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Guida in stato di ebbrezza: ricorso inammissibile

Un automobilista condannato per guida in stato di ebbrezza, con l’aggravante di aver causato un sinistro, ha presentato ricorso in Cassazione. La Corte Suprema ha dichiarato il ricorso inammissibile, poiché le argomentazioni erano una semplice ripetizione di quelle già respinte in Appello e miravano a una nuova valutazione dei fatti, non consentita in sede di legittimità. Di conseguenza, la condanna è stata confermata, con l’aggiunta del pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 10 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Guida in Stato di Ebbrezza: Quando il Ricorso in Cassazione è Inammissibile

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione si è pronunciata su un caso di guida in stato di ebbrezza, chiarendo i limiti entro cui un ricorso può essere esaminato in sede di legittimità. La decisione sottolinea un principio fondamentale del nostro sistema processuale: la Corte Suprema non può riesaminare i fatti, ma solo verificare la corretta applicazione della legge. Analizziamo insieme questa pronuncia per capirne la portata e le implicazioni pratiche.

I Fatti: L’incidente e la Condanna

La vicenda riguarda un automobilista condannato sia in primo grado dal Tribunale che in secondo grado dalla Corte d’Appello per il reato di guida in stato di ebbrezza, aggravato dall’aver provocato un incidente stradale. I fatti risalgono al gennaio 2019, quando l’imputato, con un tasso alcolemico accertato di 1,76 g/l alla prima prova e 2,0 g/l alla seconda, tamponava un’autovettura regolarmente parcheggiata.

La condanna si basava sull’articolo 186, comma 2 lett. c) e comma 2-bis del Codice della Strada, che punisce severamente chi guida con un tasso alcolemico superiore a 1,5 g/l e prevede un’aggravante specifica se il conducente provoca un sinistro.

I Motivi del Ricorso e l’aggravante per la guida in stato di ebbrezza

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione lamentando una violazione di legge e un vizio di motivazione. In particolare, la difesa contestava la sussistenza della circostanza aggravante, sostenendo che il suo contributo causale all’incidente non fosse stato adeguatamente provato.

Inoltre, il ricorrente si limitava a menzionare che in un altro procedimento era stata sollevata una questione di legittimità costituzionale relativa alla revoca della patente, senza però articolare in modo sufficiente e specifico la stessa questione nel ricorso in esame.

Le Motivazioni della Cassazione: Il Divieto di una Nuova Valutazione dei Fatti

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile per due ragioni principali.

In primo luogo, il motivo relativo all’aggravante è stato giudicato ‘meramente reiterativo’. Ciò significa che la difesa si è limitata a riproporre le stesse censure già esaminate e respinte in modo logico e coerente dalla Corte d’Appello. I giudici di merito avevano infatti stabilito, sulla base dell’istruttoria dibattimentale e della testimonianza di un agente di polizia giudiziaria, che il nesso causale tra lo stato di ebbrezza dell’imputato e il tamponamento del veicolo parcheggiato era emerso chiaramente. Tentare di offrire una ‘diversa lettura del compendio probatorio’ in Cassazione costituisce una richiesta di rivalutazione del merito, preclusa in sede di legittimità.

In secondo luogo, anche il motivo relativo alla presunta incostituzionalità della norma è stato ritenuto inammissibile. La Corte ha osservato che il ricorrente non aveva né riproposto formalmente la questione né l’aveva articolata in modo adeguato, limitandosi a un vago riferimento a un altro procedimento. Questo non è sufficiente per investire la Corte di una questione così delicata.

Le Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Decisione

La decisione riafferma un principio cruciale: il ricorso in Cassazione non è un terzo grado di giudizio dove si possono ridiscutere i fatti. È un giudizio di legittimità, volto a controllare che i giudici dei gradi precedenti abbiano applicato correttamente le norme di legge e abbiano motivato le loro decisioni in modo logico e non contraddittorio. Pertanto, un ricorso basato esclusivamente sulla speranza di una nuova e diversa valutazione delle prove è destinato all’inammissibilità.

Per l’automobilista, l’esito è la conferma definitiva della condanna, con l’ulteriore onere di pagare le spese processuali e una somma di tremila euro in favore della Cassa delle Ammende. Questa pronuncia serve da monito sull’importanza di strutturare un ricorso per cassazione su vizi di legittimità concreti e ben argomentati, evitando mere ripetizioni delle difese già svolte.

Perché il ricorso per guida in stato di ebbrezza è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché le argomentazioni presentate erano una mera ripetizione di quelle già esaminate e respinte dalla Corte d’Appello. Il ricorrente chiedeva una nuova valutazione dei fatti, attività non consentita alla Corte di Cassazione, che giudica solo la corretta applicazione della legge.

Quale prova è stata decisiva per confermare la responsabilità nell’incidente?
La testimonianza dell’agente di polizia giudiziaria è stata decisiva. Ha chiarito che l’imputato, in evidente stato di ebbrezza con un tasso alcolemico fino a 2,0 g/l, aveva tamponato un’auto regolarmente parcheggiata, dimostrando così il suo contributo causale al sinistro.

È sufficiente menzionare una questione di incostituzionalità in un ricorso per vederla esaminata?
No. La decisione dimostra che non è sufficiente menzionare che la questione è stata sollevata in un altro procedimento. Per essere esaminata dalla Corte di Cassazione, la questione di legittimità costituzionale deve essere formalmente riproposta e articolata in modo specifico e sufficiente all’interno del ricorso stesso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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