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Graduazione della pena: limiti del ricorso in Cassazione

Un imputato, condannato per minaccia aggravata dall’uso di un’arma, ha impugnato la sentenza lamentando l’eccessiva severità della sanzione. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo che la graduazione della pena rientra nella discrezionalità del giudice di merito e non può essere rivalutata in sede di legittimità, a meno che la decisione non sia palesemente illogica o arbitraria, cosa non avvenuta nel caso di specie.

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Pubblicato il 18 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Graduazione della Pena: Quando il Ricorso in Cassazione è Inammissibile

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, torna a pronunciarsi su un tema cruciale del diritto processuale penale: i limiti all’impugnazione in sede di legittimità delle decisioni relative alla graduazione della pena. Questa pronuncia offre un’importante lezione sulla discrezionalità del giudice di merito e sulle condizioni che rendono un ricorso destinato all’inammissibilità. Analizziamo insieme i dettagli del caso e i principi di diritto affermati dalla Suprema Corte.

I Fatti del Caso

La vicenda processuale trae origine da una condanna per il reato di minaccia aggravata, previsto dall’articolo 612 del codice penale. L’imputato era stato ritenuto colpevole di aver commesso il fatto utilizzando un’arma, circostanza che aveva aggravato la sua posizione. La sentenza di primo grado era stata integralmente confermata dalla Corte di Appello di Bologna.

Non ritenendosi soddisfatto della decisione, l’imputato, tramite il suo difensore, proponeva ricorso per cassazione, affidandosi a un unico motivo di impugnazione.

Il Motivo del Ricorso e la Discrezionalità del Giudice

L’unica doglianza sollevata in Cassazione riguardava l’operata graduazione della pena. In sostanza, la difesa contestava la quantificazione della sanzione ritenendola eccessivamente severa, replicando le stesse argomentazioni già presentate e respinte nel giudizio di appello.

Questo tipo di censura si scontra con un principio consolidato nel nostro ordinamento: la determinazione della pena, nel rispetto dei limiti edittali, rientra nel potere discrezionale del giudice di merito. Tale potere deve essere esercitato in aderenza ai criteri guida stabiliti dagli articoli 132 e 133 del codice penale, che impongono al giudice di tenere conto della gravità del reato e della capacità a delinquere del reo.

L’inammissibilità della Censura sulla Graduazione della Pena

La Corte di Cassazione ha ribadito che un ricorso volto a ottenere una nuova e diversa valutazione sulla congruità della pena è inammissibile. Il giudizio di legittimità non è una terza istanza di merito dove si possono riesaminare i fatti o l’adeguatezza della sanzione. Il sindacato della Suprema Corte è ammesso solo qualora la determinazione della pena sia frutto di mero arbitrio, di un ragionamento palesemente illogico o non sia supportata da una motivazione sufficiente.

Le Motivazioni della Corte

Nel caso di specie, la Corte ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, di conseguenza, inammissibile. I giudici di legittimità hanno osservato che la Corte di Appello aveva correttamente e congruamente motivato la propria decisione. In particolare, i giudici di merito avevano evidenziato la peculiare gravità del fatto, sottolineando l’elevata efficacia intimidatrice derivante dal mostrare un’arma che, al momento del reato, non appariva affatto come un giocattolo. Questa circostanza, secondo la Corte territoriale, giustificava una sanzione adeguata alla serietà della condotta. Poiché la motivazione era logica, coerente e sufficiente, non vi era spazio per una censura in sede di legittimità.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame conferma un orientamento giurisprudenziale granitico: la scelta sulla quantificazione della pena è un’espressione tipica del potere discrezionale del giudice di merito. Un imputato che intenda contestare tale scelta in Cassazione non può limitarsi a sostenere che la pena sia ‘troppo alta’, ma deve dimostrare che la decisione del giudice inferiore sia viziata da un’evidente illogicità o da un’assoluta carenza di motivazione. In assenza di tali vizi, il ricorso è destinato a essere dichiarato inammissibile, con la conseguente condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

È possibile contestare in Cassazione la severità di una pena decisa dal giudice?
No, di regola non è possibile. La Corte di Cassazione ha chiarito che la graduazione della pena rientra nella discrezionalità del giudice di merito (primo e secondo grado). Un ricorso su questo punto è ammissibile solo se la decisione del giudice è frutto di mero arbitrio o di un ragionamento palesemente illogico, oppure se la motivazione è insufficiente.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché contestava la congruità della pena senza evidenziare vizi di logicità o arbitrarietà nella decisione della Corte d’Appello. La Suprema Corte ha ritenuto che i giudici di merito avessero fornito una motivazione adeguata e coerente per la pena inflitta.

Quale elemento ha reso il reato di minaccia particolarmente grave secondo i giudici?
Secondo i giudici, il reato è stato connotato da peculiare gravità a causa dell’efficacia intimidatrice del mostrare un’arma che, al momento del fatto, non appariva essere un giocattolo. Questo elemento ha giustificato la valutazione sulla severità della condotta e la conseguente graduazione della pena.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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