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Guida in stato di ebbrezza farmaci: la Cassazione

Un conducente è stato condannato per guida con un tasso alcolemico superiore a 1,5 g/l, sostenendo che fosse dovuto a un farmaco. La Corte di Cassazione ha dichiarato il suo ricorso inammissibile, confermando che la responsabilità per la guida in stato di ebbrezza da farmaci non è esclusa, in quanto è onere del conducente verificare la compatibilità dei medicinali con la guida. Confermato anche il raddoppio della sospensione della patente per l’uso di un veicolo non di proprietà.

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Pubblicato il 27 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Guida in stato di ebbrezza farmaci: La Cassazione non ammette scuse

L’assunzione di farmaci contenenti alcol può escludere la responsabilità penale per guida in stato di ebbrezza? A questa domanda ha risposto di recente la Corte di Cassazione con un’ordinanza che ribadisce un principio fondamentale: la responsabilità è sempre del conducente. Analizziamo questo caso, che fa luce sulla guida in stato di ebbrezza farmaci e sulle conseguenze per chi si mette al volante dopo aver assunto medicinali con componente alcolica.

I fatti del caso: un tasso alcolemico elevato e la difesa del conducente

Il caso riguarda un automobilista condannato in primo grado e in appello per il reato di guida in stato di ebbrezza, previsto dall’articolo 186 del Codice della Strada. Le misurazioni avevano rilevato un tasso alcolemico di 1,56 g/l e 1,54 g/l, valori che collocano la condotta nella fascia più grave del reato.

La difesa dell’imputato si basava su un argomento specifico: l’elevato tasso alcolemico non era dovuto all’assunzione di bevande alcoliche, ma a un medicinale con un’alta concentrazione di alcol (90%), come indicato nel foglietto illustrativo. A supporto della sua tesi, il conducente citava anche una sentenza del giudice civile che aveva annullato la sanzione amministrativa originariamente applicata.

Inoltre, l’imputato contestava il raddoppio della sanzione accessoria della sospensione della patente, applicato perché il veicolo guidato apparteneva a una persona estranea al reato, essendo un’auto sostitutiva utilizzata mentre la propria era in riparazione.

La decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha dichiarato il ricorso inammissibile. Questa decisione conferma la condanna dell’imputato e chiarisce in modo definitivo i principi giuridici applicabili in situazioni simili. La Corte ha ritenuto le argomentazioni del ricorrente non solo infondate ma anche presentate in modo non corretto, in quanto si limitavano a ripetere le stesse difese già respinte dalla Corte d’Appello, senza confrontarsi criticamente con le motivazioni di quella sentenza.

Le motivazioni della Suprema Corte: La responsabilità per guida in stato di ebbrezza da farmaci

La Corte ha basato la sua decisione su diversi punti cardine, analizzando sia gli aspetti procedurali che quelli sostanziali della vicenda.

L’inammissibilità del ricorso per genericità

In primo luogo, il ricorso è stato giudicato inammissibile perché non specifico. Invece di criticare in modo argomentato la sentenza d’appello, la difesa si è limitata a una “pedissequa reiterazione” dei motivi già discussi e respinti. Questo vizio procedurale è sufficiente, secondo la Corte, a rendere l’impugnazione inefficace, in quanto non assolve alla sua funzione di critica puntuale della decisione impugnata.

L’irrilevanza dell’assunzione di medicinali alcolici

Nel merito, la Cassazione ha smontato la tesi difensiva principale. I giudici hanno sottolineato che la Corte d’Appello aveva correttamente valutato tutti gli elementi, inclusa la volontaria assunzione del farmaco ad alta componente alcolica. La responsabilità dell’imputato è stata accertata non solo sulla base dei dati dell’etilometro, ma anche considerando i sintomi manifesti dell’ebbrezza (occhi lucidi, alito vinoso, andatura a zig zag e difficoltà di espressione).

Il principio di diritto ribadito è cruciale: l’elemento psicologico del reato non è escluso dall’assunzione di farmaci, anche se prescritti. È onere e dovere del conducente informarsi sulla compatibilità dei medicinali che assume con la guida. La volontaria assunzione di una sostanza contenente alcol, a prescindere dallo scopo (terapeutico o altro), non può essere usata come scusante per mettersi al volante in condizioni di alterazione.

La conferma del raddoppio della sospensione della patente

Infine, la Corte ha confermato la legittimità del raddoppio del periodo di sospensione della patente. La legge prevede questa sanzione aggravata quando il veicolo guidato in stato di ebbrezza “appartiene a persona estranea al reato”. Secondo la Cassazione, la nozione di “appartenenza” non va intesa solo come proprietà formale, ma come un effettivo e concreto dominio sulla cosa che non sia meramente occasionale. Guidare un’auto sostitutiva, fornita da un’officina per un periodo di riparazione, rientra in questa categoria, configurando una detenzione non occasionale e giustificando così la sanzione più severa.

Conclusioni: cosa insegna questa ordinanza

L’ordinanza della Cassazione offre due importanti lezioni. La prima è che la giustificazione basata sull’assunzione di guida in stato di ebbrezza da farmaci non trova spazio nel nostro ordinamento. La responsabilità di chi guida è totale: prima di mettersi al volante, è obbligatorio accertarsi che le proprie condizioni psicofisiche siano idonee e che eventuali farmaci assunti non compromettano la sicurezza. La seconda lezione riguarda le sanzioni accessorie: l’utilizzo di un veicolo non proprio, come un’auto di cortesia, comporta un significativo aggravamento della pena in caso di guida in stato di ebbrezza, un aspetto da non sottovalutare.

L’assunzione di un farmaco con un’alta gradazione alcolica può giustificare la guida in stato di ebbrezza?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che l’elemento psicologico del reato non è escluso dall’assunzione di farmaci a elevata componente alcolica. È onere del conducente accertare la compatibilità dell’assunzione del medicinale con la circolazione stradale.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile dalla Corte di Cassazione?
Il ricorso è stato ritenuto inammissibile principalmente perché si è risolto in una “pedissequa reiterazione” dei motivi già dedotti in appello e puntualmente disattesi dalla Corte territoriale. Mancava una critica argomentata e specifica contro la sentenza impugnata, rendendo i motivi solo apparenti e non specifici.

Guidare un’auto sostitutiva (non di proprietà) mentre si è in stato di ebbrezza comporta conseguenze più gravi?
Sì. La Corte ha confermato che il raddoppio del periodo di sospensione della patente è correttamente applicato quando il veicolo appartiene a un soggetto estraneo al reato. La nozione di “appartenenza” include non solo la proprietà, ma anche il possesso o la detenzione non occasionale, come nel caso di un veicolo sostitutivo usato durante la riparazione del proprio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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