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Gravi indizi di colpevolezza: inammissibile il ricorso

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un indagato sottoposto a custodia cautelare in carcere per associazione finalizzata al traffico di stupefacenti e coltivazione di un ingente quantitativo di marijuana. L’indagato sosteneva che il suo supporto logistico ai coindagati fosse un atto di solidarietà familiare e non una partecipazione al sodalizio criminale. La Corte ha stabilito che le censure proposte miravano a una nuova valutazione dei fatti, non consentita in sede di legittimità, confermando la logicità della motivazione del Tribunale del riesame sui gravi indizi di colpevolezza e sulle esigenze cautelari.

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Pubblicato il 25 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Gravi indizi di colpevolezza: quando il ricorso in Cassazione è inammissibile

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 37531/2025, torna a pronunciarsi sui limiti del sindacato di legittimità in materia di misure cautelari, ribadendo un principio consolidato: non è possibile utilizzare il ricorso in Cassazione per ottenere una nuova valutazione dei fatti. Il caso in esame riguarda un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per reati legati al narcotraffico e offre spunti cruciali per comprendere la distinzione tra vizio di motivazione e riesame del merito, soprattutto in relazione alla sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza.

I Fatti del Caso

Il Tribunale di L’Aquila confermava un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di un individuo, indagato per associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti (cocaina, marijuana, eroina) e per la coltivazione di 880 piante di marijuana, da cui erano stati ricavati oltre 421 kg di sostanza stupefacente. Secondo l’accusa, l’indagato, pur non partecipando materialmente alla coltivazione, avrebbe fornito un contributo essenziale al sodalizio, mettendo a disposizione la propria abitazione a Rescaldina (Milano) come “base logistica strategica” per gli altri membri del gruppo che operavano tra l’Abruzzo e la Lombardia.

I Motivi del Ricorso

La difesa presentava ricorso in Cassazione affidandosi a sei motivi, sostenendo principalmente che le condotte attribuite all’indagato fossero espressione di mera solidarietà familiare verso i coindagati, con i quali esisteva uno stretto legame di parentela. In sintesi, i motivi del ricorso lamentavano:
1. Errata valutazione dei gravi indizi di colpevolezza per il reato associativo, trasformando condotte innocue (ospitalità) in atti di partecipazione criminale.
2. Insussistenza di prove sul concorso nella coltivazione, non essendoci elementi che dimostrassero la sua presenza sul luogo del reato o un suo contributo materiale.
3. Omessa pronuncia del Tribunale su specifiche doglianze difensive, in particolare sulla motivazione per relationem del primo giudice.
4. Travisamento del fatto nella valutazione delle esigenze cautelari e violazione del principio di proporzionalità.
5. Utilizzo di una motivazione seriale e standardizzata, non individualizzata.
6. Mancata individualizzazione della valutazione cautelare.

La Valutazione dei gravi indizi di colpevolezza in Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara il ricorso manifestamente infondato e, di conseguenza, inammissibile. Il fulcro della decisione risiede nella netta distinzione tra il controllo di legittimità, proprio della Cassazione, e il giudizio di merito. I primi due motivi, relativi ai gravi indizi di colpevolezza, vengono trattati congiuntamente e giudicati inammissibili perché, pur lamentando formalmente un vizio di motivazione, miravano in realtà a una diversa ricostruzione dei fatti. La difesa, infatti, non contestava una violazione di legge o una manifesta illogicità del ragionamento del Tribunale, ma proponeva una lettura alternativa degli elementi indiziari (l’ospitalità come gesto di affetto familiare), chiedendo alla Corte di sostituire la propria valutazione a quella del giudice di merito. Questo, come costantemente affermato dalla giurisprudenza, non è consentito.

Le motivazioni

La Corte Suprema chiarisce che il suo compito è verificare se la motivazione del provvedimento impugnato sia logicamente coerente e rispettosa dei principi di diritto, non se sia l’unica o la migliore possibile. Nel caso specifico, il Tribunale del riesame aveva adeguatamente argomentato come la messa a disposizione dell’abitazione, in una posizione strategica per gli affari del gruppo, costituisse un contributo concreto e consapevole al sodalizio, superando la tesi della mera solidarietà familiare. La motivazione, seppur sintetica, era stata ritenuta congrua e immune da vizi logici.
Anche gli altri motivi di ricorso vengono respinti. La Corte esclude l’omissione di pronuncia, avendo il Tribunale dato conto della tesi difensiva per poi confutarla. Riguardo alle esigenze cautelari, viene sottolineato che per il reato contestato opera una presunzione relativa di pericolosità sociale, che la difesa non era riuscita a superare. Infine, le censure sulla motivazione “seriale” o “in copia e incolla” sono state ritenute infondate, poiché i provvedimenti mostravano una struttura argomentativa autonoma e individualizzata, pur contenendo parti comuni, come è normale in procedimenti con più indagati legati da un reato associativo.

Le conclusioni

La sentenza si conclude con la declaratoria di inammissibilità del ricorso e la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle Ammende. Questa decisione riafferma con forza un principio fondamentale del nostro sistema processuale: il ricorso in Cassazione non è un terzo grado di giudizio sul merito. Le contestazioni relative alla valutazione delle prove, come i gravi indizi di colpevolezza, sono ammissibili solo se denunciano una palese illogicità del ragionamento del giudice o una violazione di specifiche norme di legge, non quando si limitano a proporre una diversa interpretazione dei fatti.

È possibile contestare i gravi indizi di colpevolezza in Cassazione?
Sì, ma solo se si denuncia una violazione di specifiche norme di legge o una mancanza o manifesta illogicità della motivazione del provvedimento impugnato. Non è possibile, invece, proporre una diversa ricostruzione o valutazione dei fatti, poiché questo rientra nel giudizio di merito e non in quello di legittimità proprio della Cassazione.

L’ospitalità offerta a parenti coinvolti in attività criminali può essere considerata partecipazione al reato?
Secondo la sentenza, sì. Se l’ospitalità non si limita a un gesto di solidarietà familiare ma si traduce in un contributo concreto e consapevole all’attività del gruppo criminale, come fornire una base logistica, può essere valutata come un elemento indiziario di partecipazione al sodalizio.

Cosa succede se un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Quando un ricorso viene dichiarato inammissibile, la Corte non esamina il merito della questione. Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro, equitativamente fissata, in favore della Cassa delle Ammende, come sanzione per aver adito la Corte con un ricorso privo dei presupposti di legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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