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Guida in stato di ebbrezza: l’alcoltest è prova

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un’automobilista condannata per guida in stato di ebbrezza. La Corte ha ribadito che l’esito positivo dell’alcoltest costituisce piena prova della colpevolezza e spetta alla difesa dimostrare eventuali vizi dello strumento o della procedura. È stato inoltre confermato che la rinnovazione delle prove in appello è un’eccezione e non un diritto, potendo il giudice negarla se ritiene sufficienti gli atti già acquisiti.

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Pubblicato il 27 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Guida in stato di ebbrezza: L’Alcoltest è Prova Piena e Invertire l’Onere Spetta alla Difesa

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta un caso di guida in stato di ebbrezza, ribadendo principi fondamentali sulla valenza probatoria dell’alcoltest e sui poteri del giudice d’appello. La decisione sottolinea come l’esito positivo del test sia di per sé una prova sufficiente per la condanna, e spetti all’imputato dimostrare, con allegazioni concrete, l’eventuale inaffidabilità dell’accertamento. Analizziamo insieme i punti salienti di questa pronuncia.

I Fatti di Causa

Il caso nasce dalla condanna di un’automobilista per il reato previsto dall’art. 186 del Codice della Strada, commi 2, lett. c), e 2-bis. La condanna, confermata sia in primo grado che in appello, si basava sull’esito dell’alcoltest, che aveva rilevato un tasso alcolemico superiore alla soglia più grave. La difesa ha presentato ricorso in Cassazione lamentando due vizi principali: la mancata ammissione in appello di una prova tecnica considerata necessaria e l’illogicità della motivazione con cui era stata affermata la colpevolezza, specialmente riguardo alla validità del test.

La Prova della Guida in Stato di Ebbrezza e l’Alcoltest

Il fulcro della questione riguarda il valore probatorio dell’alcoltest. La difesa sosteneva che la motivazione dei giudici di merito fosse carente nel dimostrare il superamento della soglia alcolemica. Tuttavia, la Cassazione ha respinto questa tesi, richiamando un orientamento ormai consolidato. Secondo la giurisprudenza di legittimità, l’esito positivo dell’alcoltest costituisce piena prova dello stato di ebbrezza. Di conseguenza, l’onere della prova si inverte: non è l’accusa a dover dimostrare la perfetta funzionalità dell’apparecchio, ma è la difesa a dover fornire elementi concreti per dubitare della sua validità. Questi elementi possono includere vizi di omologazione, errori di strumentazione o la mancata effettuazione delle verifiche periodiche previste dalla legge.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la solidità della sentenza d’appello. Gli Ermellini hanno ritenuto che i motivi di ricorso fossero, in realtà, un tentativo di ottenere una nuova valutazione dei fatti, attività preclusa in sede di legittimità. La Corte ha stabilito che la motivazione della Corte d’Appello era logica, coerente e basata su una corretta applicazione dei principi giuridici.

Le Motivazioni

La Suprema Corte ha smontato entrambi i motivi di ricorso.
Sul primo punto, relativo alla mancata rinnovazione dell’istruttoria in appello, ha ricordato che tale attività ha carattere eccezionale. Il codice di rito presume la completezza delle prove raccolte in primo grado. Il giudice d’appello può disporre nuove prove solo se le ritiene indispensabili per la decisione. Nel caso specifico, la Corte d’Appello aveva motivato in modo non censurabile la scelta di non ammettere la consulenza tecnica della difesa, ritenendo di avere già elementi sufficienti per giudicare.

Sul secondo punto, la Corte ha chiarito che le argomentazioni della difesa sulla valutazione delle prove e sull’intervallo di tempo tra la guida e il test erano infondate. La Corte d’Appello aveva fornito una motivazione adeguata e logica, basata su massime di esperienza e sui principi affermati dalla stessa Cassazione in materia. Pertanto, le conclusioni raggiunte dai giudici di merito erano immuni da vizi.

Le Conclusioni

Questa ordinanza consolida due principi cardine in materia di guida in stato di ebbrezza. In primo luogo, l’alcoltest è uno strumento probatorio di fondamentale importanza, il cui esito positivo fonda una presunzione di colpevolezza. La difesa che intende contestarlo deve farlo con allegazioni specifiche e provate, non con mere supposizioni. In secondo luogo, il processo d’appello non è una sede per rifare il processo da capo: la richiesta di nuove prove deve essere giustificata da una reale e assoluta necessità, la cui valutazione è rimessa alla discrezionalità del giudice.

L’esito positivo dell’alcoltest è sufficiente per una condanna per guida in stato di ebbrezza?
Sì, secondo la costante giurisprudenza della Corte di Cassazione, l’esito positivo dell’alcoltest costituisce prova dello stato di ebbrezza, sufficiente a fondare una sentenza di condanna.

Chi deve dimostrare che l’alcoltest non è attendibile?
L’onere di dimostrare l’inattendibilità dell’alcoltest grava sulla difesa dell’imputato. È necessario fornire prove concrete di vizi strumentali, procedurali o di mancata omologazione/revisione dell’apparecchio.

È sempre possibile chiedere nuove prove durante il processo d’appello?
No, la rinnovazione dell’istruttoria in appello è un evento eccezionale. Può essere disposta solo se il giudice ritiene le nuove prove assolutamente necessarie per decidere, poiché vige una presunzione di completezza delle prove raccolte in primo grado.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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