Graduazione della pena: quando la decisione del giudice è insindacabile?
La determinazione della giusta pena è uno dei compiti più delicati del giudice. Ma fino a che punto la sua decisione può essere contestata in Cassazione? Una recente ordinanza della Suprema Corte fa luce sui limiti del ricorso, specialmente quando si discute la graduazione della pena. La sentenza chiarisce che tale valutazione rientra nella piena discrezionalità del giudice di merito e non è sindacabile in sede di legittimità se adeguatamente motivata.
I Fatti del Caso
Il caso riguarda un uomo condannato in primo e secondo grado per il reato di furto aggravato. La Corte d’Appello, pur confermando la sua responsabilità penale, aveva escluso una delle circostanze aggravanti contestate, rideterminando di conseguenza l’entità della sanzione. Non soddisfatto della decisione, l’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, sollevando due questioni principali: un’errata applicazione della legge penale riguardo al trattamento sanzionatorio e la presunta mancanza di prove sul tentativo di appropriazione di un computer.
La Decisione della Corte di Cassazione
La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, rigettando entrambe le doglianze dell’imputato. Con questa decisione, la condanna è diventata definitiva e il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.
Le Motivazioni della Sentenza: Graduazione della Pena e Prova del Furto
La Corte ha fornito motivazioni chiare e distinte per ciascuno dei punti sollevati dal ricorrente, delineando principi fondamentali del diritto penale e processuale.
La Discrezionalità nella Graduazione della Pena
Il motivo centrale del rigetto riguarda il tema della graduazione della pena. La Cassazione ha ribadito un principio consolidato: la determinazione dell’entità della pena, inclusi gli aumenti e le diminuzioni per le circostanze aggravanti e attenuanti, rientra nel potere discrezionale del giudice di merito. Questo potere non è arbitrario, ma deve essere esercitato in conformità con i principi stabiliti dagli articoli 132 e 133 del codice penale, che impongono di considerare la gravità del reato e la capacità a delinquere del reo.
Nel caso di specie, la Corte ha ritenuto che i giudici d’appello avessero fornito una motivazione congrua e logica, facendo riferimento a specifici elementi ritenuti decisivi. Pertanto, una volta che la motivazione risulta adeguata, la scelta sulla quantità di pena non può essere oggetto di una nuova valutazione da parte della Corte di Cassazione, il cui compito è verificare la corretta applicazione della legge, non riesaminare i fatti.
La Prova dell’Appropriazione nel Furto
Anche il secondo motivo di ricorso, relativo alla presunta assenza di prova del furto del computer, è stato giudicato manifestamente infondato. I giudici hanno sottolineato come la Corte d’Appello avesse già evidenziato un fatto decisivo: il computer era stato ritrovato in un luogo diverso (sul balcone) rispetto a quello in cui la proprietaria lo aveva lasciato (all’interno del negozio). Questo spostamento materiale del bene, secondo la Corte, è un elemento sufficiente a dimostrare l’intenzione dell’imputato di appropriarsene, integrando così il delitto di furto.
Conclusioni: L’Inammissibilità del Ricorso
L’ordinanza in esame è un’importante conferma dei limiti del giudizio di legittimità. Sottolinea che il ricorso in Cassazione non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio sul merito della vicenda. La graduazione della pena resta un’attribuzione tipica del giudice di merito che, se esercitata con motivazione logica e coerente con i criteri di legge, non è censurabile. Allo stesso modo, la valutazione delle prove, come lo spostamento di un oggetto per configurare il furto, appartiene all’analisi dei fatti, preclusa alla Suprema Corte. La decisione si traduce, in pratica, in una chiusura del processo, con la condanna che diventa definitiva e l’obbligo per il ricorrente di sostenere i costi del procedimento.
È possibile contestare in Cassazione la quantità della pena decisa dal giudice?
No, di norma non è possibile. La graduazione della pena è una valutazione discrezionale del giudice di merito (Tribunale o Corte d’Appello) e può essere contestata in Cassazione solo se la motivazione è completamente assente, manifestamente illogica o contraddittoria.
Cosa è sufficiente per provare il tentativo di appropriazione in un furto?
Secondo la Corte, per provare l’appropriazione è sufficiente dimostrare che l’imputato ha spostato l’oggetto dal luogo in cui il proprietario lo aveva lasciato a un altro, manifestando così l’intenzione di sottrarlo. Nel caso specifico, lo spostamento del computer dall’interno di un negozio a un balcone è stato ritenuto prova sufficiente.
Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso in Cassazione?
La dichiarazione di inammissibilità comporta che la Corte non esamini il merito delle questioni sollevate. La sentenza impugnata diventa definitiva e il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una sanzione pecuniaria alla Cassa delle ammende.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 29894 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 29894 Anno 2025
Presidente: NOME COGNOME
Relatore: COGNOME NOME COGNOME
Data Udienza: 02/07/2025
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
PIAZZA NOME nato a ROMA il 11/03/1991
avverso la sentenza del 08/11/2024 della CORTE APPELLO di ROMA
dato avviso alle parti; udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
Rilevato che INDIRIZZO ricorre avverso la sentenza della Corte di Appello di Roma, che, escludendo la circostanza aggravante di cui all’art. 625 n. 7 cod. pen. e rideterminando la pena, ha confermato nel resto la sentenza del giudice di prime cure e la responsabilità penale dell’imputato per il delitto aggravato di furto;
Considerato che il primo motivo di ricorso, con il quale il ricorrente lamenta erronea applicazione della legge penale e vizi di motivazione in ordine al trattamento sanzionatorio, non è consentito in sede di legittimità, perché, secondo l’indirizzo consolidato della giurisprudenza, la graduazione della pena, anche in relazione agli aumenti ed alle diminuzioni previsti per le circostanze aggravanti ed attenuanti e per fissare la pena base rientra nella discrezionalità del giudice di merito, che la esercita in aderenza ai principi enunciati negli artt. 132 e 133 cod. pen.; che nella specie l’onere argomentativo del giudice è adeguatamente assolto attraverso un congruo riferimento agli elementi ritenuti decisivi o rilevanti (si veda, in particolare pag. 6 della sentenza impugnata);
Rilevato, inoltre, che le doglianze inerenti alla mancata prova di un tentativo di appropriazione del computer da parte dell’imputato sono manifestamente infondate, atteso che – come evidenziato dalla Corte di Appello – i suddetto bene era stato rinvenuto in un punto, (nel balcone), diverso da quello in cui la proprietaria lo aveva lasciato (all’interno del negozio);
Ritenuto, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile, con condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende;
P. Q. M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento della somma di
tremila euro in favore della cassa delle ammende.
Così deciso il 2 luglio 2025
Il Consigliere estensore
Il Presidente