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Guida in stato di ebbrezza: quando il ricorso è nullo

Un automobilista, condannato per guida in stato di ebbrezza, ha presentato ricorso in Cassazione. La Suprema Corte ha dichiarato l’appello inammissibile, poiché i motivi presentati (uso di un collutorio, eccessività della pena, richiesta di sanzioni sostitutive) erano una mera ripetizione di argomentazioni già correttamente respinte dalla Corte d’Appello. La decisione sottolinea come la personalità negativa dell’imputato, gravata da precedenti specifici, abbia giustificato sia una pena superiore al minimo sia il diniego di benefici.

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Pubblicato il 10 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Guida in Stato di Ebbrezza: I Limiti del Ricorso in Cassazione

L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione offre un’importante lezione sui limiti e i requisiti di ammissibilità del ricorso, specialmente in un caso di guida in stato di ebbrezza. La vicenda vede un automobilista tentare di annullare la propria condanna basandosi su argomenti già esaminati e respinti nei precedenti gradi di giudizio. La Suprema Corte, con una decisione netta, ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo principi fondamentali della procedura penale.

I Fatti del Caso: Condanna per Guida in Stato di Ebbrezza

Il ricorrente era stato condannato in primo grado dal Tribunale di Vercelli e successivamente dalla Corte d’Appello di Torino per il reato di cui all’art. 186, comma 2 lett. c) e comma 2-sexies del Codice della Strada. La contestazione riguardava la guida con un tasso alcolemico particolarmente elevato, commessa nel giugno del 2021. Nonostante le sentenze di condanna nei primi due gradi di giudizio, l’imputato decideva di presentare ricorso per Cassazione, sperando in un esito diverso.

I Motivi del Ricorso: Tre Argomenti Difensivi

La difesa dell’imputato si basava su tre distinti motivi, volti a scardinare l’impianto accusatorio e la pena inflitta:

1. Sulla responsabilità: L’imputato sosteneva che il risultato dell’alcoltest fosse stato falsato dall’uso di un collutorio poco prima del controllo. A suo dire, questa circostanza avrebbe dovuto portare a un’assoluzione.
2. Sul trattamento sanzionatorio: Si contestava la pena inflitta, ritenuta eccessiva rispetto al minimo edittale previsto per il reato di guida in stato di ebbrezza.
3. Sulle sanzioni sostitutive: La difesa lamentava la mancata applicazione di sanzioni sostitutive alla pena detentiva, come ad esempio i lavori di pubblica utilità.

La Decisione della Cassazione: Inammissibilità per Genericità e Ripetitività

La Corte di Cassazione ha rigettato tutti e tre i motivi, dichiarando l’intero ricorso inammissibile. La motivazione di fondo è che le argomentazioni presentate non erano altro che una riproposizione di censure già adeguatamente vagliate e motivatamente respinte dalla Corte d’Appello. I giudici hanno sottolineato che un ricorso in Cassazione non può limitarsi a ripetere le stesse doglianze, ma deve individuare vizi specifici di legittimità nella sentenza impugnata.

Le Motivazioni

Entrando nel dettaglio, la Suprema Corte ha smontato punto per punto la strategia difensiva. In primo luogo, la tesi del collutorio è stata ritenuta non solo non sufficientemente provata durante il processo, ma anche inidonea a giustificare un tasso alcolemico così elevato.

Per quanto riguarda la pena, i giudici hanno confermato la correttezza della decisione della Corte d’Appello. Lo scostamento dal minimo legale era ampiamente giustificato dal giudizio negativo sulla personalità dell’imputato, il quale vantava numerosi precedenti penali, tra cui uno specifico per lo stesso reato. Questo elemento ha avuto un peso decisivo nella valutazione dei giudici di merito.

Infine, riguardo alle sanzioni sostitutive, la Corte ha evidenziato una duplice carenza: non solo non era stata avanzata una richiesta specifica nei motivi di appello, ma non era nemmeno stato formalizzato il necessario consenso dell’imputato. In ogni caso, il giudizio negativo sulla sua personalità avrebbe comunque precluso l’accesso a tali benefici.

Le Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio cruciale: il ricorso in Cassazione non è un terzo grado di giudizio dove si possono riproporre all’infinito le stesse argomentazioni. È necessario che i motivi siano specifici e mirati a denunciare una violazione di legge o un vizio logico manifesto nella motivazione della sentenza precedente. Inoltre, la decisione evidenzia come il passato giudiziario di un imputato possa legittimamente influenzare la determinazione della pena, impedendo l’applicazione dei benefici di legge e giustificando una sanzione più severa. Per gli operatori del diritto, è un monito a costruire ricorsi solidi, basati su vizi concreti e non su mere riproposizioni di tesi già sconfessate.

L’uso di un collutorio può giustificare un tasso alcolemico elevato per il reato di guida in stato di ebbrezza?
No, secondo la Corte, questa giustificazione non è stata ritenuta adeguatamente provata e, in ogni caso, non era sufficiente a spiegare il tasso alcolemico elevato riscontrato.

Perché la pena per guida in stato di ebbrezza può essere superiore al minimo previsto dalla legge?
La pena può essere aumentata e discostarsi dal minimo edittale in base a un giudizio negativo sulla personalità dell’imputato, specialmente in presenza di numerosi precedenti penali, di cui uno specifico per lo stesso reato.

È possibile ottenere le sanzioni sostitutive alla detenzione se non sono state formalmente richieste in appello?
No, la Corte ha stabilito che la questione è inammissibile se non è stata oggetto di una richiesta specifica nei motivi di appello e se non è stato formalizzato il necessario consenso. Inoltre, un giudizio negativo sulla personalità dell’imputato può comunque ostacolarne l’applicazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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