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Guida ciclomotore: non è reato per il sorvegliato

La Corte di Cassazione ha annullato una condanna per violazione delle misure di prevenzione, stabilendo che la guida di un ciclomotore da parte di un soggetto sorvegliato non costituisce reato. La sentenza chiarisce che il reato si configura solo per la guida di veicoli che richiedono una patente di guida, categoria a cui non appartiene il ciclomotore (con cilindrata fino a 50 c.c.), per il quale è sufficiente un certificato di idoneità.

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Pubblicato il 12 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Guida Ciclomotore e Misura di Prevenzione: la Cassazione Annulla la Condanna

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha stabilito un principio fondamentale per chi è sottoposto a misure di prevenzione personale: la guida ciclomotore senza patente non costituisce reato. Questa decisione, annullando una condanna precedente, chiarisce l’ambito di applicazione dell’art. 73 del D.Lgs. 159/2011, distinguendo nettamente tra ciclomotori e motoveicoli.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine dalla condanna inflitta dal Tribunale e confermata dalla Corte di Appello di Napoli a un individuo sottoposto in via definitiva a una misura di prevenzione personale. L’uomo era stato sorpreso alla guida di un veicolo a due ruote, modello Honda SH, senza essere in possesso della patente. Per questa condotta, gli era stata comminata una pena di sei mesi di arresto in base all’art. 73 del cosiddetto Codice Antimafia.
L’imputato, tramite il suo difensore, ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo un vizio di motivazione. La difesa ha argomentato che il veicolo in questione non era un motoveicolo, ma un semplice ciclomotore, un mezzo non ricompreso nel perimetro della norma incriminatrice contestata.

La Questione Giuridica: Distinzione tra Ciclomotore e Motoveicolo

Il cuore della controversia legale risiede nella corretta qualificazione del veicolo e, di conseguenza, nell’applicabilità della norma penale. L’art. 73 del D.Lgs. 159/2011 punisce la persona sottoposta a misura di prevenzione che guida un autoveicolo o un motoveicolo senza patente, o dopo che questa gli sia stata negata, sospesa o revocata.
La questione cruciale era quindi stabilire se il termine ‘motoveicolo’ potesse essere esteso fino a includere anche i ciclomotori. La difesa ha puntato sulla tesi negativa, evidenziando come le due categorie di veicoli siano distinte sia dal Codice della Strada sia dal tipo di abilitazione alla guida richiesta.

L’Analisi della Targa come Prova

Un aspetto interessante della sentenza è il metodo utilizzato dalla Corte per determinare la natura del veicolo. Pur non essendo la cilindrata esplicitata nel capo d’imputazione, i giudici hanno risolto ogni dubbio analizzando la targa del mezzo. Basandosi sulla normativa di settore, hanno osservato che il numero di caratteri e la composizione alfanumerica della targa in questione erano inequivocabilmente quelli previsti per un ciclomotore, ovvero un veicolo con cilindrata non superiore a 50 c.c.

Le Motivazioni della Cassazione sulla Guida Ciclomotore

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, ritenendolo fondato. Gli ermellini hanno ribadito un orientamento giurisprudenziale consolidato, richiamando precedenti sentenze conformi. La motivazione si basa su una interpretazione letterale e rigorosa della norma incriminatrice. L’art. 73 fa esplicito e univoco riferimento alla conduzione di ‘autoveicoli’ e ‘motoveicoli’ per i quali sia richiesta la ‘patente di guida’.
Per la guida ciclomotore, invece, la legge non richiede una patente, ma unicamente il conseguimento di un certificato di idoneità. Di conseguenza, non potendo il ciclomotore essere ricondotto alla categoria dei motoveicoli contemplata dalla norma, la condotta del soggetto non integra gli estremi del reato contestato. La fattispecie incriminatrice, avendo natura penale, non può essere interpretata in via analogica per includere casi non espressamente previsti.

Le Conclusioni

La Corte ha pertanto disposto l’annullamento senza rinvio della sentenza impugnata, con la formula ‘perché il fatto non sussiste’. Questa pronuncia rafforza il principio di legalità e tassatività in materia penale. In pratica, si chiarisce che una persona sottoposta a misura di prevenzione non commette il reato previsto dall’art. 73 se guida un ciclomotore (fino a 50 c.c.). La sanzione penale si applica solo se il veicolo condotto è un autoveicolo o un motoveicolo per cui la legge impone il possesso della patente di guida. La decisione offre un importante chiarimento interpretativo con dirette conseguenze pratiche per l’applicazione delle misure di prevenzione.

Guidare un ciclomotore senza patente mentre si è sottoposti a misura di prevenzione costituisce reato?
No, secondo questa sentenza della Cassazione, la condotta non integra il reato previsto dall’art. 73 d.lgs. n. 159 del 2011, perché tale norma si applica solo alla guida di veicoli per cui è richiesta la patente di guida, categoria a cui il ciclomotore non appartiene.

Qual è la differenza legale tra ‘ciclomotore’ e ‘motoveicolo’ ai fini di questo reato?
La differenza fondamentale risiede nel tipo di abilitazione alla guida richiesta. Per i ‘motoveicoli’ contemplati dalla norma è necessaria la patente di guida, mentre per il ‘ciclomotore’ è sufficiente un certificato di idoneità. La norma incriminatrice fa riferimento esplicito solo ai veicoli che richiedono la patente.

Come ha fatto la Corte a stabilire che il veicolo era un ciclomotore se non era specificato nell’imputazione?
La Corte ha dedotto la natura di ciclomotore del veicolo analizzando la composizione della serie alfanumerica della targa. In base alla normativa del Codice della strada, la struttura di quella targa corrispondeva a quella assegnata ai veicoli di cilindrata non superiore a 50 c.c., e quindi ai ciclomotori.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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