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Guida in stato di ebbrezza: quando è valida la prova

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un automobilista condannato per guida in stato di ebbrezza. La Corte stabilisce che la menzione sul verbale è prova sufficiente dell’avviso di farsi assistere da un legale. Inoltre, per contestare l’etilometro non basta un dubbio generico, ma serve un’allegazione specifica di malfunzionamento, onere che grava sull’imputato.

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Pubblicato il 11 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Guida in Stato di Ebbrezza: Prova dell’Alcoltest e Avviso al Difensore

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, torna a pronunciarsi su un tema cruciale del diritto penale stradale: la guida in stato di ebbrezza. La decisione offre importanti chiarimenti sulla validità della prova raccolta tramite etilometro e sulla corretta procedura che le forze dell’ordine devono seguire, in particolare riguardo all’avviso all’indagato di farsi assistere da un difensore. Analizziamo i dettagli di questa pronuncia per comprenderne le implicazioni pratiche.

I Fatti del Caso: Una Condanna Confermata

Il caso riguarda un automobilista condannato sia in primo grado che in appello per il reato di guida in stato di ebbrezza, aggravato dall’aver provocato un incidente stradale autonomo in orario notturno. Gli accertamenti tramite etilometro avevano rilevato un tasso alcolemico superiore al limite di legge (1,26 g/l e 1,19 g/l), collocando la condotta nella fascia di reato più grave prevista dall’art. 186 del Codice della Strada.

L’imputato, tramite il suo difensore, ha presentato ricorso per cassazione, basandolo su due motivi principali:
1. La violazione di legge per l’omesso avviso scritto della facoltà di farsi assistere da un difensore durante l’accertamento.
2. L’inutilizzabilità dei risultati dell’etilometro, contestando genericamente l’affidabilità dello strumento.

L’Analisi della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo i motivi infondati e meramente ripetitivi delle censure già respinte nei gradi di merito. Vediamo nel dettaglio il ragionamento seguito dai giudici.

L’Avviso al Difensore: la sufficienza della prova nella guida in stato di ebbrezza

Sul primo punto, la difesa sosteneva la necessità di un avviso in forma scritta. La Cassazione ha ribadito un principio consolidato: ai fini della prova dell’avvenuto adempimento, è sufficiente che di tale avviso sia stata data menzione nel verbale di accertamento redatto dalla polizia giudiziaria. Tale verbale, in quanto atto pubblico, gode di valore fidefacente. Il semplice dubbio sollevato dalla difesa non è sufficiente a superare la prova documentale rappresentata dal verbale stesso, che attestava in modo non equivoco la somministrazione dell’avviso.

La Validità dell’Etilometro e l’Onere della Prova

Anche il secondo motivo, relativo all’inutilizzabilità dell’etilometro, è stato giudicato manifestamente infondato. La Corte ha chiarito che, a differenza di altri strumenti come gli autovelox (per i quali la Corte Costituzionale è intervenuta con la sentenza n. 113/2015), per l’etilometro esistono norme specifiche che ne regolamentano l’omologazione e le verifiche periodiche.

Il punto centrale della decisione riguarda l’onere della prova. Se da un lato spetta all’accusa dimostrare che lo strumento è omologato e verificato, dall’altro grava sulla difesa l’onere di allegazione. Ciò significa che l’imputato non può limitarsi a contestare genericamente l’affidabilità dell’apparecchio, ma deve sollevare una contestazione specifica e circostanziata sul suo malfunzionamento. In assenza di tale specifica contestazione, la prova dell’alcoltest è da considerarsi pienamente valida.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha motivato la sua decisione di inammissibilità sottolineando come le doglianze del ricorrente fossero astratte e non intaccassero la logicità e coerenza della sentenza impugnata. I giudici di merito avevano correttamente evidenziato che l’avviso al difensore risultava a verbale e che non era stata mossa alcuna contestazione specifica sul funzionamento dell’etilometro. Peraltro, lo stato di alterazione del conducente era stato confermato anche da elementi sintomatici osservati dagli agenti, come l’alito vinoso e lo stato di agitazione, che corroboravano ulteriormente il quadro probatorio. Il ricorso, pertanto, si risolveva in mere congetture, incapaci di scalfire il ragionamento dei giudici di appello.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza consolida importanti principi in materia di guida in stato di ebbrezza. In primo luogo, conferma che la verbalizzazione da parte della polizia giudiziaria dell’avviso di farsi assistere da un difensore costituisce prova sufficiente del suo avvenuto adempimento. In secondo luogo, ribadisce la ripartizione dell’onere probatorio riguardo all’affidabilità dell’etilometro: la difesa che intende contestarne i risultati deve farlo in modo specifico, allegando elementi concreti che ne mettano in dubbio il corretto funzionamento, non potendosi limitare a una generica censura.

È sufficiente che l’avviso della facoltà di farsi assistere da un difensore sia solo menzionato nel verbale della polizia?
Sì, secondo la Corte di Cassazione, l’indicazione a verbale riguardante la somministrazione dell’avviso è idonea a dimostrare che sia stato effettivamente dato, in virtù del valore fidefacente del verbale stesso.

Per contestare il risultato dell’etilometro, basta sollevare un dubbio generico sul suo funzionamento?
No, non è sufficiente. La Corte chiarisce che spetta al soggetto accusato un onere di allegazione specifico, ovvero deve contestare in modo circostanziato il buon funzionamento dell’apparecchio. Una critica generica è inefficace.

La prova della guida in stato di ebbrezza si basa esclusivamente sull’etilometro?
No. Sebbene l’etilometro sia la prova principale, la Corte ha sottolineato che lo stato di alterazione dell’imputato era comunque corroborato da altri elementi, come la presenza di specifici sintomi (alito vinoso, stato di agitazione), che rafforzano il quadro accusatorio e la valutazione di responsabilità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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