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Guida in stato di ebbrezza: bere dopo l’incidente?

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un conducente condannato per guida in stato di ebbrezza con un tasso alcolemico molto elevato. La difesa dell’imputato, che sosteneva di aver consumato alcol solo dopo l’incidente e prima dell’arrivo delle forze dell’ordine, è stata ritenuta infondata e non provata, data la brevità del tempo intercorso (32 minuti). La Corte ha quindi confermato la condanna.

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Pubblicato il 3 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Guida in stato di ebbrezza: non basta dire di aver bevuto dopo l’incidente

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato un caso di guida in stato di ebbrezza, chiarendo un punto fondamentale sulle strategie difensive: sostenere di aver assunto alcolici dopo un sinistro stradale e prima dell’arrivo dei soccorsi è una tesi che, per essere credibile, necessita di solide prove a supporto. In caso contrario, rischia di essere considerata manifestamente infondata, con conseguente inammissibilità del ricorso.

I Fatti del Caso: Incidente e Tasso Alcolemico Elevato

Il caso riguarda un giovane automobilista condannato in primo e secondo grado per il reato di guida in stato di ebbrezza, aggravato dall’aver provocato un incidente. L’evento si era verificato una sera di ottobre, e i successivi controlli effettuati dalle forze dell’ordine, giunte sul posto, avevano rilevato un tasso alcolemico estremamente alto: 2,11 g/l alla prima misurazione e 2,14 g/l alla seconda. Si tratta di valori che rientrano nella fascia più grave prevista dal Codice della Strada, con conseguenze penali e amministrative significative, tra cui l’arresto e la revoca della patente.

La Strategia Difensiva e il Ricorso in Cassazione

Di fronte alla condanna, la difesa dell’imputato ha proposto ricorso per Cassazione, basandosi su un’unica argomentazione: il proprio assistito avrebbe iniziato a bere sostanze alcoliche solo dopo l’incidente, nello stato di agitazione che ne era seguito, e prima dell’arrivo della Polizia Giudiziaria. Secondo questa tesi, al momento della guida, l’imputato non si trovava in stato di ebbrezza. Il ricorso mirava quindi a ottenere l’assoluzione per insufficienza di prove.

Le Motivazioni: la Cassazione conferma la condanna per guida in stato di ebbrezza

La Suprema Corte ha respinto categoricamente la tesi difensiva, dichiarando il ricorso inammissibile per due ragioni principali: genericità e manifesta infondatezza.

In primo luogo, il ricorso è stato ritenuto generico perché non si confrontava adeguatamente con le motivazioni, logiche e ben argomentate, della Corte d’Appello. Quest’ultima aveva già smontato la tesi difensiva, evidenziandone la totale assenza di riscontri probatori.

In secondo luogo, e questo è il punto cruciale, la tesi è stata giudicata manifestamente infondata. I giudici hanno sottolineato come le forze dell’ordine fossero intervenute sul luogo del sinistro appena 32 minuti dopo l’accaduto. Questo lasso di tempo è stato considerato “alquanto esiguo” affinché l’imputato potesse non solo trovare, ma anche assumere una quantità di alcol tale da raggiungere un tasso alcolemico superiore a 2,10 g/l. Una simile affermazione, per avere una qualche credibilità, avrebbe dovuto essere supportata da elementi concreti, che nel caso di specie mancavano del tutto.

Le Conclusioni: l’onere della prova e le conseguenze

La decisione della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale: nel processo penale, chi avanza una tesi alternativa e favorevole (come quella di aver bevuto dopo l’incidente) ha l’onere di fornire quantomeno un principio di prova a sostegno della propria versione dei fatti. Non si può semplicemente lanciare un’ipotesi senza alcun aggancio con la realtà processuale e sperare che venga accolta.

La pronuncia ha quindi confermato la condanna a quattro mesi di arresto e 1.000 euro di ammenda, oltre alla revoca della patente. Per l’imputato, all’esito del giudizio di legittimità, si è aggiunta anche la condanna al pagamento delle spese processuali e di una somma di 3.000 euro in favore della Cassa delle ammende, come previsto in caso di inammissibilità del ricorso.

Un automobilista può essere assolto sostenendo di aver bevuto alcolici solo dopo un incidente?
Sulla base di questa ordinanza, una simile difesa è molto difficile da sostenere. La Corte di Cassazione l’ha ritenuta infondata perché non supportata da alcuna prova, soprattutto considerando il breve tempo (32 minuti) trascorso tra l’incidente e l’arrivo della polizia. Spetta all’imputato fornire elementi concreti a supporto di tale affermazione.

Per quale motivo il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché ritenuto generico, in quanto non si confrontava con le motivazioni della sentenza precedente, e manifestamente infondato. La tesi difensiva è stata giudicata priva di qualsiasi riscontro probatorio e illogica rispetto alle circostanze di tempo e di luogo.

Quali sono le sanzioni per chi guida con un tasso alcolemico superiore a 1,5 g/l e provoca un incidente?
Come confermato in questo caso, la condanna per la fascia più grave di guida in stato di ebbrezza, aggravata dall’incidente, comporta sanzioni severe. La sentenza prevedeva quattro mesi di arresto, 1.000 euro di ammenda (pena già ridotta per il rito abbreviato) e la sanzione amministrativa accessoria della revoca della patente di guida.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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