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Graduazione della pena: la discrezionalità del giudice

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso contro una sentenza della Corte d’Appello, ribadendo i principi sulla discrezionalità del giudice nella graduazione della pena. È stato chiarito che per pene inferiori alla media edittale, non è necessaria una motivazione analitica, essendo sufficienti formule come ‘pena congrua’. Allo stesso modo, per il diniego delle attenuanti generiche, il giudice può limitarsi a indicare gli elementi decisivi.

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Pubblicato il 13 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Graduazione della Pena: Quando la Motivazione Sintetica è Valida

La graduazione della pena è uno dei momenti più delicati del processo penale, in cui il giudice esercita la sua discrezionalità per definire la sanzione più adeguata al caso concreto. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione, la n. 14555 del 2024, ha ribadito importanti principi su come questa discrezionalità debba essere motivata, specialmente in relazione al diniego delle attenuanti generiche e alla quantificazione della sanzione. Analizziamo insieme la decisione per comprendere meglio i confini del potere del giudice.

I Fatti del Caso e i Motivi del Ricorso

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un imputato avverso una sentenza della Corte d’appello di Milano. Il ricorrente lamentava una violazione di legge e un vizio di motivazione per due ragioni principali: il mancato riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche e l’eccessiva entità della pena che gli era stata irrogata. Sostanzialmente, si contestava il modo in cui i giudici di merito avevano esercitato il loro potere discrezionale nel definire la condanna.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha ritenuto i motivi di ricorso manifestamente infondati, dichiarando l’impugnazione inammissibile. Di conseguenza, ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende. La decisione, seppur concisa, si fonda su principi giurisprudenziali consolidati e offre chiarimenti essenziali sull’obbligo di motivazione del giudice.

Le Motivazioni: la Discrezionalità nella Graduazione della Pena

La Corte di Cassazione ha affrontato separatamente i due motivi di ricorso, fornendo una chiave di lettura chiara sulla discrezionalità del giudice di merito.

Il Diniego delle Attenuanti Generiche

Sul primo punto, la Corte ha ribadito un orientamento costante: nel negare la concessione delle circostanze attenuanti generiche, il giudice non è tenuto a prendere in considerazione tutti gli elementi favorevoli o sfavorevoli dedotti dalle parti o presenti agli atti. È sufficiente che la sua motivazione si concentri sugli elementi ritenuti decisivi o rilevanti e sull’assenza di elementi positivi di particolare spessore. Ogni altro argomento, seppur non esplicitamente menzionato, si considera implicitamente superato e disatteso da tale valutazione complessiva.

La Motivazione sulla Quantità della Pena

Il punto centrale della pronuncia riguarda la graduazione della pena. La Corte ha ricordato che la determinazione della sanzione rientra nella piena discrezionalità del giudice di merito, il quale deve esercitarla seguendo i criteri indicati dagli articoli 132 e 133 del codice penale (gravità del reato e capacità a delinquere). L’obbligo di motivazione, tuttavia, varia a seconda della pena inflitta. Quando la sanzione è inferiore alla media edittale (ovvero al punto medio tra il minimo e il massimo previsto dalla legge), il giudice adempie al suo obbligo utilizzando espressioni sintetiche come «pena congrua» o «pena equa». Non è richiesta un’analisi dettagliata di ogni criterio. Al contrario, una spiegazione specifica e approfondita del ragionamento seguito diventa necessaria solo quando la pena è di gran lunga superiore alla misura media, per giustificare una particolare severità.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche

L’ordinanza in esame consolida un principio fondamentale in materia di sanzioni penali: la discrezionalità del giudice di merito è ampia, ma non arbitraria. Per gli operatori del diritto, questa decisione implica che i ricorsi basati genericamente sull’entità della pena hanno scarse probabilità di successo se la sanzione si colloca al di sotto della media edittale e non si evidenziano vizi logici manifesti nella decisione. La strategia difensiva deve, piuttosto, concentrarsi sulla dimostrazione di specifici elementi positivi che possano giustificare l’applicazione delle attenuanti generiche o su palesi errori nell’applicazione dei criteri di cui all’art. 133 c.p., anziché su una generica doglianza sulla congruità della pena.

Il giudice deve sempre spiegare dettagliatamente perché nega le attenuanti generiche?
No. Secondo la Corte, è sufficiente che il giudice faccia riferimento agli elementi ritenuti decisivi o alla mancanza di elementi positivi, senza dover analizzare ogni singolo aspetto favorevole o sfavorevole.

Quando è necessaria una motivazione approfondita per la quantità della pena inflitta?
Una spiegazione specifica e dettagliata è richiesta soltanto quando la pena inflitta è di gran lunga superiore alla misura media prevista dalla legge per quel reato.

È sufficiente usare espressioni come ‘pena congrua’ per motivare una sentenza?
Sì, ma solo quando la pena determinata dal giudice è inferiore alla media edittale. In questi casi, tali espressioni sono considerate sufficienti per adempiere all’obbligo di motivazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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