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Guida in stato di ebbrezza: ricorso inammissibile

Un automobilista condannato per guida in stato di ebbrezza ricorre in Cassazione. La Corte dichiara il ricorso inammissibile, confermando la condanna. Le motivazioni si basano sulla corretta identificazione del conducente, l’elevato tasso alcolemico che esclude la tenuità del fatto e la mancanza di attenuanti generiche. Viene inoltre chiarito il calcolo della prescrizione.

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Pubblicato il 8 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Guida in Stato di Ebbrezza: la Cassazione Conferma la Condanna e Nega la Tenuità del Fatto

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 11917 del 2024, ha affrontato un caso di guida in stato di ebbrezza, fornendo importanti chiarimenti sui limiti dell’impugnazione e sui criteri per la valutazione della gravità del reato. La pronuncia ribadisce principi consolidati in materia di prova indiziaria, applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto e concessione delle attenuanti generiche, dichiarando inammissibile il ricorso dell’imputato.

I Fatti del Caso: Dalla Guida Notturna al Ricorso in Cassazione

Il caso ha origine da una condanna emessa dal Tribunale e successivamente confermata, in punto di responsabilità, dalla Corte di Appello. Un automobilista veniva condannato per il reato previsto dall’art. 186, commi 2 lett. b) e 2-sexies, del Codice della Strada. L’imputato, durante la notte, era stato notato dalle forze dell’ordine mentre procedeva ad alta velocità. Dopo un breve inseguimento, veniva visto scendere dalla sua auto e, una volta fermato, risultava aver ingerito sostanze alcoliche, con un tasso alcolemico di 1,21 g/l.

L’imputato ha proposto ricorso per Cassazione, articolando diversi motivi: l’errata identificazione, la mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131 bis c.p.), il diniego delle circostanze attenuanti generiche e un’errata determinazione della pena. In una memoria successiva, ha sollevato anche la questione dell’intervenuta prescrizione del reato.

L’Analisi della Corte: I Motivi della Dichiarazione di Inammissibilità per guida in stato di ebbrezza

La Suprema Corte ha esaminato punto per punto i motivi del ricorso, ritenendoli manifestamente infondati e, di conseguenza, dichiarando l’inammissibilità dell’impugnazione.

L’identificazione del Conducente

Il primo motivo, relativo all’identificazione, è stato respinto. I giudici di legittimità hanno sottolineato come la Corte di Appello avesse correttamente operato un apprezzamento unitario degli indizi: l’auto era stata vista procedere a forte velocità, era stata inseguita senza mai perderla di vista (se non per pochi secondi) e l’imputato era stato l’unico soggetto visto scendere dal veicolo. Questi elementi, uniti al successivo accertamento dello stato di ebbrezza, costituivano una prova logica e coerente della sua colpevolezza, rendendo inverosimile qualsiasi tesi alternativa.

L’esclusione della Particolare Tenuità del Fatto (Art. 131 bis c.p.)

Anche il motivo sulla tenuità del fatto è stato giudicato infondato. La Corte ha ribadito che la valutazione richiesta dall’art. 131 bis c.p. è complessa e deve tenere conto di tutti gli aspetti della fattispecie concreta. Nel caso specifico, due elementi sono stati considerati decisivi per escludere la tenuità: l’elevato tasso alcolemico (1,21 g/l, ben superiore alla soglia di 0,8 g/l) e le modalità della condotta, ovvero la guida ad alta velocità in un centro abitato, che avevano creato un concreto pericolo per la sicurezza propria e altrui. Queste circostanze, oggettivamente significative, non permettevano di qualificare l’offesa come lieve.

Il Diniego delle Attenuanti Generiche

La Corte ha confermato la decisione dei giudici di merito di negare le circostanze attenuanti generiche. La motivazione si è basata sulla gravità del comportamento (tasso alcolemico elevato e guida pericolosa) e sulla totale assenza di segni di resipiscenza da parte dell’imputato. Secondo la Cassazione, il giudice di merito può legittimamente fondare il diniego anche su un solo elemento preponderante, senza dover analiticamente confutare ogni argomento favorevole all’imputato.

La Questione della Prescrizione nella guida in stato di ebbrezza

Infine, la Corte ha affrontato la questione della prescrizione, chiarendo che il termine non era ancora maturato al momento della sentenza di secondo grado. È stato evidenziato che, per i reati commessi in un certo arco temporale, si applicava un periodo di sospensione della prescrizione di un anno e sei mesi tra la sentenza di primo grado e quella di appello. Per effetto di tale sospensione, il termine finale sarebbe scaduto in data successiva alla decisione della Cassazione.

In ogni caso, la Corte ha ribadito un principio fondamentale: l’inammissibilità del ricorso per manifesta infondatezza impedisce la costituzione di un valido rapporto processuale d’impugnazione e, di conseguenza, preclude la possibilità di dichiarare la prescrizione eventualmente maturata nelle more del giudizio di legittimità.

Le Motivazioni

La decisione della Corte si fonda su principi consolidati. In primo luogo, la valutazione della prova indiziaria è un compito del giudice di merito, e il suo giudizio è insindacabile in sede di legittimità se la motivazione è logica, coerente e non manifestamente illogica. Nel caso di specie, la ricostruzione dei fatti operata dalla Corte d’Appello è stata ritenuta immune da vizi.

In secondo luogo, la valutazione sulla tenuità del fatto e sulla concessione delle attenuanti rientra nell’ampio potere discrezionale del giudice di merito, che deve essere esercitato sulla base dei criteri dell’art. 133 c.p. La Cassazione interviene solo se la motivazione è assente, contraddittoria o palesemente illogica. In questa vicenda, la gravità oggettiva della condotta è stata considerata un elemento sufficiente a giustificare sia il diniego dell’art. 131 bis c.p. sia quello delle attenuanti.

Le Conclusioni

L’ordinanza in commento offre un’importante lezione pratica. Conferma che, in casi di guida in stato di ebbrezza, la gravità della condotta, desumibile da elementi oggettivi come il tasso alcolemico e lo stile di guida, assume un ruolo centrale nel giudizio. Tale gravità può precludere l’accesso a benefici come la non punibilità per tenuità del fatto e le attenuanti generiche. Inoltre, viene ribadito il principio secondo cui un ricorso manifestamente infondato non può ‘salvare’ l’imputato attraverso la prescrizione maturata durante il giudizio di Cassazione. La decisione finale è stata la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

Quando può essere esclusa la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto in caso di guida in stato di ebbrezza?
Può essere esclusa quando il tasso alcolemico è sensibilmente superiore alla soglia legale (nel caso di specie, 1,21 g/l rispetto a 0,8 g/l) e quando le modalità della condotta, come la guida ad alta velocità in zona abitata, determinano un elevato pericolo per l’incolumità propria e di terzi.

Perché la Corte di Cassazione ha negato le circostanze attenuanti generiche?
La Corte ha confermato il diniego delle attenuanti generiche a causa della mancanza di ogni segno di resipiscenza da parte dell’imputato, unita alla gravità del fatto, evidenziata dall’elevato tasso alcolemico e dalla guida pericolosa ad alta velocità in stato di ebbrezza.

Un ricorso inammissibile impedisce di dichiarare la prescrizione del reato?
Sì. Secondo la Corte, l’inammissibilità del ricorso per Cassazione, dovuta a manifesta infondatezza o a motivi non consentiti, non consente la formazione di un valido rapporto di impugnazione. Di conseguenza, preclude al giudice la possibilità di dichiarare le cause di non punibilità, inclusa la prescrizione intervenuta durante il procedimento di legittimità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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