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Guida in stato di ebbrezza: onere della prova etilometro

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un automobilista condannato per guida in stato di ebbrezza. La Corte ribadisce che l’esito positivo dell’alcoltest costituisce prova legale e spetta all’imputato dimostrare, con allegazioni specifiche, eventuali vizi dello strumento. Viene inoltre esclusa l’applicabilità della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto a causa dell’elevato tasso alcolemico riscontrato.

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Pubblicato il 11 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Guida in stato di ebbrezza: la prova dell’alcoltest e i doveri della difesa

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta un caso di guida in stato di ebbrezza, fornendo chiarimenti cruciali sulla validità della prova effettuata con l’etilometro e sui limiti delle contestazioni che la difesa può sollevare. La Suprema Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso di un automobilista, confermando la sua condanna e ribadendo principi consolidati in materia. Analizziamo la decisione per comprendere le sue implicazioni pratiche.

I fatti del processo e i motivi del ricorso

Un conducente, ritenuto responsabile del reato di guida in stato di ebbrezza sia in primo che in secondo grado, ha presentato ricorso per Cassazione basando la sua difesa su tre motivi principali:

1. Violazione delle norme procedurali: La difesa sosteneva una violazione delle garanzie difensive, in particolare del diritto di essere assistito da un avvocato durante l’accertamento con l’etilometro.
2. Errata esclusione della non punibilità: Si contestava la mancata applicazione dell’art. 131-bis del Codice Penale, che prevede la non punibilità per fatti di particolare tenuità.
3. Irregolarità dell’etilometro: L’ultimo motivo riguardava una presunta irregolarità nella taratura e omologazione dello strumento utilizzato per la misurazione del tasso alcolemico.

L’onere della prova nella guida in stato di ebbrezza

La Corte di Cassazione ha respinto integralmente le argomentazioni della difesa. Sul primo punto, i giudici hanno evidenziato che il verbale degli accertamenti urgenti, in quanto atto fidefacente, provava in modo inconfutabile che l’imputato era stato avvertito della facoltà di farsi assistere da un difensore. Tentare di offrire una ricostruzione diversa dei fatti in sede di Cassazione è un’attività non consentita, poiché questo grado di giudizio è limitato alla valutazione della corretta applicazione della legge, non a un nuovo esame del merito.

La questione della regolarità dell’etilometro

Il punto più significativo della decisione riguarda la contestazione sul funzionamento dell’etilometro. La Corte ha ribadito un principio fondamentale: l’esito positivo dell’alcoltest costituisce piena prova della guida in stato di ebbrezza. Di conseguenza, è onere della difesa non sollevare dubbi generici, ma fornire allegazioni specifiche e concrete che dimostrino l’esistenza di vizi dello strumento o errori nella procedura.

La Corte ha specificato che non esiste alcun obbligo di notificare all’imputato gli atti relativi all’omologazione e alla revisione periodica dell’apparecchio. Se la difesa intende contestare l’affidabilità della misurazione, deve farlo provando la sussistenza di difetti di strumentazione o vizi procedurali. Nel caso di specie, il verbale attestava la regolare omologazione e revisione, e la difesa non ha fornito elementi concreti per smentire tale attestazione.

Le motivazioni

La Corte ha ritenuto le motivazioni della sentenza di appello congrue, logiche e prive di vizi. I giudici di merito avevano correttamente basato la loro decisione su massime di esperienza e su una valutazione coerente delle prove. Riguardo alla richiesta di applicazione della causa di non punibilità, la Cassazione ha confermato che l’elevato tasso alcolemico riscontrato costituiva un disvalore oggettivo della condotta tale da impedire il riconoscimento della particolare tenuità del fatto. L’alto livello di alcol nel sangue, infatti, indica un pericolo maggiore per la sicurezza stradale, rendendo l’offesa non trascurabile.

Le conclusioni

La decisione in esame consolida l’orientamento giurisprudenziale in materia di guida in stato di ebbrezza. L’esito dell’alcoltest è una prova solida e sufficiente per una condanna, e l’onere di dimostrarne l’inattendibilità grava interamente sull’imputato, che deve farlo attraverso prove concrete e specifiche, non mere supposizioni. Inoltre, viene confermato che un tasso alcolemico elevato è di per sé un elemento che osta all’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. Questa ordinanza serve come monito per gli automobilisti e come guida per la strategia difensiva, che deve essere fondata su elementi probatori robusti e non su contestazioni generiche.

L’esito positivo dell’alcoltest è sufficiente per una condanna per guida in stato di ebbrezza?
Sì, secondo la Corte di Cassazione, l’esito positivo dell’alcoltest costituisce prova dello stato di ebbrezza, salvo che la difesa non fornisca prove contrarie.

A chi spetta dimostrare che l’etilometro non funziona correttamente?
Spetta alla difesa dell’imputato l’onere di suffragare, con allegazioni idonee e specifiche, la prospettata invalidità dell’accertamento, dimostrando la sussistenza di vizi o errori dello strumento.

Un tasso alcolemico elevato impedisce di ottenere la non punibilità per ‘particolare tenuità del fatto’?
Sì, la Corte ha stabilito che un elevato grado del tasso alcolemico rappresenta un disvalore oggettivo della condotta che esclude l’applicazione della causa di non punibilità prevista dall’art. 131-bis del Codice Penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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