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Gratuito patrocinio: false dichiarazioni e l’errore

Un cittadino condannato per false dichiarazioni nella richiesta di gratuito patrocinio ha presentato ricorso in Cassazione. La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, stabilendo che l’errore sulle norme che regolano l’ammissione al beneficio, essendo queste richiamate dalla norma penale, costituisce un errore inescusabile sulla legge penale stessa e non un errore su legge extrapenale.

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Pubblicato il 21 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Gratuito Patrocinio e False Dichiarazioni: L’Errore sulla Legge Non Scusa

L’accesso alla giustizia è un diritto fondamentale, e il gratuito patrocinio rappresenta uno strumento essenziale per garantirlo a chi non dispone delle risorse economiche per sostenere le spese legali. Tuttavia, la richiesta di ammissione a questo beneficio richiede la massima attenzione e veridicità nelle dichiarazioni presentate. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 21504/2024) ribadisce il rigore con cui vengono valutate tali istanze, chiarendo che l’errore sulle norme che ne regolano la compilazione non può essere invocato come scusante per evitare una condanna penale.

Il Caso in Esame: Dalla Condanna al Ricorso in Cassazione

La vicenda processuale ha origine dalla condanna di un individuo per il reato previsto dall’art. 95 del d.P.R. 115/2002, a causa di una falsa dichiarazione resa nella domanda di ammissione al patrocinio a spese dello Stato. La condanna, emessa in primo grado e confermata dalla Corte d’Appello, è stata impugnata dinanzi alla Corte di Cassazione. Il ricorrente lamentava un’errata valutazione da parte dei giudici di merito, sostenendo che la sua dichiarazione non fosse falsa e che, in ogni caso, vi fosse un vizio di motivazione nella sentenza impugnata.

La questione dell’errore e del gratuito patrocinio

Il nucleo della difesa del ricorrente si basava su un presunto errore nell’interpretazione della normativa relativa ai redditi da dichiarare. I giudici di merito, tuttavia, avevano già chiarito un punto cruciale: al momento della presentazione della domanda, l’anno di reddito di riferimento era l’ultimo per il quale erano scaduti i termini di presentazione della dichiarazione dei redditi. Su questa base, la dichiarazione fornita dal ricorrente risultava oggettivamente non veritiera.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, quindi, inammissibile. La motivazione della decisione è di grande interesse perché affronta la natura dell’errore del dichiarante. La Corte ha sottolineato che l’art. 76 del D.Lgs. 115/2002, che disciplina i requisiti per l’accesso al gratuito patrocinio, è una norma espressamente richiamata dalla fattispecie incriminatrice dell’art. 95 dello stesso decreto.

Questo collegamento normativo è fondamentale. Secondo i giudici, non si può parlare di un errore scusabile su una ‘legge extrapenale’ ai sensi dell’art. 47 del codice penale. L’errore sulla legge extrapenale, per essere scusabile, deve riguardare una norma esterna alla fattispecie penale, non una norma che ne costituisce parte integrante. Poiché la norma sui requisiti di reddito è intrinsecamente legata al reato di falsa dichiarazione, l’errore su di essa si traduce in un errore inescusabile sulla legge penale stessa. In altre parole, chi compila la domanda ha il dovere di conoscere le regole che la disciplinano, e l’ignoranza di tali regole non può essere usata come scudo contro una responsabilità penale.

Le conclusioni: la dichiarazione di inammissibilità e le implicazioni

L’esito del ricorso è stato la sua dichiarazione di inammissibilità. Questo ha comportato non solo la conferma definitiva della condanna, ma anche l’obbligo per il ricorrente di pagare le spese processuali e una sanzione di 3.000,00 euro a favore della Cassa delle ammende. La pronuncia della Cassazione serve da monito: la richiesta di gratuito patrocinio è un atto formale di grande responsabilità. È necessario prestare la massima diligenza e accuratezza nel compilare la documentazione, poiché le conseguenze di dichiarazioni false o incomplete sono severe e la giustificazione basata su un errore interpretativo delle norme di riferimento non trova accoglimento in sede penale.

Quale anno di reddito si deve considerare per la domanda di gratuito patrocinio?
Secondo la Corte, l’anno di riferimento è l’ultimo per il quale, al momento della presentazione della domanda, siano già decorsi i termini per la presentazione della denuncia dei redditi.

L’errore sulle regole per il calcolo del reddito nel gratuito patrocinio è considerato scusabile?
No. La Cassazione ha stabilito che le norme sui requisiti per il patrocinio a spese dello Stato (art. 76 D.Lgs. 115/2002) sono direttamente richiamate dalla norma penale (art. 95). Di conseguenza, un errore su di esse è un errore inescusabile sulla legge penale e non un errore scusabile su una legge extrapenale.

Cosa comporta una dichiarazione falsa per ottenere il gratuito patrocinio?
Comporta una condanna per il reato previsto dall’art. 95 del d.P.R. 115/2002. Inoltre, come nel caso di specie, se il ricorso contro la condanna viene giudicato inammissibile, si è tenuti al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria alla Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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