LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Graduazione della pena: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 12540/2024, ha dichiarato inammissibile un ricorso che contestava l’eccessività della sanzione. La Suprema Corte ha ribadito che la graduazione della pena rientra nel potere discrezionale del giudice di merito e non è sindacabile in sede di legittimità se la decisione è sorretta da una motivazione sufficiente, anche se sintetica, e non è frutto di un ragionamento palesemente illogico o arbitrario.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 9 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Graduazione della Pena: Quando il Giudice è Sovrano e il Ricorso Impossibile

La determinazione della giusta pena è uno dei compiti più delicati del giudice penale. Ma fino a che punto la sua decisione può essere contestata? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 12540/2024) offre un chiarimento fondamentale sui limiti del ricorso contro l’entità della sanzione, mettendo in luce il principio della discrezionalità del giudice nella graduazione della pena.

I Fatti del Caso: un Ricorso per Pena Eccessiva

Il caso trae origine dal ricorso di un imputato avverso una sentenza della Corte d’Appello di Genova. L’unico motivo di doglianza era l’eccessività del trattamento sanzionatorio, ritenuto sproporzionato. Il ricorrente contestava sia la pena base individuata per il delitto tentato, sia gli aumenti applicati a titolo di continuazione per altri reati.

La Discrezionalità del Giudice nella Graduazione della Pena

La questione centrale affrontata dalla Suprema Corte riguarda i confini del potere discrezionale del giudice di merito nel quantificare la pena. Il Codice Penale, all’articolo 133, elenca una serie di criteri (gravità del danno, intensità del dolo, precedenti penali, ecc.) che il giudice deve considerare per adeguare la sanzione al caso concreto.

Questa attività, nota come graduazione della pena, non è un calcolo matematico, ma una valutazione complessa che bilancia esigenze repressive e rieducative. Proprio per questa sua natura, la giurisprudenza costante la considera un ambito dove il giudice di merito gode di ampia autonomia.

I Limiti del Sindacato della Cassazione

La Corte di Cassazione ha il compito di verificare la corretta applicazione della legge, non di riesaminare i fatti o le valutazioni del giudice di primo e secondo grado. Di conseguenza, non può sostituire la propria valutazione a quella del giudice di merito sulla congruità della pena.

Il ricorso per cassazione in materia di graduazione della pena è ammesso solo in casi eccezionali: quando la motivazione del giudice è totalmente assente, palesemente illogica, o basata su un palese arbitrio. Non è sufficiente che l’imputato ritenga la pena semplicemente ‘troppo alta’.

La Motivazione del Giudice di Merito

Nell’ordinanza in esame, la Corte ha sottolineato che l’onere di motivazione del giudice di merito è stato pienamente assolto. Il provvedimento impugnato aveva fatto riferimento agli elementi dell’art. 133 c.p. e utilizzato espressioni come ‘pena congrua’ o ‘pena equa’.

Un punto cruciale evidenziato dalla Cassazione è che non è richiesta una motivazione analitica e dettagliata quando la pena inflitta è inferiore alla media edittale (ovvero, al valore intermedio tra il minimo e il massimo previsto dalla legge per quel reato). In tali circostanze, si ritiene che una motivazione sintetica, che dimostri la presa in considerazione dei criteri di legge, sia sufficiente a giustificare la decisione.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Decisione

La decisione della Cassazione rafforza un principio consolidato: la graduazione della pena è prerogativa del giudice di merito. Per chi intende impugnare una sentenza per eccessività della sanzione, è fondamentale dimostrare non una mera divergenza di valutazione, ma un vizio logico grave e manifesto nel ragionamento del giudice. In assenza di ciò, il ricorso è destinato a essere dichiarato inammissibile, con conseguente condanna al pagamento delle spese processuali e di una somma alla Cassa delle ammende.

È possibile contestare in Cassazione una pena ritenuta semplicemente ‘troppo alta’?
No. La contestazione non può basarsi su una mera valutazione di eccessività. Il ricorso è ammesso solo se la motivazione del giudice sulla graduazione della pena è manifestamente illogica, arbitraria o del tutto assente.

Quale tipo di motivazione deve fornire il giudice per giustificare l’entità della pena?
Secondo l’ordinanza, non è sempre necessaria una motivazione dettagliata. Sono sufficienti espressioni come ‘pena congrua’ o il richiamo ai criteri generali dell’art. 133 c.p., specialmente quando la pena inflitta è inferiore alla media prevista dalla legge per quel reato.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso di questo tipo?
Quando il ricorso viene dichiarato inammissibile, il ricorrente è condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende. Nel caso di specie, la somma è stata fissata in tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati