LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Guida in stato di ebbrezza: onere della prova

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un automobilista condannato per guida in stato di ebbrezza. Si ribadisce che l’esito positivo dell’alcoltest costituisce piena prova e l’onere di dimostrare il malfunzionamento dello strumento grava sulla difesa. Le argomentazioni difensive, se mera ripetizione di quelle già respinte in appello, non sono ammissibili.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 8 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Guida in stato di ebbrezza: a chi spetta provare che l’etilometro non funziona?

La recente ordinanza della Corte di Cassazione, n. 11894 del 2024, torna su un tema cruciale in materia di guida in stato di ebbrezza: il valore probatorio dell’alcoltest e la ripartizione dell’onere della prova. La Suprema Corte ha ribadito principi consolidati, chiarendo che l’esito positivo dello strumento è prova sufficiente della colpevolezza e che spetta all’imputato dimostrare un eventuale malfunzionamento.

I Fatti del Caso

Un automobilista veniva condannato in primo e secondo grado per il reato di guida in stato di ebbrezza, aggravato dall’aver provocato un incidente stradale durante le ore notturne. La Corte d’Appello, pur concedendo la sospensione condizionale della pena, aveva confermato la responsabilità penale, riducendo la condanna a sei mesi di arresto e duemila euro di ammenda. L’incidente era stato causato da un colpo di sonno, che i giudici di merito avevano direttamente collegato all’elevato tasso alcolemico riscontrato.

Contro questa decisione, la difesa dell’imputato proponeva ricorso per Cassazione, basandolo su due motivi principali:
1. Errata valutazione delle prove: Si contestava la motivazione della sentenza per non aver considerato una ricostruzione alternativa dei fatti, secondo cui l’imputato avrebbe assunto alcolici solo dopo l’incidente, e per aver ritenuto inattendibile la testimonianza della madre.
2. Inaffidabilità dell’etilometro: Si sollevavano dubbi sul corretto funzionamento dello strumento di misurazione utilizzato.

L’onere della prova nella guida in stato di ebbrezza

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, respingendo entrambe le argomentazioni difensive.

Sul primo punto, i giudici hanno sottolineato che il ricorso si limitava a riproporre le stesse questioni già esaminate e motivatamente respinte dalla Corte d’Appello. Un ricorso in Cassazione è inammissibile se consiste in una ‘pedissequa reiterazione’ dei motivi d’appello, senza una critica argomentata della decisione impugnata. La Corte territoriale aveva, infatti, già spiegato in modo logico perché la versione dell’assunzione di alcol post-incidente fosse implausibile, evidenziando anche la presenza di chiari sintomi di ubriachezza (alito vinoso, equilibrio precario, linguaggio sconnesso) al momento del controllo.

La validità del test dell’etilometro

Il cuore della decisione riguarda il secondo motivo di ricorso. La Cassazione ha richiamato il suo orientamento consolidato: l’esito positivo dell’alcoltest costituisce piena prova della guida in stato di ebbrezza. Lo strumento è considerato affidabile per legge, grazie ai controlli periodici di omologazione e taratura.

Di conseguenza, l’onere di fornire la prova contraria spetta alla difesa. Non basta sollevare dubbi generici, ma è necessario dimostrare concretamente l’assenza o l’inadeguatezza dei controlli prescritti, ad esempio richiedendo l’esibizione del libretto metrologico dell’apparecchio o l’audizione del responsabile delle verifiche. Nel caso di specie, la difesa si era limitata a censure generiche, non supportate da alcun elemento concreto, a fronte di un verbale che attestava il regolare funzionamento e l’omologazione dell’etilometro.

Le motivazioni

La Corte ha motivato la propria decisione di inammissibilità sulla base di due principi cardine. In primo luogo, non è possibile utilizzare il ricorso per Cassazione come un terzo grado di giudizio sul merito dei fatti, riproponendo doglianze già vagliate e respinte nei gradi precedenti senza una specifica critica alla logicità della sentenza d’appello. In secondo luogo, in tema di guida in stato di ebbrezza, vige una presunzione di affidabilità dell’etilometro omologato e revisionato. La contestazione di tale affidabilità non può basarsi su mere asserzioni, ma richiede un onere probatorio a carico della difesa, che deve fornire elementi concreti e specifici per dimostrare il malfunzionamento dello strumento o la carenza delle verifiche periodiche obbligatorie.

Le conclusioni

L’ordinanza conferma un indirizzo giurisprudenziale rigoroso. Chi viene fermato e risulta positivo all’alcoltest ha di fronte a sé un percorso probatorio ben definito. L’esito del test è una prova legale forte. Per contestarla, non è sufficiente negare o proporre versioni alternative non riscontrabili, ma è indispensabile attaccare la validità della misurazione con prove concrete e documentali che dimostrino una falla nel processo di omologazione o manutenzione dell’etilometro. In assenza di tali elementi, le censure difensive sono destinate a essere respinte come generiche e il ricorso dichiarato inammissibile, con conseguente condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

L’esito positivo dell’etilometro è una prova sufficiente per la condanna per guida in stato di ebbrezza?
Sì, secondo la Corte di Cassazione, l’esito positivo dell’alcoltest costituisce prova dello stato di ebbrezza, data l’affidabilità presunta dello strumento omologato e sottoposto a controlli periodici.

A chi spetta l’onere di dimostrare che l’etilometro non funzionava correttamente?
L’onere della prova contraria grava sulla difesa dell’imputato. Non è sufficiente una contestazione generica, ma occorre dimostrare l’assenza o l’irregolarità dei controlli prescritti, ad esempio tramite la produzione del libretto metrologico dello strumento.

È possibile riproporre in Cassazione gli stessi motivi di ricorso già presentati e respinti in Appello?
No, il ricorso per Cassazione viene dichiarato inammissibile se si limita a una ‘pedissequa reiterazione’ dei motivi già dedotti in appello e puntualmente disattesi dalla Corte di merito, senza formulare una critica argomentata specifica contro la sentenza impugnata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati