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Gravi indizi di colpevolezza: i limiti del ricorso

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un indagato sottoposto a custodia cautelare per associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti. La difesa sosteneva che l’indagato fosse un mero acquirente per uso personale, ma la Corte ha confermato la valutazione del Tribunale del Riesame, ribadendo che il suo compito non è rivalutare i fatti, ma controllare la logicità e la correttezza giuridica della motivazione sui gravi indizi di colpevolezza.

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Pubblicato il 8 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Gravi Indizi di Colpevolezza: i Limiti del Ricorso secondo la Cassazione

La recente sentenza n. 12244/2024 della Corte di Cassazione offre un importante chiarimento sui gravi indizi di colpevolezza e sui limiti del sindacato di legittimità in materia di misure cautelari. La pronuncia riguarda il caso di un individuo accusato di far parte di un’associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, il quale sosteneva di essere un semplice consumatore. La Corte, nel dichiarare inammissibile il ricorso, ha ribadito il suo ruolo di giudice della legge e non dei fatti.

I Fatti del Caso e le Accuse

Il procedimento nasce da un’ordinanza del Tribunale di Catanzaro che applicava la misura della custodia cautelare in carcere a un soggetto. Le accuse erano molto serie: partecipazione a un’associazione criminale dedita al narcotraffico (ex art. 74 d.p.r. 309/90) e numerosi episodi di cessione di stupefacenti (ex art. 73 d.p.r. 309/90).
La difesa dell’indagato ha proposto ricorso avverso tale misura, sostenendo principalmente due punti:
1. L’insussistenza di gravi indizi di colpevolezza, poiché dagli atti d’indagine emergerebbe solo la figura di un acquirente di modiche quantità di cocaina per uso personale, senza alcun coinvolgimento in attività di spaccio o associative.
2. La violazione di legge riguardo le esigenze cautelari e l’adeguatezza della misura, ritenuta sproporzionata.

Il Tribunale del Riesame aveva già rigettato questa richiesta, confermando l’impianto accusatorio basato su intercettazioni, servizi di osservazione e sequestri, delineando un quadro in cui l’indagato non era un semplice assuntore, ma un anello funzionale della catena di spaccio.

Il Ruolo della Cassazione sui Gravi Indizi di Colpevolezza

Il punto centrale della sentenza della Suprema Corte è la delimitazione del proprio campo d’azione. La Cassazione, citando un consolidato orientamento delle Sezioni Unite, ha ricordato che il suo compito non è quello di effettuare una nuova e diversa valutazione delle prove. Al contrario, il suo sindacato si concentra sulla verifica della coerenza logica e della correttezza giuridica della motivazione del provvedimento impugnato.

In tema di gravi indizi di colpevolezza, alla Corte Suprema spetta il compito di verificare se il giudice del riesame:
* Ha dato adeguatamente conto delle ragioni che lo hanno portato ad affermare la gravità del quadro indiziario.
* Ha utilizzato una motivazione congruente rispetto ai canoni della logica e ai principi di diritto che regolano l’apprezzamento delle prove.

Nel caso di specie, il Tribunale del Riesame aveva fornito una motivazione logica e aderente agli atti, evidenziando l’esistenza di un’associazione criminale, i legami (anche familiari) tra i membri e il ruolo specifico dell’indagato come spacciatore nell’interesse del sodalizio.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile sulla base delle seguenti considerazioni.

Il primo motivo, relativo all’insussistenza dei gravi indizi di colpevolezza, è stato considerato un tentativo di sollecitare una rilettura dei fatti, preclusa in sede di legittimità. La difesa proponeva una ricostruzione alternativa (uso personale) che si contrapponeva a quella, logicamente argomentata, dei giudici di merito, i quali avevano evidenziato l’abilità di spacciatore dell’indagato e il suo contributo decisivo all’organizzazione.

Il secondo motivo, relativo alle esigenze cautelari, è stato ritenuto infondato di conseguenza. Esso si basava, infatti, sulla negata partecipazione all’associazione criminale, un presupposto già smentito dalla valutazione sulla sussistenza dei gravi indizi. La Corte ha ritenuto coerente e argomentata la decisione del Tribunale che aveva confermato la misura detentiva.

Conclusioni

La sentenza n. 12244/2024 rafforza un principio fondamentale del nostro sistema processuale: la netta distinzione tra giudizio di merito e giudizio di legittimità. Quando si contesta la sussistenza di gravi indizi di colpevolezza davanti alla Corte di Cassazione, non è sufficiente proporre una versione dei fatti diversa da quella accreditata dal giudice del riesame. È necessario, invece, dimostrare un vizio logico manifesto o una violazione di legge nella motivazione del provvedimento impugnato. In assenza di tali vizi, la valutazione del quadro indiziario effettuata dal giudice del merito rimane insindacabile.

La Corte di Cassazione può riesaminare le prove per decidere se sussistono i gravi indizi di colpevolezza?
No, la Corte di Cassazione non riesamina le prove. Il suo compito è verificare che la motivazione del giudice precedente (in questo caso, il Tribunale del Riesame) sia logica, coerente e non violi alcuna norma di legge.

Cosa significa che un ricorso in Cassazione è dichiarato ‘inammissibile’?
Significa che il ricorso non viene esaminato nel merito perché i motivi presentati non sono consentiti dalla legge. In questo caso, il motivo era inammissibile perché chiedeva alla Corte una nuova valutazione dei fatti, compito che spetta ai giudici di merito.

Qual è la differenza, secondo la sentenza, tra un semplice acquirente per uso personale e un partecipe di un’associazione criminale?
Secondo la valutazione dei giudici di merito, confermata dalla Cassazione, l’acquirente per uso personale compra la sostanza per sé. Il partecipe, invece, svolge un ruolo attivo e consapevole all’interno dell’organizzazione, apportando un contributo concreto alla sua attività illecita, come lo spaccio per conto del gruppo e il procacciamento di clienti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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