LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Graduazione della pena: i limiti del sindacato di legittimità

La Corte di Cassazione, con ordinanza n. 31648/2024, ha dichiarato inammissibile un ricorso focalizzato esclusivamente sulla graduazione della pena. La Suprema Corte ha ribadito che la determinazione del trattamento sanzionatorio rientra nella discrezionalità del giudice di merito e può essere censurata in sede di legittimità solo se arbitraria o manifestamente illogica, circostanze non riscontrate nel caso di specie, data l’adeguata motivazione della corte d’appello.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 12 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Graduazione della Pena: Quando la Scelta del Giudice è Insindacabile

La determinazione della giusta pena è uno dei compiti più delicati del giudice penale. Ma fino a che punto la sua decisione può essere contestata in Cassazione? Una recente ordinanza della Suprema Corte chiarisce i confini della discrezionalità del giudice nella graduazione della pena, sottolineando come il suo operato sia difficilmente censurabile se adeguatamente motivato. Questo principio è fondamentale per comprendere le reali possibilità di successo di un ricorso basato unicamente sull’entità della sanzione.

I Fatti del Caso

Il caso esaminato dalla Corte di Cassazione trae origine dal ricorso di un imputato contro una sentenza della Corte d’Appello di Bologna. Il ricorrente non contestava la sua colpevolezza, ma lamentava esclusivamente la determinazione del trattamento sanzionatorio, ritenendolo eccessivo. A suo avviso, la decisione dei giudici di secondo grado era viziata da una violazione di legge e da un difetto di motivazione, in particolare per quanto riguarda la quantificazione della pena base e gli aumenti applicati.

La Decisione della Corte di Cassazione

Con l’ordinanza in commento, la settima sezione penale della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. Di conseguenza, la sentenza della Corte d’Appello è diventata definitiva. La Suprema Corte ha inoltre condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, una sanzione pecuniaria tipica in caso di ricorsi inammissibili.

Le Motivazioni della Sentenza: La Discrezionalità nella Graduazione della Pena

Il cuore della decisione risiede nel principio, consolidato in giurisprudenza, secondo cui la graduazione della pena rientra pienamente nella discrezionalità del giudice di merito. Quest’ultimo, nel decidere l’entità della sanzione, deve attenersi ai criteri guida forniti dagli articoli 132 e 133 del codice penale, che impongono di valutare la gravità del reato e la capacità a delinquere del colpevole.

La Corte di Cassazione ha chiarito che il suo ruolo non è quello di sostituire la propria valutazione a quella del giudice di merito, ma solo di verificare che tale valutazione non sia frutto di mero arbitrio o di un ragionamento palesemente illogico. Nel caso specifico, i giudici di legittimità hanno riscontrato che la Corte d’Appello aveva fornito una motivazione sufficiente e coerente per la pena inflitta. In particolare, la sentenza impugnata aveva tenuto conto di elementi concreti quali:

* L’entità dei danni provocati dal reato.
* Le specifiche modalità con cui il fatto era stato commesso.
* Il ruolo determinante svolto dall’imputato.
* I precedenti penali a suo carico.

Inoltre, la Corte ha osservato che era già stato valorizzato un parziale risarcimento del danno, che aveva portato a una congrua riduzione della pena originariamente irrogata. Poiché la decisione era supportata da una motivazione logica e aderente ai fatti, essa sfuggiva al sindacato di legittimità.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza ribadisce un’importante lezione pratica: presentare un ricorso in Cassazione lamentando unicamente l’eccessiva severità della pena è un’iniziativa ad alto rischio di insuccesso. Per poter sperare in un accoglimento, non è sufficiente sostenere che si sarebbe potuta applicare una pena più mite; è invece necessario dimostrare che il giudice di merito ha esercitato il suo potere discrezionale in modo arbitrario, irragionevole o in violazione dei criteri legali. In assenza di tali vizi, la valutazione sulla graduazione della pena effettuata nei gradi di merito rimane insindacabile, confermando l’ampia autonomia decisionale del giudice nella commisurazione della sanzione penale.

È possibile impugnare una sentenza davanti alla Corte di Cassazione solo perché si ritiene la pena troppo alta?
No, in linea di principio. Il ricorso è ammissibile solo se si dimostra che la decisione del giudice sulla pena è frutto di un’evidente illogicità, di un’arbitrarietà o di una violazione di legge, non semplicemente perché si desidera una pena più mite.

Quali elementi considera il giudice per decidere l’entità della pena?
Il giudice considera vari elementi indicati dagli articoli 132 e 133 del codice penale, come la gravità del danno causato, le modalità dell’azione, i precedenti penali dell’imputato e il suo comportamento, incluso l’eventuale risarcimento del danno.

Cosa succede se la Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile?
La sentenza impugnata diventa definitiva. Come stabilito in questo caso, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro alla Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati