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Graduazione della pena: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione, con ordinanza del 2025, ha dichiarato inammissibile un ricorso contro una condanna per furto e lesioni. La Corte ha ribadito che la graduazione della pena rientra nel potere discrezionale del giudice di merito e non può essere riesaminata in sede di legittimità, a meno che la decisione non sia palesemente arbitraria o illogica. Nel caso di specie, la motivazione è stata ritenuta sufficiente, portando alla condanna del ricorrente al pagamento delle spese e di un’ammenda.

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Pubblicato il 23 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

La Graduazione della Pena: Quando la Cassazione Dichiara il Ricorso Inammissibile

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre lo spunto per approfondire un tema centrale nel diritto penale: la graduazione della pena. Spesso, dopo una condanna, l’imputato può ritenere la sanzione inflitta eccessiva. Tuttavia, la possibilità di contestare tale valutazione davanti alla Suprema Corte è molto limitata. Vediamo perché, analizzando questo caso specifico.

I Fatti del Caso

L’imputato era stato condannato in primo grado e in appello per i reati di furto in abitazione (art. 624-bis c.p.) e lesioni personali (art. 590 c.p.). Non soddisfatto della quantificazione della pena decisa dalla Corte d’Appello di Firenze, ha proposto ricorso per cassazione tramite il suo difensore. L’unico motivo di ricorso si concentrava proprio sulla presunta erronea determinazione della sanzione, ritenuta sproporzionata.

La Decisione sulla Graduazione della Pena

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, dichiarandolo inammissibile. La decisione si fonda su un principio consolidato: il giudizio di cassazione è un giudizio di legittimità, non di merito. Questo significa che la Suprema Corte non può sostituire la propria valutazione a quella dei giudici che hanno esaminato i fatti (Tribunale e Corte d’Appello). La graduazione della pena è una tipica attività del giudice di merito, che la esercita con potere discrezionale.

Il Potere Discrezionale del Giudice di Merito

I giudici dei primi due gradi di giudizio, nel determinare l’entità della pena, devono attenersi ai criteri indicati dagli articoli 132 e 133 del codice penale. Questi articoli impongono al giudice di tenere conto della gravità del reato (natura, specie, mezzi, oggetto, tempo, luogo ed ogni altra modalità dell’azione) e della capacità a delinquere del colpevole (precedenti penali, condotta di vita, etc.). La scelta finale, all’interno della cornice edittale prevista dalla legge, è frutto di una valutazione discrezionale che deve essere adeguatamente motivata.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte ha spiegato che una doglianza che miri semplicemente a una nuova e diversa valutazione della congruità della pena è inammissibile in sede di legittimità. Il ricorso può essere accolto solo in casi eccezionali, ovvero quando la determinazione della pena da parte del giudice di merito è frutto di “mero arbitrio o di ragionamento illogico” oppure è priva di una “sufficiente motivazione”.

Nel caso analizzato, la Corte ha riscontrato che la sentenza della Corte d’Appello conteneva una motivazione adeguata a sostegno della pena inflitta (come indicato a pagina 3 della sentenza impugnata). Non essendo emersa alcuna illogicità o arbitrarietà, la discrezionalità del giudice di merito non poteva essere sindacata. Di conseguenza, il ricorso è stato dichiarato inammissibile.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza conferma un orientamento giurisprudenziale stabile. Per chi intende contestare la quantificazione di una pena in Cassazione, non è sufficiente affermare che la sanzione sia “troppo alta”. È necessario, invece, dimostrare un vizio logico manifesto nella motivazione del giudice di merito o una sua totale assenza. L’imputato è stato quindi condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di 3.000,00 euro alla Cassa delle ammende, un’ulteriore conseguenza della proposizione di un ricorso ritenuto infondato in partenza.

È possibile contestare in Cassazione la quantità della pena decisa dal giudice?
No, non è possibile chiedere alla Corte di Cassazione una nuova valutazione sulla congruità della pena. La contestazione è ammessa solo se la motivazione del giudice di merito è palesemente illogica, arbitraria o del tutto assente.

Cosa significa che la graduazione della pena è un potere discrezionale del giudice?
Significa che il giudice, nel rispetto dei limiti minimi e massimi previsti dalla legge per un reato, ha la facoltà di scegliere la sanzione concreta da applicare, basando la sua decisione sui criteri stabiliti dagli articoli 132 e 133 del codice penale, come la gravità del fatto e la personalità del reo.

In quali casi la Corte di Cassazione può annullare una sentenza per un’errata quantificazione della pena?
La Corte di Cassazione può annullare la sentenza solo se la determinazione della pena è frutto di mero arbitrio o di un ragionamento palesemente illogico, oppure se la sentenza impugnata manca completamente di una motivazione che spieghi le ragioni della scelta sanzionatoria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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