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Guida in stato di ebbrezza: quando il ricorso è generico

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un automobilista condannato per guida in stato di ebbrezza con un tasso alcolemico molto elevato. I motivi, incentrati su presunte irregolarità nella custodia del campione di sangue e sul diniego delle attenuanti generiche, sono stati giudicati generici e ripetitivi, privi di elementi concreti per contestare la genuinità della prova o la decisione dei giudici di merito.

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Pubblicato il 25 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Guida in stato di ebbrezza: ricorso generico e inammissibile

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta un caso di guida in stato di ebbrezza, ribadendo principi fondamentali sulla specificità dei motivi di ricorso e sulla valutazione delle prove. La decisione sottolinea come la mera ipotesi di un’irregolarità procedurale, se non supportata da elementi concreti, non sia sufficiente a invalidare un accertamento probatorio, specialmente quando l’appello si limita a riproporre questioni già respinte nel grado precedente.

Il Fatto

Il caso riguarda un automobilista condannato in primo grado dal Tribunale di Fermo per il reato di guida in stato di ebbrezza, aggravato da un tasso alcolemico pari a 2,10 g/l, un valore quasi tre volte superiore al limite massimo. La Corte d’Appello di Ancona, pur rideterminando la pena, aveva confermato nel resto la sentenza di condanna.

L’imputato decideva quindi di presentare ricorso per cassazione, basandolo su due principali motivi:
1. La presunta violazione delle norme sulla custodia del campione ematico utilizzato per l’analisi del tasso alcolemico, sostenendo che ciò avrebbe potuto comprometterne l’affidabilità.
2. Il diniego delle attenuanti generiche, ritenuto ingiustificato.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha dichiarato il ricorso inammissibile. Di conseguenza, ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende. La Corte ha ritenuto che i motivi proposti non avessero la specificità richiesta per un giudizio di legittimità.

Le Motivazioni della Corte sulla guida in stato di ebbrezza

La decisione si fonda su argomentazioni chiare e consolidate. In primo luogo, la Corte ha osservato che i motivi del ricorso erano meramente reiterativi di quelli già presentati e respinti in appello. Il ricorrente non aveva operato un confronto critico e costruttivo con le ragioni esposte nella sentenza impugnata, limitandosi a riproporre le medesime doglianze. Questo approccio, secondo un principio consolidato, rende il ricorso inammissibile.

Nel merito dei singoli motivi, la Corte ha specificato quanto segue:

Sulla custodia del campione ematico

I giudici di legittimità hanno chiarito che le norme del codice di procedura penale relative alla custodia delle cose sequestrate (artt. 259 e 260 c.p.p.) sono prescrizioni meramente indicative. La loro inosservanza non determina automaticamente la nullità della prova. Piuttosto, può incidere sulla valutazione della sua genuinità. Tuttavia, per contestare validamente la prova, non è sufficiente avanzare una generica e astratta ipotesi di alterazione o sostituzione del reperto. È necessario, invece, dedurre specifici e concreti inconvenienti sostanziali. Nel caso di specie, la doglianza era fondata su una mera supposizione, non sostenuta da alcun elemento fattuale, rendendola del tutto generica e, quindi, inammissibile.

Sul diniego delle attenuanti generiche

Anche riguardo al secondo motivo, la Corte ha ritenuto la motivazione della Corte d’Appello congrua e priva di vizi. I giudici di merito avevano correttamente basato la loro decisione di negare le attenuanti generiche sui precedenti penali specifici dell’imputato. Questo è uno dei parametri (previsti dall’art. 133 del codice penale) che il giudice può e deve utilizzare per personalizzare la pena, e la sua valutazione era stata adeguatamente giustificata.

Le Conclusioni

L’ordinanza riafferma due principi cardine del processo penale. In primo luogo, un ricorso per cassazione deve essere specifico e non può limitarsi a riproporre acriticamente le stesse argomentazioni già respinte. È necessario un confronto puntuale con la motivazione della sentenza che si intende impugnare. In secondo luogo, la contestazione della genuinità di una prova scientifica, come l’analisi del sangue per la guida in stato di ebbrezza, richiede l’allegazione di fatti concreti che suggeriscano una reale possibilità di alterazione, non bastando la mera ipotesi teorica di un errore procedurale. La decisione, pertanto, serve da monito sulla necessità di una difesa tecnica rigorosa e circostanziata in ogni grado di giudizio.

Una semplice irregolarità nella custodia di un campione di sangue rende nulla la prova del tasso alcolemico?
No. Secondo la Corte, la mera inosservanza delle norme procedurali sulla custodia dei reperti non causa la nullità automatica della prova. Tale inosservanza può incidere sulla valutazione della genuinità della prova solo se l’imputato deduce inconvenienti sostanziali e concreti che indichino un’effettiva alterazione, e non mere ipotesi astratte.

È possibile presentare in Cassazione gli stessi motivi di ricorso già discussi in appello?
No, il ricorso è inammissibile se si limita a riproporre le stesse deduzioni già esaminate in appello senza un confronto critico e specifico con le motivazioni della sentenza che si sta impugnando. Il ricorso deve evidenziare i vizi della decisione appellata, non ripetere argomenti già respinti.

Per quale motivo sono state negate le attenuanti generiche all’imputato?
Le attenuanti generiche sono state negate perché i giudici hanno ritenuto corretta la valutazione basata sui precedenti penali specifici dell’imputato. Questo elemento, previsto dall’articolo 133 del codice penale, è un parametro legittimo per valutare la capacità a delinquere e giustificare il diniego del beneficio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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