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Graduazione della pena: discrezionalità del giudice

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso contro una condanna per furto e false attestazioni. Il ricorso contestava la graduazione della pena e il diniego delle attenuanti generiche. La Corte ha ribadito che la determinazione della pena è una decisione discrezionale del giudice di merito, non sindacabile in sede di legittimità se adeguatamente motivata, come nel caso di specie.

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Pubblicato il 26 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Graduazione della pena: i limiti del ricorso in Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, torna a pronunciarsi su un tema cruciale del diritto processuale penale: i confini del sindacato di legittimità sulla graduazione della pena operata dal giudice di merito. La decisione ribadisce un principio consolidato: la determinazione della sanzione è un’attività squisitamente discrezionale, che non può essere messa in discussione in Cassazione se non in casi di palese illogicità o arbitrarietà. Questo principio tutela l’autonomia del giudice che ha valutato le prove e la personalità dell’imputato nel corso del processo.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da una sentenza di condanna emessa dalla Corte d’Appello, che confermava una precedente decisione del Tribunale. L’imputato era stato ritenuto colpevole per i reati di furto (art. 624 c.p.) e false attestazioni a un pubblico ufficiale (art. 495 c.p.). Insoddisfatto della quantificazione della pena e del mancato riconoscimento delle attenuanti generiche, l’imputato, tramite il suo difensore, ha proposto ricorso per cassazione, cercando di ottenere una revisione della condanna.

Il Ricorso e la questione della Graduazione della Pena

Il ricorso si fondava essenzialmente su due doglianze. In primo luogo, si contestava la congruità della pena inflitta, sostenendo che fosse eccessiva. In secondo luogo, si lamentava il diniego delle attenuanti generiche, considerate un diritto dell’imputato in determinate circostanze. Tali questioni, tuttavia, si scontrano con la natura stessa del giudizio di cassazione, che non è un terzo grado di merito, ma un giudizio di legittimità. Il suo scopo non è rivalutare i fatti, ma assicurare l’esatta osservanza e l’uniforme interpretazione della legge.

La Discrezionalità del Giudice e i Limiti del Sindacato

La Corte Suprema ha dichiarato il ricorso inammissibile, qualificando le questioni sollevate come non consentite nel giudizio di legittimità e, in ogni caso, manifestamente infondate. Gli Ermellini hanno richiamato la loro giurisprudenza costante in materia, delineando con chiarezza i principi che governano la materia.

le motivazioni

La motivazione della Corte si articola su due punti principali.

Per quanto riguarda la graduazione della pena, si ribadisce che questa rientra nella piena discrezionalità del giudice di merito. Tale potere deve essere esercitato in aderenza ai criteri indicati dagli articoli 132 e 133 del codice penale (gravità del reato, capacità a delinquere del colpevole). Un ricorso in Cassazione che miri a una nuova valutazione della congruità della pena è inammissibile se la determinazione del giudice non è frutto di mero arbitrio o di un ragionamento illogico, ma è sorretta da una motivazione sufficiente. Nel caso di specie, la Corte d’Appello aveva adeguatamente motivato la sua scelta, rendendo la doglianza infondata.

Anche per quanto concerne il diniego delle attenuanti generiche, la Corte ha applicato un principio simile. La giurisprudenza consolidata afferma che, per motivare il diniego, è sufficiente che il giudice faccia un congruo riferimento agli elementi ritenuti decisivi o rilevanti, senza necessità di una disamina analitica di tutte le possibili circostanze. Anche in questo caso, la sentenza impugnata conteneva una motivazione adeguata a giustificare la decisione.

le conclusioni

L’ordinanza si conclude con la dichiarazione di inammissibilità del ricorso. Di conseguenza, l’imputato è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di euro 3.000,00 alla Cassa delle ammende. Questa pronuncia rappresenta un importante monito: il ricorso per cassazione non può essere utilizzato come un’ulteriore istanza per rimettere in discussione valutazioni di merito, come la quantificazione della pena, se queste sono state operate dal giudice in modo logico e con una motivazione adeguata. La discrezionalità del giudice di merito, se correttamente esercitata, è insindacabile in sede di legittimità.

È possibile contestare in Cassazione la quantità della pena decisa dal giudice?
No, non è possibile chiedere alla Corte di Cassazione una nuova valutazione sulla congruità della pena. La graduazione della pena rientra nella discrezionalità del giudice di merito e può essere contestata solo se la decisione è frutto di puro arbitrio o di un ragionamento palesemente illogico, e priva di una motivazione sufficiente.

Cosa serve al giudice per negare le attenuanti generiche?
Per negare la concessione delle attenuanti generiche, è sufficiente che il giudice di merito faccia un congruo riferimento agli elementi che ha ritenuto decisivi o rilevanti per la sua decisione, come avvenuto nel caso analizzato dalla Corte.

Quali sono le conseguenze di un ricorso inammissibile?
La dichiarazione di inammissibilità del ricorso comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in denaro in favore della Cassa delle ammende, che in questo caso è stata fissata in 3.000,00 euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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