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Guida in stato di ebbrezza: la pena accessoria

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna per guida in stato di ebbrezza con un tasso alcolemico molto elevato. La sentenza chiarisce che la durata della sospensione della patente, una pena accessoria, non è legata alla misura della pena principale, ma si basa su criteri autonomi come la gravità del fatto e la pericolosità del conducente, in questo caso accentuata dalla presenza di passeggeri. Rigettato anche il motivo sulla prescrizione del reato.

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Pubblicato il 8 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Guida in Stato di Ebbrezza: Come si Decide la Durata della Sospensione della Patente?

La guida in stato di ebbrezza è una delle infrazioni più gravi previste dal Codice della Strada, con conseguenze penali significative. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 30816/2024) offre importanti chiarimenti su come i giudici determinano la durata della pena accessoria della sospensione della patente, slegandola dalla misura della pena principale. Analizziamo il caso per comprendere i principi applicati.

I Fatti del Caso

Un automobilista veniva fermato per un controllo stradale e, mostrando evidenti sintomi di ebbrezza, veniva sottoposto all’alcoltest. L’esito era inequivocabile: un tasso alcolemico compreso tra 2,25 e 2,36 g/l, un valore notevolmente superiore al limite massimo di 1,5 g/l che costituisce la soglia più grave del reato.
Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello lo dichiaravano colpevole per il reato di cui all’art. 186 del Codice della Strada, condannandolo e applicando la sanzione accessoria della sospensione della patente di guida per due anni.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

L’imputato, tramite il suo difensore, presentava ricorso alla Corte di Cassazione basandosi su due principali motivi:
1. Prescrizione del reato: Sosteneva che, tenendo conto dei periodi di sospensione, il reato si fosse ormai estinto per il decorso del tempo.
2. Violazione di legge e vizio di motivazione: Contestava la durata della sospensione della patente, ritenuta eccessiva e immotivata, soprattutto a fronte di una pena principale vicina al minimo edittale. Lamentava inoltre il mancato riconoscimento della sospensione condizionale della pena.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato integralmente il ricorso, confermando la sentenza d’appello e fornendo spiegazioni dettagliate su entrambi i punti sollevati.

Le motivazioni della Cassazione sulla guida in stato di ebbrezza

Per quanto riguarda la prescrizione, la Corte ha chiarito che, essendo il reato stato commesso nel 2017, si applicava la disciplina della legge n. 103/2017, che prevede specifiche cause di sospensione del termine tra la sentenza di primo grado e quella d’appello. I calcoli dell’imputato erano quindi errati e il reato non era prescritto.

Il punto centrale della sentenza riguarda però la pena accessoria. I giudici hanno ribadito un principio fondamentale: la determinazione della durata della sospensione della patente non segue gli stessi criteri della pena penale (art. 133 c.p.), ma si basa su parametri autonomi previsti dall’art. 218 del Codice della Strada. Questi parametri includono:
* L’entità del danno apportato.
* La gravità della violazione commessa.
* Il pericolo che l’ulteriore circolazione del soggetto potrebbe cagionare.

Nel caso specifico, i giudici di merito avevano correttamente evidenziato la gravità dei fatti, desumibile non solo dall’altissimo tasso alcolemico (quasi il doppio del limite massimo), ma anche dalla circostanza che l’imputato trasportava dei passeggeri, mettendo a rischio la loro incolumità. Pertanto, una sospensione di due anni, sebbene superiore alla media, è stata ritenuta adeguatamente motivata e proporzionata alla pericolosità della condotta.
Infine, anche il diniego della sospensione condizionale della pena è stato giudicato legittimo. I giudici possono negare il beneficio basandosi sulla sola gravità della condotta, senza dover analizzare tutti gli elementi dell’art. 133 c.p., e la scelta era stata giustificata dall’elevato tasso alcolemico e dalla presenza di passeggeri.

Le conclusioni

Questa sentenza conferma che nel reato di guida in stato di ebbrezza, la valutazione della sanzione accessoria della sospensione della patente è un processo autonomo. La sua durata non dipende da un mero calcolo matematico legato alla pena principale, ma da una valutazione discrezionale del giudice basata sulla pericolosità concreta del comportamento del conducente. Un tasso alcolemico molto alto e la presenza di altre persone a bordo sono elementi che aggravano la posizione dell’imputato e giustificano sanzioni accessorie severe, anche a fronte di una pena detentiva o pecuniaria contenuta.

Come viene determinata la durata della sospensione della patente per guida in stato di ebbrezza?
La durata non è legata ai criteri della pena principale (come la reclusione o la multa), ma si basa su parametri autonomi previsti dal Codice della Strada. I giudici valutano la gravità della violazione, il danno potenziale e la pericolosità del conducente, considerando fattori come il tasso alcolemico e la presenza di passeggeri.

Una pena principale vicina al minimo può giustificare una lunga sospensione della patente?
Sì. La sentenza chiarisce che le motivazioni per la sanzione penale e quella amministrativa (sospensione patente) sono autonome. Pertanto, anche se la pena detentiva o pecuniaria è fissata al minimo, una sospensione lunga può essere giustificata dalla gravità concreta della condotta, come un tasso alcolemico molto elevato.

Perché può essere negata la sospensione condizionale della pena in questi casi?
Il giudice può negare il beneficio della sospensione condizionale basando la sua valutazione sulla particolare gravità della condotta. Nel caso esaminato, l’elevato tasso alcolemico e il fatto che l’imputato trasportasse passeggeri sono stati ritenuti elementi sufficienti a formulare un giudizio prognostico negativo, giustificando così il diniego.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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