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Guida in stato di ebbrezza: quando il test è valido?

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un automobilista condannato per guida in stato di ebbrezza. La Corte ha confermato che un breve intervallo di tempo tra il fermo e l’esecuzione del test alcolemico non ne inficia la validità, specialmente in presenza di evidenti sintomi di ubriachezza. L’onere di provare l’inattendibilità del test spetta all’imputato. Rigettate anche le richieste di non punibilità per tenuità del fatto e di concessione delle attenuanti generiche a causa della gravità della condotta e dei precedenti penali.

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Pubblicato il 8 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Guida in stato di ebbrezza: l’intervallo di tempo non salva dal test

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha ribadito principi fondamentali in materia di guida in stato di ebbrezza, chiarendo la validità del test etilometrico anche se effettuato a distanza di tempo dal momento del fermo del conducente. Questa decisione offre spunti importanti sulla distribuzione dell’onere della prova e sulla valutazione della gravità del reato.

I Fatti del Caso

Un automobilista veniva condannato in primo e in secondo grado per il reato di guida in stato di ebbrezza, con un tasso alcolemico superiore a 1,5 g/l. La pena consisteva in sei mesi di arresto e 1500 euro di ammenda, sostituiti con lavori di pubblica utilità, oltre alla sanzione accessoria della sospensione della patente per due anni. L’imputato decideva di ricorrere in Cassazione, affidandosi a quattro motivi di impugnazione.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

La difesa dell’imputato contestava la sentenza d’appello su più fronti:
1. Inattendibilità del test etilometrico: Si sosteneva che il considerevole lasso di tempo trascorso tra il fermo e l’esecuzione del test ne compromettesse la validità probatoria.
2. Mancata applicazione della causa di non punibilità: Si chiedeva il riconoscimento della particolare tenuità del fatto, ai sensi dell’art. 131 bis c.p.
3. Diniego delle attenuanti generiche: Si contestava la decisione dei giudici di merito di non concedere le circostanze attenuanti generiche.
4. Prescrizione del reato: Si eccepiva l’avvenuta estinzione del reato per il decorso del tempo.

La Guida in stato di ebbrezza e la validità del test

La questione centrale del ricorso riguardava l’affidabilità dell’alcoltest eseguito non immediatamente dopo il controllo. La Cassazione, nel respingere il motivo, ha richiamato il suo orientamento consolidato. In presenza di un accertamento strumentale conforme alla legge, spetta all’imputato fornire la prova di circostanze specifiche in grado di minare la credibilità del risultato. Il solo intervallo temporale tra la guida e il test non è, di per sé, una di queste circostanze.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, smontando punto per punto le argomentazioni della difesa.

Sulla validità del test: I giudici hanno sottolineato che, nel caso di specie, il test era stato effettuato a soli 12 e 18 minuti dal fatto. Inoltre, gli agenti operanti avevano constatato sintomi inequivocabili di ubriachezza: alito vinoso, occhi lucidi ed equilibrio precario. Questi elementi, uniti ai risultati strumentali (1,65 g/l e 1,79 g/l), costituivano un quadro probatorio pienamente sufficiente a dimostrare lo stato di ebbrezza. Le argomentazioni generiche sulla cosiddetta ‘curva di Widmark’, non supportate da elementi concreti, sono state ritenute irrilevanti.

Sulla particolare tenuità del fatto: La Corte ha confermato la decisione dei giudici di merito di non applicare l’art. 131 bis c.p. La valutazione sulla gravità della condotta, che teneva conto del profondo stato di alterazione alcolica del conducente (vicino alla soglia massima) e dell’elevato pericolo creato per la circolazione, è stata ritenuta logica e corretta. Questo tipo di valutazione rientra nel potere discrezionale del giudice di merito e non è sindacabile in sede di legittimità se adeguatamente motivato.

Sulle attenuanti generiche: Anche questo motivo è stato respinto. La Corte d’Appello aveva negato le attenuanti alla luce dei numerosi precedenti penali dell’imputato. La Cassazione ha ribadito che il giudice può basare la sua decisione anche su un solo elemento ritenuto preponderante, come la personalità del colpevole desumibile dai suoi precedenti.

Sulla prescrizione: Infine, la Corte ha effettuato un calcolo dettagliato dei termini di prescrizione, includendo i periodi di sospensione previsti dalla legge, concludendo che il reato non era affatto estinto al momento della pronuncia della sentenza d’appello.

Conclusioni

L’ordinanza in esame consolida alcuni principi chiave in materia di guida in stato di ebbrezza. Innanzitutto, conferma che la validità del test etilometrico non è automaticamente compromessa da un breve ritardo nella sua esecuzione. È l’imputato a dover dimostrare, con elementi concreti, l’eventuale inattendibilità della misurazione. In secondo luogo, ribadisce che la valutazione sulla gravità del fatto, ai fini della non punibilità, deve considerare il pericolo concreto creato dalla condotta, e un tasso alcolemico elevato è un indice di particolare offensività. Infine, la presenza di precedenti penali costituisce un valido motivo per negare le circostanze attenuanti generiche. La decisione si conclude con la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una cospicua somma alla Cassa delle Ammende.

Il tempo che passa tra la guida e l’alcoltest ne compromette la validità?
No, secondo la Corte il solo intervallo temporale tra la guida e l’espletamento del test non è sufficiente a renderlo inefficace. Grava sull’imputato l’onere di dimostrare l’esistenza di circostanze specifiche che possano aver alterato il risultato, rendendolo inattendibile. Nel caso specifico, un ritardo di 12-18 minuti è stato ritenuto irrilevante.

Quando si può escludere la punibilità per particolare tenuità del fatto nella guida in stato di ebbrezza?
La punibilità non può essere esclusa quando le modalità della condotta sono gravi. Nel caso esaminato, la Corte ha ritenuto che guidare in un profondo stato di alterazione alcolica, con un tasso vicino alla soglia massima, determina un elevato pericolo per l’incolumità pubblica e quindi non può essere considerato un fatto di particolare tenuità.

Avere precedenti penali influisce sulla concessione delle attenuanti generiche?
Sì, la Corte ha confermato che la presenza di numerosi precedenti penali è un elemento che il giudice può legittimamente considerare come preponderante per negare la concessione delle circostanze attenuanti generiche, in quanto indice della personalità del colpevole.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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