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Giustizia riparativa: omesso avviso non causa nullità

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso con cui si lamentava la nullità del decreto di citazione in appello per l’omesso avviso sulla facoltà di accedere a programmi di giustizia riparativa. La Corte ha ribadito che le cause di nullità sono tassative e che l’invio delle parti a percorsi di mediazione è una scelta discrezionale del giudice, non un obbligo.

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Pubblicato il 28 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Giustizia riparativa: l’omesso avviso nel decreto di citazione non è causa di nullità

L’introduzione della giustizia riparativa nel nostro ordinamento ha sollevato importanti questioni interpretative, specialmente riguardo agli adempimenti procedurali. Con l’ordinanza n. 24208/2024, la Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento cruciale: la mancata indicazione, nel decreto che dispone il giudizio, della facoltà per le parti di accedere a tali programmi non determina la nullità dell’atto. Questa decisione consolida un principio di tassatività delle nullità e chiarisce la natura discrezionale dell’intervento del giudice in materia.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da una condanna per tentato furto aggravato, emessa dal Tribunale di Milano. La Corte d’Appello, in parziale riforma della prima sentenza, aveva rideterminato la pena, riconoscendo la continuazione con un precedente giudicato. Contro questa decisione, l’imputato ha proposto ricorso per Cassazione, affidandosi a un unico motivo: la presunta nullità del decreto che aveva disposto il giudizio d’appello.

Il Motivo del Ricorso: la Nullità e la Giustizia Riparativa

La difesa sosteneva che il decreto fosse viziato perché non conteneva l’avviso, rivolto all’imputato e alla persona offesa, circa la possibilità di accedere ai programmi di giustizia riparativa, come previsto dalla recente riforma legislativa. Secondo il ricorrente, tale omissione avrebbe integrato una violazione di legge e un vizio di motivazione, rendendo nullo l’intero atto e, di conseguenza, il procedimento successivo.

le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, respingendo su tutta la linea la tesi difensiva. Le motivazioni della decisione si fondano su due pilastri argomentativi solidi e coerenti con la giurisprudenza consolidata.

In primo luogo, i giudici hanno sottolineato che i motivi del ricorso erano meramente riproduttivi di censure già esaminate e correttamente respinte dalla Corte d’Appello. Manca, quindi, una critica specifica e puntuale alle argomentazioni della sentenza impugnata, requisito essenziale per l’ammissibilità del ricorso in Cassazione.

Nel merito, la Corte ha affermato un principio fondamentale del diritto processuale penale: la tassatività delle nullità. Le cause che rendono nullo un atto sono solo quelle espressamente previste dalla legge (in questo caso, dall’art. 601, comma 6, del codice di procedura penale) e non possono essere estese per via interpretativa. L’omissione dell’avviso sulla giustizia riparativa non rientra in questo elenco tassativo.

Inoltre, citando un proprio precedente (Sez. 6, n. 25367/2023), la Cassazione ha ribadito che la facoltà del giudice di disporre d’ufficio l’invio delle parti a un centro di mediazione è rimessa alla sua valutazione discrezionale. Non esiste un obbligo per il giudice di attivare tale percorso, né di motivare la sua scelta di non farlo. Di conseguenza, se l’attivazione del percorso è discrezionale, a maggior ragione la semplice omissione di un avviso informativo non può configurare una nullità procedurale.

le conclusioni: Implicazioni Pratiche della Decisione

L’ordinanza in esame riveste una notevole importanza pratica. Essa chiarisce che, sebbene la giustizia riparativa sia un istituto di grande valore, gli adempimenti formali ad essa connessi non possono essere utilizzati per scardinare la validità degli atti processuali, a meno che la legge non lo preveda espressamente. La decisione rafforza il principio di tassatività delle nullità, arginando il rischio di un uso strumentale delle nuove normative per fini puramente dilatori.

In conclusione, la Corte di Cassazione conferma che la valutazione sull’opportunità di un percorso riparativo resta una prerogativa del giudice, da esercitare con prudente apprezzamento caso per caso, senza che un’omissione informativa possa invalidare il processo.

L’omissione dell’avviso sulla facoltà di accedere a programmi di giustizia riparativa rende nullo il decreto di citazione a giudizio?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che tale omissione non costituisce una causa di nullità, poiché le cause di nullità sono tassativamente indicate dalla legge (art. 601, co. 6 cod. proc. pen.) e non ammettono interpretazione estensiva.

Il giudice è obbligato a inviare le parti a un percorso di giustizia riparativa?
No, la giurisprudenza della Corte di Cassazione afferma che la possibilità per il giudice di disporre d’ufficio l’invio delle parti a un centro di mediazione è una valutazione discrezionale, non un obbligo.

Cosa succede se un ricorso in Cassazione si limita a ripetere censure già respinte in appello?
Se il ricorso è meramente riproduttivo di censure già adeguatamente vagliate e disattese dal giudice di merito, senza una critica specifica alle argomentazioni della sentenza impugnata, viene dichiarato inammissibile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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