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Gravità indiziaria spaccio: quando non basta la prova

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza di custodia in carcere per detenzione di stupefacenti. La Corte ha ritenuto che la gravità indiziaria spaccio non fosse provata, definendo come mere congetture elementi quali il tentativo di ingerire la droga e le chiamate ricevute sul cellulare, in assenza di prove concrete sulla destinazione della sostanza alla vendita.

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Pubblicato il 2 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Gravità Indiziaria Spaccio: Quando gli Indizi non Bastano

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale in materia di misure cautelari: per giustificare la custodia in carcere non bastano sospetti o congetture, ma è necessaria una solida gravità indiziaria spaccio. Il caso in esame offre un chiaro esempio di come alcuni elementi, spesso considerati indicativi di un’attività di spaccio, possano essere ritenuti insufficienti se non supportati da prove concrete e univoche.

I Fatti del Caso

Un uomo veniva sottoposto alla misura della custodia in carcere sulla base di gravi indizi per il reato di detenzione a fini di spaccio di circa un grammo di eroina, sostanza da cui si potevano ricavare dieci dosi. L’ordinanza cautelare iniziale, emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari, era stata successivamente confermata dal Tribunale di Roma. La difesa dell’indagato, tuttavia, decideva di contestare tale decisione, proponendo ricorso per cassazione e lamentando la manifesta illogicità della motivazione che aveva portato a ritenere provata la destinazione della droga allo spaccio.

La Valutazione del Tribunale e il Ricorso

Il Tribunale aveva basato la sua decisione su una serie di elementi: la reazione dell’uomo alla vista delle forze dell’ordine (aveva tentato di ingoiare l’involucro contenente la sostanza), la quantità di dosi ricavabili e le numerose chiamate ricevute sul suo cellulare durante l’intervento della polizia. Secondo l’accusa, queste chiamate provenivano da un acquirente per un appuntamento mancato. La difesa, al contrario, sosteneva che tali elementi non potevano superare la dichiarazione dell’indagato, che affermava che la droga fosse per uso personale. Il ricorso in Cassazione si concentrava proprio sulla natura congetturale di tali interpretazioni.

Le Motivazioni della Suprema Corte sulla Gravità Indiziaria Spaccio

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, annullando l’ordinanza di custodia cautelare. La decisione si fonda su un’attenta analisi degli elementi indiziari, ritenuti nel loro complesso meramente congetturali e quindi insufficienti a sostenere una misura così afflittiva come la detenzione in carcere.

Il Tentativo di Occultamento e la Quantità

La Corte ha ritenuto ‘apodittica’, cioè indimostrata, la conclusione che il rinvenimento della sostanza e il tentativo di ingoiarla fossero prove della destinazione allo spaccio. Tali comportamenti, infatti, possono essere ugualmente spiegati dalla volontà di un consumatore di evitare le conseguenze legali del possesso, anche per uso personale. Nemmeno la quantità, pari a 0,95 grammi netti, è stata considerata un elemento decisivo, essendo un numero di dosi ‘limitato’.

Le Chiamate Telefoniche: un Indizio Debole

L’argomento più debole, secondo la Suprema Corte, è quello relativo alle chiamate telefoniche. I giudici hanno sottolineato come fosse ‘del tutto ipotetico’ collegare le ripetute chiamate, provenienti da un soggetto non identificato, a un presunto appuntamento ‘mancato’ con un acquirente. Il motivo di quelle telefonate era completamente sconosciuto e attribuirgli, senza alcuna prova, la natura di una transazione di droga rappresenta un salto logico non consentito in sede di valutazione della gravà indiziaria.

Le Conclusioni

La sentenza riafferma con forza che la valutazione della gravità indiziaria spaccio deve basarsi su elementi concreti e non su mere supposizioni. Il giudice non può costruire un’accusa sulla base di interpretazioni soggettive di comportamenti ambigui. Affinché si possa applicare la custodia in carcere, è necessario un quadro probatorio che, pur nella sua natura indiziaria, sia serio, preciso e concordante nel dimostrare che la sostanza detenuta è destinata alla cessione a terzi. In assenza di ciò, la presunzione di non colpevolezza e il principio del ‘favor libertatis’ impongono una decisione a favore dell’indagato, come avvenuto in questo caso con l’annullamento dell’ordinanza e l’immediata liberazione.

Il tentativo di ingoiare della droga prova l’intenzione di spacciarla?
No, secondo questa sentenza, il tentativo di occultare o ingerire la sostanza stupefacente non è, di per sé, un elemento sufficiente a dimostrare la destinazione allo spaccio. Può essere interpretato anche come un gesto per evitare di essere scoperti per uso personale.

Ricevere molte telefonate durante un controllo di polizia è un indizio di spaccio?
Non necessariamente. La Corte di Cassazione ha stabilito che, in assenza di altri elementi, le chiamate ricevute da un numero sconosciuto sono un indizio ‘ipotetico’. Senza conoscere il motivo delle chiamate, è una mera congettura ascriverle a un appuntamento mancato per la vendita di droga.

Cosa si intende per base indiziaria ‘meramente congetturale’?
Significa che gli indizi raccolti non sono solidi e univoci, ma si basano su supposizioni, ipotesi o interpretazioni non supportate da prove concrete. La sentenza chiarisce che una base indiziaria di questo tipo non è sufficiente per giustificare l’applicazione di una misura cautelare grave come la custodia in carcere.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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