LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Guarentigie avvocato indagato: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 44941/2024, ha stabilito che le guarentigie professionali previste per i difensori non si applicano quando il legale è egli stesso indagato. L’analisi del caso, relativo a una perquisizione e sequestro per reati di usura ed estorsione, chiarisce che la qualifica di indagato è sostanziale e non formale. La sentenza sottolinea che le tutele mirano a proteggere il diritto di difesa del cliente e non a creare un privilegio personale per l’avvocato, soprattutto se la ricerca della prova riguarda il corpo del reato. Di conseguenza, il ricorso dell’avvocato è stato dichiarato inammissibile.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 13 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Guarentigie Avvocato Indagato: Quando la Protezione Professionale Cede il Passo all’Indagine Penale

La Corte di Cassazione, con una recente sentenza, è tornata a pronunciarsi su un tema tanto delicato quanto cruciale: i limiti delle guarentigie per l’avvocato indagato. La decisione chiarisce che le tutele previste dall’articolo 103 del codice di procedura penale non costituiscono un privilegio personale, ma sono poste a presidio del diritto di difesa del cliente. Quando il professionista è egli stesso sospettato di aver commesso un reato, queste protezioni possono essere superate, specialmente se l’attività investigativa mira ad acquisire il corpo del reato.

I Fatti del Caso: La Perquisizione nello Studio Legale

Il caso trae origine da un decreto di perquisizione e sequestro emesso dalla Procura della Repubblica nei confronti di tre soggetti, tra cui un avvocato, per i reati di usura e tentata estorsione. Le indagini avevano evidenziato il coinvolgimento del legale in un’articolata vicenda usuraria ed estorsiva. In particolare, l’avvocato era sospettato di aver agito, insieme ai coindagati, per il recupero di crediti derivanti da un prestito con interessi usurari, trattenendo illegittimamente alcuni assegni.

L’attività investigativa, quindi, era finalizzata a rinvenire e sequestrare proprio questi titoli di credito, considerati corpo del reato, oltre ad altra documentazione utile all’accertamento dei fatti. La perquisizione veniva estesa anche allo studio legale del professionista, che si opponeva impugnando il provvedimento davanti al Tribunale del Riesame, il quale però confermava la legittimità dell’operato degli inquirenti.

Il Ricorso in Cassazione: La Violazione delle Guarentigie dell’Avvocato Indagato

L’avvocato ricorreva per cassazione lamentando la violazione delle garanzie previste a tutela della professione forense. Sosteneva che l’attività di perquisizione presso il suo studio fosse illegittima perché svolta in assenza delle tutele di cui all’art. 103 c.p.p., che prevedono specifiche procedure per ispezioni e perquisizioni negli uffici dei difensori. A suo dire, tale violazione era aggravata dal fatto che non vi era stata una sua formale iscrizione nel registro degli indagati (art. 335 c.p.p.), un elemento che, secondo la difesa, avrebbe dovuto precludere un’azione così invasiva.

La Qualità Sostanziale di Indagato

La Suprema Corte ha respinto questa argomentazione, ribadendo un principio consolidato: la qualità di ‘indagato’ non dipende da un mero adempimento formale come l’iscrizione nel registro, ma da una valutazione sostanziale. Se una persona è l’effettivo e concreto destinatario di un’attività investigativa per l’ipotesi di reato, deve essere considerata indagata a tutti gli effetti. Nel caso di specie, l’avvocato era chiaramente indicato nel decreto come partecipe dei delitti ipotizzati, rendendo irrilevante la mancata iscrizione formale.

La Finalità delle Tutele: Proteggere la Difesa, non il Professionista

Il cuore della decisione della Cassazione risiede nella corretta interpretazione della ratio dell’art. 103 c.p.p. Le guarentigie non sono un privilegio di categoria, ma un riflesso dell’inviolabilità del diritto di difesa garantito dall’art. 24 della Costituzione. Esse servono a proteggere la sfera di riservatezza e il segreto professionale che intercorre tra l’avvocato e il suo assistito. Lo scopo è evitare che, attraverso indagini sul difensore, si possa indirettamente acquisire materiale relativo alla difesa di un suo cliente.

Le Motivazioni: Il Principio di Diritto

La Corte ha stabilito che questo impianto di tutele viene meno quando il professionista non agisce come difensore, ma è egli stesso la persona sottoposta a indagini. In questo scenario, le garanzie non operano, poiché non c’è un’attività difensiva da proteggere. L’indagine non mira a violare la confidenzialità del rapporto con un cliente, ma ad accertare la responsabilità penale del legale stesso.

Inoltre, la legge prevede un’eccezione esplicita: il sequestro di carte e documenti relativi all’oggetto della difesa è vietato, salvo che questi costituiscano corpo del reato. Nel caso esaminato, la perquisizione era diretta proprio a trovare gli assegni, che rappresentavano il prodotto e lo strumento dei reati di usura ed estorsione. Pertanto, la loro acquisizione era pienamente legittima, anche all’interno dello studio professionale.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

In conclusione, la sentenza afferma con chiarezza che un avvocato indagato per un reato proprio non può invocare le tutele professionali per sottrarsi a una perquisizione o a un sequestro. Le garanzie difensive sono uno scudo per il cliente, non per il legale che abusa della sua funzione o commette illeciti. La decisione ribadisce che le norme procedurali devono essere interpretate secondo la loro finalità, evitando di creare privilegi anacronistici che lederebbero il principio di uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge. Il ricorso è stato quindi dichiarato inammissibile, confermando la piena legittimità dell’azione investigativa.

Le tutele professionali previste per un avvocato si applicano anche quando è lui stesso ad essere indagato?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che le guarentigie dell’art. 103 cod. proc. pen. sono poste a tutela del diritto di difesa dei clienti e non costituiscono un privilegio personale del legale. Pertanto, non si applicano quando il professionista è il diretto destinatario delle indagini per un reato da lui commesso.

È necessaria la formale iscrizione nel registro degli indagati (art. 335 c.p.p.) per considerare una persona ‘indagata’ e procedere con una perquisizione?
No. La qualità di indagato ha natura sostanziale, non formale. Se dagli atti emerge che una persona è il concreto destinatario dell’attività investigativa, questa è da considerarsi indagata a tutti gli effetti, a prescindere dall’iscrizione formale nel registro, che ha una funzione prevalentemente informativa.

È possibile sequestrare documenti nello studio di un avvocato se costituiscono corpo del reato?
Sì. La legge stessa prevede un’eccezione al divieto di sequestro di documenti relativi alla difesa. Se le carte o i beni ricercati costituiscono il ‘corpo del reato’ (ovvero le cose su cui o con cui il reato è stato commesso, o che ne sono il prodotto), il sequestro è sempre possibile, anche all’interno di uno studio legale e anche se l’indagato è il difensore stesso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati