuncia ribadisce un principio fondamentale del processo penale: il ricorso per Cassazione non è un terzo grado di giudizio dove si possono ridiscutere i fatti. È un rimedio straordinario volto a correggere errori di diritto. Per essere ammissibile, un ricorso deve contenere una critica specifica e argomentata alle motivazioni della sentenza che si intende impugnare, non limitarsi a riproporre doglianze già respinte.

Perché il ricorso per guida in stato di ebbrezza è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché le censure presentate erano una mera ripetizione dei motivi già esaminati e respinti dalla Corte d’Appello, senza confrontarsi criticamente con la motivazione della sentenza impugnata.

La Corte ha messo in discussione l’aggravante di aver causato un incidente?
No, la Corte ha confermato che la Corte di merito aveva correttamente ritenuto la sussistenza della circostanza aggravante, avendo accertato il nesso causale tra l’abuso di sostanze alcoliche e il verificarsi del sinistro, e ritenendo infondata la versione fornita dall’imputata.

Come è stata valutata la richiesta di riduzione della pena?
La Corte ha ritenuto che la Corte d’Appello avesse motivato adeguatamente la commisurazione della pena, avendo già applicato le circostanze attenuanti generiche in considerazione dell’incensuratezza e del comportamento processuale, bilanciandole in regime di equivalenza con l’aggravante contestata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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