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Gratuito patrocinio e false dichiarazioni

La Corte di Cassazione conferma la condanna per false attestazioni a un soggetto che aveva richiesto il gratuito patrocinio dichiarando un reddito nullo. L’uomo aveva omesso di dichiarare la proprietà di numerosi veicoli, di un ingente pacchetto azionario e, soprattutto, i redditi della persona con cui conviveva stabilmente. Secondo la Corte, ai fini del beneficio, si deve tener conto del reddito complessivo del nucleo familiare di fatto, rendendo la dichiarazione parziale e mendace.

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Pubblicato il 16 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Gratuito Patrocinio: La Convivenza Obbliga a Dichiarare Tutti i Redditi

L’accesso al gratuito patrocinio è un diritto fondamentale, ma si basa su un patto di trasparenza tra il cittadino e lo Stato. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce con forza questo principio, confermando una condanna per false dichiarazioni a un uomo che aveva tentato di ottenere il beneficio omettendo informazioni cruciali sul suo patrimonio e sulla sua situazione di convivenza. La decisione sottolinea che, ai fini del calcolo del reddito, non conta solo ciò che è proprio, ma l’intera capacità economica del nucleo familiare di fatto.

I Fatti del Caso

Un uomo presentava istanza per essere ammesso al patrocinio a spese dello Stato, attestando di avere un reddito nullo e di essere semplicemente ‘ospite’ presso l’abitazione di una conoscente. Tuttavia, le indagini della Guardia di Finanza hanno dipinto un quadro molto diverso. È emerso che non solo la donna che lo ospitava possedeva cospicui redditi da locazioni immobiliari, ma che la coppia, fin dal 2012, aveva acquistato partecipazioni azionarie per un valore superiore a 90.000 euro. Inoltre, il richiedente risultava intestatario di un nutrito parco veicoli, tra auto e moto. Le corti di merito, sia in primo grado che in appello, lo avevano quindi condannato per il reato di false attestazioni in relazione ai redditi degli anni 2013 e 2014.

La Decisione della Corte di Cassazione

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che il suo rapporto con la donna fosse di mera ospitalità e non una convivenza rilevante ai fini di legge. Ha inoltre argomentato che gli investimenti azionari erano precedenti al periodo fiscale di riferimento e che non era suo onere dimostrare l’inutilizzabilità dei veicoli a lui intestati. La Suprema Corte ha respinto tutte le argomentazioni, dichiarando il ricorso manifestamente infondato e, quindi, inammissibile. I giudici hanno ritenuto i motivi del ricorso generici e una mera riproposizione di censure già esaminate e logicamente respinte nei gradi di giudizio precedenti.

Le Motivazioni della Decisione sul Gratuito Patrocinio

La Corte di Cassazione ha basato la sua decisione su principi giuridici consolidati. In primo luogo, ha ribadito che per la determinazione del limite di reddito che consente l’accesso al gratuito patrocinio, devono essere considerati tutti gli elementi reddituali e patrimoniali. Ciò include non solo i redditi da lavoro, ma anche quelli non continuativi, illeciti, esenti da IRPEF e ogni altra componente patrimoniale che sia indice di capacità contributiva. La dichiarazione del ricorrente, che ometteva dieci veicoli e quasi centomila euro di valori mobiliari, era oggettivamente falsa e parziale.

Il Concetto di Convivenza e il suo Impatto sul Gratuito Patrocinio

Il punto cruciale della motivazione riguarda la natura del rapporto tra il ricorrente e la donna che lo ospitava. I giudici di merito, con una valutazione ritenuta logica e non sindacabile in sede di legittimità, hanno qualificato la dichiarazione di ‘ospitalità’ come simulatoria. Il coacervo di interessi economici e patrimoniali comuni dimostrava l’esistenza di una relazione domestica stabile, assimilabile a una convivenza rilevante ai sensi dell’art. 76 del D.Lgs. 115/2002. Da tale qualificazione derivava l’obbligo per il richiedente di indicare nell’istanza anche tutti i cespiti, le rendite e i redditi della convivente.

Conclusioni

L’ordinanza della Cassazione lancia un messaggio inequivocabile: la trasparenza è un requisito non negoziabile per chi richiede il gratuito patrocinio. La decisione chiarisce che il concetto di ‘reddito familiare’ si estende oltre i vincoli di matrimonio, includendo anche le convivenze di fatto caratterizzate da interessi economici comuni. Chiunque presenti domanda per questo beneficio deve essere consapevole che è tenuto a dichiarare la totalità delle proprie risorse economiche e di quelle dei membri del proprio nucleo familiare, pena il rigetto della domanda, la revoca del beneficio e, come in questo caso, una condanna penale per false dichiarazioni. La valutazione del giudice non si ferma alle dichiarazioni formali, ma analizza la sostanza dei rapporti per accertare la reale capacità economica del richiedente.

Ai fini del gratuito patrocinio, devo dichiarare anche i redditi della persona con cui convivo?
Sì. Se il rapporto è una convivenza stabile con interessi economici e patrimoniali condivisi, assimilabile a una relazione domestica, è obbligatorio indicare tutti i redditi, le rendite e i beni della persona convivente, poiché si considera il reddito complessivo del nucleo familiare di fatto.

Quali beni e redditi vanno dichiarati nella domanda per il gratuito patrocinio?
Devono essere dichiarati tutti gli elementi che manifestano la capacità economica, inclusi redditi non continuativi, illeciti o esenti da imposte, nonché tutte le componenti patrimoniali come veicoli, immobili e valori mobiliari (es. azioni). L’omissione, anche parziale, rende la dichiarazione falsa.

Cosa succede se si fanno dichiarazioni false o incomplete per ottenere il gratuito patrocinio?
Si commette un reato penale. Come stabilito in questa ordinanza, ciò porta a una condanna, alla dichiarazione di inammissibilità di eventuali ricorsi e all’obbligo di pagare le spese processuali e una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle Ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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