LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Graduazione della pena: i limiti del ricorso in Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 12569/2024, ha dichiarato inammissibile un ricorso contro la presunta eccessività di una pena. La Corte ha ribadito che la graduazione della pena è un esercizio di discrezionalità del giudice di merito non sindacabile in sede di legittimità, a meno che la motivazione sia manifestamente illogica o assente. Anche formule sintetiche come “pena congrua” sono state ritenute sufficienti a giustificare la decisione, soprattutto se la pena è inferiore alla media edittale.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 9 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Graduazione della pena: quando la decisione del giudice è definitiva?

La determinazione dell’entità di una sanzione penale è uno dei momenti più delicati del processo. Ma fino a che punto un imputato può contestare una pena ritenuta eccessiva? Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione fa luce sui limiti del ricorso in tema di graduazione della pena, ribadendo il principio della vasta discrezionalità del giudice di merito e le condizioni che rendono un’impugnazione inammissibile.

I Fatti alla Base del Ricorso

Il caso trae origine dal ricorso di un imputato avverso una sentenza della Corte d’Appello. L’unico motivo di doglianza sollevato era l’eccessività del trattamento sanzionatorio applicato, senza però specificare vizi di legittimità o palesi illogicità nella motivazione del giudice. L’imputato, in sostanza, chiedeva alla Corte di Cassazione di effettuare una nuova e più favorevole valutazione sulla congruità della pena.

La discrezionalità del giudice nella graduazione della pena

Il cuore della questione giuridica risiede nell’interpretazione del potere concesso al giudice nel determinare la pena. La legge, in particolare l’art. 133 del codice penale, fornisce una serie di criteri (gravità del danno, intensità del dolo, capacità a delinquere, etc.) per guidare questa scelta, ma lascia al magistrato un ampio margine di valutazione. Questo potere è definito “discrezionale” e rappresenta una componente fondamentale dell’attività giurisdizionale.

Il ricorso per cassazione, tuttavia, non è una terza istanza di giudizio sui fatti, ma un controllo sulla corretta applicazione della legge. Pertanto, non è possibile chiedere ai giudici di legittimità di sostituire la propria valutazione a quella del giudice di merito sulla misura della pena, a meno che non emergano vizi specifici.

le motivazioni

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, fornendo importanti chiarimenti. I giudici hanno sottolineato che la graduazione della pena non può essere oggetto di ricorso per cassazione quando la decisione del giudice di merito è sorretta da una motivazione sufficiente e non è frutto di un ragionamento manifestamente illogico o arbitrario.

Nel caso specifico, la Corte ha osservato che il giudice di merito aveva adempiuto al suo onere motivazionale attraverso il richiamo agli elementi dell’art. 133 c.p. e l’utilizzo di espressioni sintetiche ma efficaci come “pena congrua” o “pena equa”. La Cassazione ha precisato che non è necessaria una motivazione specifica e dettagliata per ogni singolo criterio, soprattutto quando la pena irrogata si attesta su livelli inferiori alla media edittale. Una motivazione concisa è pienamente legittima se dimostra che il giudice ha ponderato gli elementi a sua disposizione senza incorrere in palesi errori logici.

le conclusioni

L’ordinanza conferma un orientamento consolidato: l’appello alla Corte di Cassazione per contestare l’entità della pena ha scarse possibilità di successo se si limita a una generica lamentela di eccessività. Per ottenere un riesame, è necessario dimostrare che il giudice di merito ha violato la legge o ha motivato la sua scelta in modo palesemente illogico o del tutto assente. La decisione rafforza il principio secondo cui la valutazione del trattamento sanzionatorio è una prerogativa quasi esclusiva del giudice che ha esaminato i fatti, e la Cassazione interviene solo per correggere errori di diritto, non per esprimere un diverso apprezzamento di merito.

È possibile contestare in Cassazione una pena ritenuta troppo alta?
No, non se la contestazione si basa su una generica valutazione di eccessività. Il ricorso è ammissibile solo se si dimostra che la decisione del giudice è priva di motivazione, manifestamente illogica o basata su un errore di diritto, poiché la graduazione della pena rientra nel suo potere discrezionale.

Una motivazione sintetica come “pena congrua” è sufficiente per giustificare l’entità di una condanna?
Sì, secondo l’ordinanza, espressioni di questo tipo sono considerate una motivazione adeguata, specialmente quando la pena inflitta è inferiore alla media prevista dalla legge per quel reato. Non è richiesta una motivazione analitica su ogni singolo criterio.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso in Cassazione?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, la sentenza impugnata diventa definitiva. Inoltre, come stabilito nel provvedimento, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati