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Guida in stato di ebbrezza: quando il ricorso è nullo

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un automobilista condannato per guida in stato di ebbrezza con tasso alcolemico elevato. La Corte ha stabilito che la contestazione generica sul funzionamento dell’etilometro non è sufficiente e che la gravità del fatto, desunta dall’alto tasso alcolemico, esclude l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto.

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Pubblicato il 25 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Guida in Stato di Ebbrezza: Quando il Ricorso in Cassazione è Destinato al Fallimento

L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione offre importanti chiarimenti sulla guida in stato di ebbrezza, delineando i confini dell’onere della prova a carico dell’imputato e i limiti di applicabilità della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. La decisione conferma come un tasso alcolemico particolarmente elevato sia un fattore determinante per la valutazione della gravità del reato, rendendo vane le contestazioni generiche e le richieste di clemenza.

I fatti del caso e il percorso giudiziario

Un automobilista veniva condannato in primo grado dal Tribunale di Roma per il reato di guida in stato di ebbrezza, aggravato da un tasso alcolemico rientrante nella fascia più grave prevista dal Codice della Strada (art. 186, comma 2, lett. c). La sentenza veniva confermata dalla Corte di Appello di Roma.

Contro la decisione di secondo grado, l’imputato proponeva ricorso per Cassazione, affidandosi a tre principali motivi:
1. Violazione di legge e vizio di motivazione: si lamentava la mancata notifica del diritto di farsi assistere da un difensore e il presunto malfunzionamento dell’etilometro.
2. Mancato riconoscimento della particolare tenuità del fatto: si richiedeva l’applicazione della causa di non punibilità prevista dall’art. 131-bis del codice penale.
3. Errata determinazione della pena: si contestava il trattamento sanzionatorio applicato.

La decisione della Cassazione sulla guida in stato di ebbrezza

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando integralmente la condanna. Gli Ermellini hanno smontato punto per punto le argomentazioni difensive, ribadendo principi consolidati in materia.

L’onere della prova sul malfunzionamento dell’etilometro

In merito al primo motivo, la Corte ha sottolineato come la censura fosse una mera riproposizione di argomentazioni già respinte in Appello con motivazione logica e coerente. Sul tema della funzionalità dell’etilometro, la Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: non basta una generica contestazione o una semplice richiesta di esibire i documenti di omologazione e revisione. L’imputato ha l’onere di allegare dati specifici e concreti che possano far dubitare della correttezza dell’accertamento. Una semplice richiesta esplorativa, priva di elementi fattuali, è insufficiente a invalidare la prova.

La non applicabilità della particolare tenuità del fatto

Anche il secondo motivo, relativo alla guida in stato di ebbrezza e la non punibilità, è stato ritenuto manifestamente infondato. La Corte ha ricordato che la valutazione sulla “tenuità del fatto” è un giudizio complesso che spetta al giudice di merito e deve tenere conto di tutti gli indici previsti dall’art. 133 c.p., come le modalità della condotta e l’entità del pericolo. In questo caso, la Corte di Appello aveva correttamente escluso il beneficio in ragione della gravità del fatto, desunta dal tasso alcolemico accertato, definito “prossimo allo stato di incoscienza”. Un livello così elevato di ubriachezza, secondo la Corte, è intrinsecamente grave e incompatibile con la nozione di “particolare tenuità”.

Le motivazioni

La decisione della Cassazione si fonda su un duplice binario. Da un lato, riafferma la necessità di un approccio rigoroso e non pretestuoso nelle contestazioni procedurali. Non è ammissibile che la difesa si limiti a sollevare dubbi generici sul funzionamento degli strumenti di accertamento. È necessario, invece, fornire elementi concreti che giustifichino una verifica. Questo principio mira a garantire l’efficienza del processo, evitando manovre puramente dilatorie. Dall’altro lato, la Corte cristallizza l’idea che la gravità del reato di guida in stato di ebbrezza sia direttamente proporzionale al livello di alcol nel sangue. Un valore molto elevato non solo aumenta il pericolo per la circolazione, ma è anche un sintomo di una colpevolezza più marcata, tale da rendere il fatto non meritevole del beneficio della non punibilità. La motivazione del giudice di merito, anche se implicita o sintetica, è sufficiente se evidenzia l’elemento (in questo caso, l’alto tasso alcolemico) ritenuto decisivo per escludere la tenuità.

Le conclusioni

L’ordinanza in commento rappresenta un’importante monito per chi si mette al volante dopo aver bevuto e per i professionisti del diritto. Sottolinea che le strategie difensive nel contesto della guida in stato di ebbrezza devono essere fondate su elementi specifici e non su contestazioni generiche. Inoltre, chiarisce che la possibilità di beneficiare della non punibilità per particolare tenuità del fatto si riduce drasticamente all’aumentare del tasso alcolemico, poiché la gravità intrinseca della condotta diventa un ostacolo insormontabile. La decisione, infine, condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle Ammende, sanzionando l’abuso dello strumento processuale.

È sufficiente chiedere i documenti di omologazione dell’etilometro per contestare un’accusa di guida in stato di ebbrezza?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la mera richiesta dei documenti relativi all’omologazione e alla revisione periodica non è sufficiente. L’imputato deve allegare elementi di fatto specifici che possano concretamente far dubitare della validità dell’accertamento eseguito.

Un tasso alcolemico molto alto può impedire l’applicazione della causa di non punibilità per “particolare tenuità del fatto”?
Sì. La Corte ha stabilito che un tasso alcolemico molto elevato, definito nel caso di specie “prossimo allo stato di incoscienza”, costituisce un indice della gravità del fatto che è incompatibile con il riconoscimento della particolare tenuità e, di conseguenza, esclude l’applicazione della causa di non punibilità.

Cosa succede se i motivi di ricorso in Cassazione sono una semplice ripetizione di quelli già presentati in Appello?
Se i motivi di ricorso si limitano a riproporre le stesse censure già esaminate e respinte dalla Corte di Appello con una motivazione logica e priva di vizi, il ricorso viene dichiarato inammissibile. Non è compito della Cassazione riesaminare il merito dei fatti già valutati nei gradi precedenti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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