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Guida in stato di ebbrezza: prova e art. 131-bis

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso relativo a una condanna per guida in stato di ebbrezza, confermando che l’esito positivo dell’etilometro costituisce piena prova. Ha inoltre escluso l’applicabilità della causa di non punibilità per tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.) a causa della condotta di guida concretamente pericolosa dell’imputato, che aveva perso il controllo del veicolo creando un grave rischio per la circolazione.

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Pubblicato il 7 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Guida in Stato di Ebbrezza: Quando la Prova dell’Etilometro è Valida e Non si Applica la Tenuità del Fatto

Il reato di guida in stato di ebbrezza è una delle violazioni più comuni del Codice della Strada, ma le sue implicazioni legali sono spesso complesse. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha ribadito due principi fondamentali: la validità dell’alcoltest come prova e i criteri per escludere la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. La decisione sottolinea come la condotta di guida, e non solo il tasso alcolemico, sia determinante nella valutazione della gravità del reato.

I Fatti del Caso

Un automobilista veniva condannato in primo grado e in appello per il reato di guida in stato di ebbrezza, previsto dall’articolo 186 del Codice della Strada. L’imputato decideva di presentare ricorso in Cassazione, basando la sua difesa su due motivi principali:
1. La presunta irregolarità dell’etilometro utilizzato per l’accertamento, sostenendo una violazione di legge e un vizio di motivazione da parte dei giudici di merito.
2. La mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, di cui all’art. 131-bis del codice penale, ritenendo che la sua condotta fosse di minima gravità.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. I giudici hanno respinto entrambe le doglianze, confermando la condanna e fornendo importanti chiarimenti sulla prova del reato e sulla valutazione della sua gravità.

Le Motivazioni della Sentenza

La Prova della Guida in Stato di Ebbrezza e l’Onere della Difesa

La Corte ha riaffermato un principio ormai consolidato nella sua giurisprudenza: l’esito positivo dell’alcoltest costituisce piena prova dello stato di ebbrezza. Di conseguenza, spetta all’imputato l’onere di contestare tale prova. Tuttavia, questa contestazione non può essere generica.

La difesa deve suffragare le proprie affermazioni con “idonee allegazioni” che dimostrino la sussistenza di vizi concreti, come errori di strumentazione, problemi legati all’omologazione dell’apparecchio, o la mancanza dei controlli periodici previsti dalla legge. Non è sufficiente sollevare dubbi astratti. Inoltre, la Corte ha specificato che i principi stabiliti dalla Corte Costituzionale per gli autovelox (sentenza n. 113/2015), che ne impongono la taratura periodica, non sono direttamente applicabili agli etilometri, i quali sono regolati da una normativa specifica.

L’Esclusione della Causa di Non Punibilità per Tenuità del Fatto nella guida in stato di ebbrezza

Il secondo punto cruciale della decisione riguarda l’applicazione dell’art. 131-bis c.p. La Corte ha ritenuto corretta la valutazione dei giudici di merito, che avevano negato il beneficio della non punibilità.

La valutazione sulla tenuità dell’offesa non deve basarsi unicamente sul livello del tasso alcolemico riscontrato, ma deve tenere conto di tutti i criteri indicati dall’art. 133 del codice penale, in particolare le modalità della condotta.

Nel caso specifico, l’imputato non si era limitato a guidare dopo aver bevuto, ma aveva tenuto una condotta oggettivamente pericolosa: aveva perso il controllo del veicolo, che si era fermato trasversalmente sulla carreggiata, creando un concreto pericolo per la circolazione e un “evidente rischio di grave impatto con altri veicoli”. Questa particolare modalità della condotta è stata considerata decisiva per escludere la tenuità del fatto.

Le Conclusioni

L’ordinanza della Corte di Cassazione offre due importanti lezioni pratiche:
1. L’alcoltest è uno strumento probatorio forte. Per contestarne l’affidabilità, la difesa deve presentare prove concrete e specifiche di un malfunzionamento o di una irregolarità, non semplici supposizioni.
2. Per il reato di guida in stato di ebbrezza, la possibilità di beneficiare della non punibilità per tenuità del fatto dipende in modo cruciale dal comportamento tenuto al volante. Una condotta che genera un pericolo concreto per gli altri utenti della strada, a prescindere dal solo dato numerico del tasso alcolemico, è sufficiente a rendere l’offesa non “tenue” e, quindi, a giustificare una condanna.

L’esito positivo dell’alcoltest è sufficiente per provare lo stato di ebbrezza?
Sì, secondo la Corte di Cassazione, l’esito positivo dell’alcoltest costituisce piena prova dello stato di ebbrezza. È onere della difesa dimostrare, con allegazioni specifiche e concrete, l’esistenza di vizi o errori dello strumento.

Per contestare l’etilometro, basta sollevare dubbi generici sul suo funzionamento?
No. La Corte ha stabilito che le contestazioni della difesa devono essere suffragate da elementi concreti che possano avvalorare la tesi del malfunzionamento dell’apparecchio, non essendo sufficienti mere deduzioni generiche.

La causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.) si applica sempre in caso di guida in stato di ebbrezza con tassi alcolemici non elevati?
No, la sua applicazione non è automatica. Come chiarito nel provvedimento, la non punibilità può essere esclusa se la condotta di guida è stata oggettivamente pericolosa, come nel caso di perdita di controllo del veicolo con conseguente rischio di impatto per altri, a prescindere dal solo valore del tasso alcolemico.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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