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Gradualità della pena: no a misure senza step

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di una condannata contro un’ordinanza del Tribunale di Sorveglianza. La Corte ha confermato l’importanza del principio di gradualità della pena, ritenendo che, a fronte di una prognosi di affidabilità non positiva, sia necessaria una fase di sperimentazione esterna tramite permessi premio prima di poter concedere misure alternative più ampie. La ricorrente è stata condannata al pagamento delle spese processuali e di una somma alla Cassa delle ammende.

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Pubblicato il 8 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Gradualità della pena: la Cassazione chiarisce il percorso per le misure alternative

L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale nell’esecuzione penale: la gradualità della pena. In questo caso, i giudici hanno respinto la richiesta di una misura alternativa alla detenzione, sottolineando come il percorso di reinserimento sociale debba seguire tappe precise e verificate, partendo da strumenti meno ampi come i permessi premio. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante decisione.

I Fatti del Caso

Una persona condannata si è rivolta alla Corte di Cassazione per impugnare un’ordinanza emessa dal Tribunale di Sorveglianza di Napoli. Quest’ultimo aveva negato la concessione di una misura alternativa alla detenzione, ritenendo che il percorso di recupero della condannata non fosse ancora maturo per un passo così significativo. La difesa sosteneva invece la sussistenza dei presupposti per un’applicazione immediata della misura richiesta.

La Decisione della Corte di Cassazione sulla gradualità della pena

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si fonda sull’idea che, in presenza di una valutazione non del tutto positiva sull’affidabilità della condannata, non sia possibile concedere immediatamente misure che ne consentano un ampio reinserimento sociale. Al contrario, è necessario un approccio più cauto e progressivo.

L’importanza della sperimentazione esterna

La Corte ha evidenziato come il Tribunale di Sorveglianza abbia correttamente valutato la situazione. Invece di concedere subito la misura invocata, ha indicato un percorso alternativo: una “preventiva sperimentazione esterna” da attuarsi attraverso la fruizione di permessi premio. Questo strumento è visto come un primo, fondamentale banco di prova per valutare il comportamento del condannato al di fuori del contesto carcerario, in un’ottica di graduale progressività.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte Suprema sono chiare e si basano su una logica di prudenza e verifica. I giudici hanno ritenuto che la prognosi sull’affidabilità della ricorrente fosse, al momento, sfavorevole. Di conseguenza, la misura richiesta non era idonea a garantire un “effettivo recupero e reinserimento sociale”.
La decisione del Tribunale di Sorveglianza, quindi, non è stata considerata illogica o illegittima, ma anzi come un’applicazione corretta del principio di gradualità della pena. Questo principio impone che l’esecuzione della pena si evolva per gradi, passando da un regime di maggiore restrizione a uno di maggiore libertà solo quando il percorso rieducativo del condannato lo consenta e sia stato positivamente verificato. I permessi premio rappresentano il primo passo di questo percorso, un test essenziale prima di considerare misure più incisive.

Le Conclusioni

Questa ordinanza rafforza il ruolo centrale del Tribunale di Sorveglianza nel personalizzare il trattamento penitenziario. La concessione di benefici e misure alternative non è un automatismo, ma il risultato di una valutazione attenta e individualizzata. La decisione sottolinea che il fine ultimo della pena, ovvero la rieducazione e il reinserimento sociale, si persegue meglio attraverso un percorso strutturato e progressivo. Per i condannati, ciò significa che la dimostrazione di affidabilità attraverso strumenti come i permessi premio diventa un passaggio cruciale per accedere a benefici più ampi, confermando che la fiducia va guadagnata passo dopo passo.

È possibile ottenere subito una misura alternativa alla detenzione senza passaggi intermedi?
No, secondo questa ordinanza, quando la valutazione sull’affidabilità del condannato non è pienamente positiva, è necessario seguire un percorso basato sulla gradualità della pena. La Corte ritiene indispensabile una fase di sperimentazione, come la fruizione di permessi premio, prima di concedere misure più ampie.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato ritenuto inammissibile perché la decisione del Tribunale di Sorveglianza è stata giudicata logica e corretta. Non è stato ravvisato alcun vizio nella scelta di privilegiare un approccio progressivo e graduale all’esecuzione della pena, anziché concedere immediatamente la misura richiesta dalla ricorrente.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
Come previsto dall’articolo 616 del codice di procedura penale, la dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma in favore della Cassa delle ammende. In questo specifico caso, la somma è stata fissata in tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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