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Gravità indiziaria: ricorso inammissibile per genericità

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso contro un’ordinanza di custodia cautelare per narcotraffico. La decisione si fonda sulla genericità del ricorso, che non ha scalfito la valutazione sulla gravità indiziaria basata sulle dichiarazioni di un collaboratore e su plurimi riscontri oggettivi.

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Pubblicato il 10 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Gravità Indiziaria: Quando il Ricorso contro la Custodia Cautelare è Inammissibile

La valutazione della gravità indiziaria rappresenta un pilastro fondamentale nel diritto processuale penale per l’applicazione delle misure cautelari. Con la sentenza n. 13349/2024, la Corte di Cassazione torna a pronunciarsi sui requisiti di ammissibilità dei ricorsi avverso le ordinanze restrittive, ribadendo la necessità di una contestazione specifica e non generica. Questo caso offre spunti cruciali sulla validità delle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia e sull’importanza dei riscontri oggettivi.

Il Contesto: Associazione a Delinquere e Narcotraffico

Il procedimento trae origine da un’ordinanza del Tribunale di Roma che applicava la misura della custodia cautelare in carcere nei confronti di una donna, indagata per partecipazione ad un’associazione dedita al narcotraffico di metamfetamine, con l’aggravante di ricoprire un ruolo apicale. L’ordinanza era stata emessa in sede di rinvio, a seguito di un precedente annullamento da parte della stessa Corte di Cassazione, che aveva richiesto un nuovo esame sulla competenza territoriale.

L’Ordinanza Impugnata e la Valutazione della Gravità Indiziaria

Il Tribunale, nel confermare la misura, ha costruito il quadro di gravità indiziaria principalmente sulle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia. Questi aveva descritto in dettaglio l’operatività del sodalizio criminale a Roma, indicando la ricorrente come figura di vertice prima del suo arresto nel 2019.
Il Tribunale ha ritenuto tali dichiarazioni ampiamente corroborate da una serie di elementi esterni:

* Arresti e sequestri: L’arresto di altri soggetti indicati come partecipi e il rinvenimento di sostanze stupefacenti.
* Persistenza dell’attività illecita: Un secondo arresto della ricorrente nell’ottobre 2021, mentre si trovava in detenzione domiciliare, per il rinvenimento di un’ingente quantità di stupefacente presso la sua abitazione.
* Operatività di un gruppo organizzato: Il ritrovamento, durante il secondo arresto, di utenze cellulari in uso a più soggetti, che successivamente venivano fatte sparire per eliminare le tracce, a dimostrazione di un’azione coordinata.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

La difesa ha impugnato l’ordinanza lamentando violazione di legge e vizio di motivazione. Il fulcro del ricorso era l’asserita insussistenza di riscontri individualizzanti alle dichiarazioni del collaboratore. Secondo la ricorrente, né il successivo arresto né gli altri elementi potevano costituire una conferma valida del suo ruolo apicale nell’associazione, rendendo la motivazione del Tribunale viziata.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Sesta Sezione Penale ha dichiarato il ricorso inammissibile, definendolo una contestazione ‘generica e manifestamente infondata’. La Corte ha sottolineato come il Tribunale avesse, in realtà, fornito una motivazione logica e coerente, valorizzando non solo le dichiarazioni del collaboratore, ma anche una pluralità di ‘specifici elementi esterni’ idonei a confermarne la valenza indiziaria.

La Cassazione ha evidenziato che il Tribunale ha correttamente individuato riscontri individualizzanti sia riguardo al ruolo stabile e apicale della ricorrente, sia riguardo all’operatività convergente di un gruppo organizzato dedito in modo persistente allo spaccio. Il secondo arresto e le circostanze ad esso connesse (come la sparizione dei telefoni) non sono stati visti come eventi isolati, ma come prove concrete della continuazione dell’ingerenza della ricorrente nel traffico illecito e dell’esistenza di una struttura organizzata. Pertanto, il ricorso si è limitato a riproporre una diversa lettura del quadro probatorio, senza individuare vizi logici o giuridici nel ragionamento del giudice del riesame.

Conclusioni: L’Importanza dei Riscontri e dei Ricorsi Specifici

La sentenza in esame riafferma un principio cardine del processo penale: la gravità indiziaria necessaria per una misura cautelare può fondarsi sulle dichiarazioni di un collaboratore, a patto che queste siano sorrette da riscontri esterni, specifici e individualizzanti. La decisione sottolinea inoltre che un ricorso per cassazione non può limitarsi a una critica generica delle valutazioni di merito del giudice precedente, ma deve identificare precise violazioni di legge o vizi di motivazione. In assenza di tali elementi, il ricorso è destinato all’inammissibilità, con la conseguente condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Quando un ricorso contro una misura cautelare viene dichiarato inammissibile?
Quando si risolve in una contestazione generica e manifestamente infondata della motivazione del provvedimento impugnato, senza individuare vizi deducibili in sede di legittimità.

Le dichiarazioni di un collaboratore di giustizia sono sufficienti per fondare la gravità indiziaria?
Sì, a condizione che siano supportate da specifici elementi esterni e riscontri individualizzanti che ne suffraghino la valenza indiziaria, come nel caso di specie dove erano presenti arresti, rinvenimenti di sostanze stupefacenti e la persistenza dell’attività criminale.

Quali elementi possono confermare il ruolo apicale in un’associazione per delinquere in fase cautelare?
Secondo la sentenza, la continuazione dell’attività illecita anche durante la detenzione domiciliare, insieme ad altri elementi come il rinvenimento di utenze cellulari usate da un gruppo organizzato, possono costituire idonei riscontri per confermare un ruolo stabile e apicale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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