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Guida in stato di ebbrezza: onere della prova

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un automobilista condannato per guida in stato di ebbrezza con un tasso alcolemico molto elevato. La Corte ha ribadito che l’onere di provare il malfunzionamento dell’etilometro spetta alla difesa e ha chiarito che il periodo di sospensione cautelare della patente viene detratto da quello definitivo inflitto dal giudice.

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Pubblicato il 19 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Guida in Stato di Ebbrezza: l’Onere della Prova sull’Etilometro spetta alla Difesa

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, torna a pronunciarsi su un tema centrale in materia di guida in stato di ebbrezza: l’affidabilità dell’etilometro e la ripartizione dell’onere della prova. La pronuncia chiarisce in modo definitivo che spetta all’imputato dimostrare il malfunzionamento dell’apparecchio, confermando un orientamento consolidato e fornendo importanti delucidazioni anche sulla gestione della pena accessoria della sospensione della patente.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine dalla condanna di un automobilista, confermata in primo e secondo grado, per il reato di guida in stato di ebbrezza. Le analisi effettuate tramite etilometro avevano rilevato un tasso alcolemico particolarmente elevato, pari a 2,57 g/l, ben al di sopra della soglia più grave prevista dal Codice della Strada (1,5 g/l). La pena inflitta era stata di nove mesi di arresto, 3.000 euro di ammenda e la sanzione accessoria della sospensione della patente di guida per un anno e sei mesi.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

L’imputato, tramite il suo difensore, ha proposto ricorso per Cassazione basandosi su tre motivi principali:
1. La presunta inaffidabilità dell’etilometro e la conseguente richiesta di assoluzione.
2. Il mancato riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche.
3. L’eccessività della sanzione accessoria della sospensione della patente, chiedendone la revoca o la riduzione.

La Decisione della Corte sulla Guida in Stato di Ebbrezza

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo i motivi manifestamente infondati e, in parte, una mera riproposizione di censure già correttamente respinte dai giudici di merito. La Corte ha colto l’occasione per ribadire principi fondamentali in materia.

Onere della Prova e Affidabilità dell’Etilometro

Sul primo punto, la Cassazione ha sottolineato come l’esito positivo dell’alcoltest costituisca piena prova dello stato di ebbrezza. L’affidabilità dello strumento è presunta, in quanto garantita dai controlli periodici di omologazione e taratura. Di conseguenza, si verifica un’inversione dell’onere della prova: non è l’accusa a dover dimostrare il perfetto funzionamento dell’apparecchio, ma è l’onere della difesa fornire la prova contraria. L’imputato deve dimostrare attivamente l’assenza o l’inattualità dei controlli prescritti, ad esempio producendo il libretto metrologico dell’etilometro.

Trattamento Sanzionatorio e Sospensione della Patente

Anche gli altri motivi sono stati respinti. La Corte ha ritenuto corretta la decisione dei giudici di merito di negare le attenuanti generiche, data la gravità della condotta desumibile dall’elevatissimo tasso alcolemico. Per quanto riguarda la sanzione accessoria, i giudici hanno chiarito un aspetto cruciale: il periodo di sospensione cautelare della patente, eventualmente già disposto dal Prefetto, e quello punitivo deciso dal Giudice penale non sono cumulabili. Il periodo già scontato in via cautelare dovrà essere detratto da quello inflitto con la sentenza definitiva. Pertanto, il giudice, nel determinare la durata della sospensione, non deve tener conto della misura cautelare, poiché la detrazione avverrà in fase esecutiva.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su principi consolidati. L’affidabilità dell’etilometro, quale strumento di misurazione legale, non può essere messa in discussione con mere allegazioni generiche. La presunzione di corretto funzionamento, derivante dalle verifiche periodiche obbligatorie, può essere vinta solo da una prova concreta e specifica fornita dalla difesa. Questa impostazione garantisce certezza giuridica e impedisce tattiche processuali dilatorie basate su contestazioni non supportate da elementi fattuali. Analogamente, la gestione della sospensione della patente risponde a una logica di non duplicazione della sanzione: la misura cautelare del Prefetto anticipa gli effetti della sanzione finale, e il suo scomputo assicura che il condannato non subisca un pregiudizio superiore a quello stabilito dalla sentenza.

Le Conclusioni

Questa ordinanza della Cassazione riafferma con forza due principi chiave per chi si trova ad affrontare un procedimento per guida in stato di ebbrezza. In primo luogo, contestare l’esito dell’alcoltest richiede una strategia difensiva proattiva e documentata, non essendo sufficiente una generica contestazione. In secondo luogo, viene fatta chiarezza sul meccanismo di scomputo della sospensione cautelare della patente, assicurando che il periodo di inibizione alla guida già sofferto prima della condanna venga interamente detratto dalla sanzione finale. La decisione, quindi, pur respingendo il ricorso, fornisce utili indicazioni per la corretta interpretazione e applicazione della normativa.

Chi deve provare che l’etilometro non funziona correttamente in un processo per guida in stato di ebbrezza?
Secondo la sentenza, l’onere di fornire la prova del malfunzionamento dell’etilometro, ad esempio dimostrando la mancanza dei controlli periodici, spetta alla difesa dell’imputato.

La sospensione cautelare della patente disposta dal Prefetto si aggiunge a quella decisa dal giudice con la sentenza di condanna?
No, i due periodi non sono cumulabili. Il periodo di sospensione già scontato in via cautelare su disposizione del Prefetto deve essere detratto dalla durata totale della sospensione inflitta come pena accessoria dal giudice penale.

Un tasso alcolemico molto elevato può giustificare il diniego delle attenuanti generiche?
Sì, la Corte ha confermato che i giudici di merito possono legittimamente negare la concessione delle circostanze attenuanti generiche in considerazione della particolare gravità della condotta, desumibile da un valore di alcolemia riscontrato molto superiore ai limiti di legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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