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Graduazione della pena: inammissibile il ricorso

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per false dichiarazioni. Il ricorrente lamentava una pena eccessiva, ma la Corte ha confermato che la graduazione della pena è un potere discrezionale del giudice di merito, non sindacabile in sede di legittimità se la motivazione è adeguata, come nel caso di specie.

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Pubblicato il 11 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Graduazione della Pena: Quando il Ricorso in Cassazione è Inammissibile

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio cardine del nostro sistema processuale penale: la graduazione della pena è una prerogativa del giudice di merito e non può essere contestata in sede di legittimità sulla base di una mera percezione di ‘eccessività’. Questa decisione offre spunti importanti per comprendere i limiti del ricorso in Cassazione e l’autonomia dei giudici di primo e secondo grado nel determinare la sanzione.

I Fatti del Processo

Il caso trae origine da una condanna emessa dal Tribunale di Roma per il reato di false dichiarazioni a un pubblico ufficiale, previsto dall’articolo 495 del codice penale. La sentenza era stata successivamente confermata dalla Corte d’Appello di Roma. L’imputato, non rassegnato alla decisione, ha proposto ricorso per Cassazione, affidando la sua difesa a un unico motivo: un presunto vizio di motivazione legato all’eccessività della pena inflitta.

Il Ricorso e la Discrezionalità nella Graduazione della Pena

L’imputato ha sostenuto che la sanzione fosse sproporzionata. Tuttavia, la Corte di Cassazione ha prontamente rilevato come questo tipo di doglianza non sia, di per sé, ammissibile in sede di legittimità. Secondo un consolidato orientamento giurisprudenziale, la graduazione della pena rientra nel potere discrezionale del giudice di merito. Questo significa che spetta al Tribunale e alla Corte d’Appello stabilire l’entità della sanzione, bilanciando attenuanti e aggravanti e fissando la pena base, nel rispetto dei principi guida dettati dagli articoli 132 e 133 del codice penale.

Le Motivazioni

La Corte Suprema ha dichiarato il ricorso ‘manifestamente infondato’. I giudici hanno spiegato che il potere discrezionale del giudice di merito nella commisurazione della pena non è sindacabile in Cassazione, a patto che sia stato esercitato in modo logico e con una motivazione adeguata. Nel caso specifico, la Corte d’Appello aveva correttamente adempiuto al proprio onere argomentativo, facendo riferimento a elementi ritenuti decisivi per giustificare la pena inflitta. Il ricorso dell’imputato, al contrario, si limitava a una ‘rievocazione dei fatti’ e a una ‘apodittica critica’ al trattamento sanzionatorio, senza evidenziare un reale vizio logico o una violazione di legge nella sentenza impugnata. Di conseguenza, il ricorso è stato dichiarato inammissibile.

Le Conclusioni

La decisione è netta: non ci si può rivolgere alla Cassazione lamentando semplicemente che una pena sia ‘troppo alta’. Per poter contestare la sanzione in sede di legittimità, è necessario dimostrare che il giudice di merito abbia violato la legge o abbia fornito una motivazione palesemente illogica o contraddittoria. In assenza di tali vizi, la valutazione sull’entità della pena rimane insindacabile. L’inammissibilità del ricorso ha comportato per l’imputato la condanna al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro a favore della Cassa delle ammende, a conferma della serietà con cui l’ordinamento sanziona i ricorsi temerari o privi dei requisiti di legge.

È possibile contestare in Cassazione una pena ritenuta troppo severa?
No, un ricorso basato unicamente sulla presunta eccessività della pena non è consentito in sede di legittimità. La determinazione della sanzione è un potere discrezionale del giudice di merito, sindacabile solo se la motivazione è palesemente illogica o viola la legge.

Su quali basi il giudice decide l’entità di una condanna?
Il giudice determina la cosiddetta ‘graduazione della pena’ esercitando la propria discrezionalità in aderenza ai principi degli articoli 132 e 133 del codice penale, che impongono di valutare la gravità del reato e la capacità a delinquere del colpevole.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso in Cassazione?
Se il ricorso viene dichiarato inammissibile, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di denaro alla Cassa delle ammende. In questo caso, la somma è stata fissata in 3.000 euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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