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Giustificazione assenza: quando il ricorso è inammissibile

Un soggetto, condannato per non essere stato trovato in casa in violazione delle prescrizioni imposte, ha presentato ricorso in Cassazione. La sua giustificazione assenza, basata su una visita medica, è stata ritenuta infondata e non provata. La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile perché le argomentazioni della difesa erano solo ipotesi non suffragate da elementi concreti, confermando la condanna e aggiungendo il pagamento di una somma alla cassa delle ammende.

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Pubblicato il 8 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Giustificazione Assenza: Quando il Ricorso in Cassazione è Inammissibile

Quando un soggetto sottoposto a misure di prevenzione si allontana dalla propria abitazione, deve fornire una valida giustificazione assenza per non incorrere in sanzioni penali. Tuttavia, non basta addurre una qualsiasi motivazione. Come chiarito da una recente ordinanza della Corte di Cassazione, se le giustificazioni sono deboli, generiche o basate su mere ipotesi non provate, il ricorso contro la condanna è destinato a essere dichiarato inammissibile. Analizziamo insieme questo caso emblematico.

Il Percorso Giudiziario: Dalla Condanna al Ricorso

Un uomo veniva condannato in primo grado dal Tribunale e successivamente dalla Corte d’Appello a sei mesi di arresto per la violazione dell’art. 75, comma 1, del D.Lgs. 159/2011. Il reato contestato era la violazione delle prescrizioni imposte, nello specifico il non essere stato trovato presso la propria abitazione durante un controllo delle forze dell’ordine.

Contro la sentenza di secondo grado, l’imputato proponeva ricorso per Cassazione, lamentando un vizio di motivazione e una violazione di legge. A suo dire, i giudici di merito non avevano valutato correttamente la giustificazione da lui fornita per la sua assenza.

La Valutazione della Giustificazione Assenza

La difesa dell’imputato sosteneva che la sua assenza era dovuta a una visita presso la guardia medica. Tuttavia, questa tesi non ha convinto i giudici. La Corte di Cassazione, integrando la motivazione dei giudici di primo e secondo grado, ha sottolineato come la giustificazione fosse manifestamente infondata.

I giudici hanno rilevato una totale assenza di elementi concreti a supporto della versione difensiva. Non solo l’orario di accesso alla struttura sanitaria è stato considerato, ma si è evidenziato come la difesa non avesse fornito alcuna prova che potesse smentire l’orario certificato dal medico. Le argomentazioni del ricorrente sono state liquidate come “mere ipotesi alternative”, insufficienti a scalfire la logicità e coerenza della decisione impugnata.

La Decisione della Cassazione: il Ricorso è Inammissibile

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. La motivazione di tale decisione si fonda su un principio cardine del giudizio di legittimità: la Corte di Cassazione non può riesaminare i fatti del processo o valutare letture alternative delle prove. Il suo compito è verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione della sentenza impugnata.

Le motivazioni della Corte

Secondo gli Ermellini, le censure mosse dal ricorrente erano tese a sollecitare una nuova e diversa valutazione delle prove, un’operazione preclusa in sede di legittimità. La Corte territoriale aveva considerato tutti gli elementi, comprese le giustificazioni fornite, giungendo a conclusioni logiche e coerenti. La giustificazione assenza non era supportata da alcun elemento concreto, rimanendo a livello di mera allegazione difensiva. Poiché le doglianze erano manifestamente infondate, il ricorso non poteva che essere dichiarato inammissibile.

Le conclusioni

La decisione comporta due conseguenze significative per il ricorrente. In primo luogo, la condanna a sei mesi di arresto diventa definitiva. In secondo luogo, a causa dell’inammissibilità del ricorso, dovuta a una colpa nella sua proposizione, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della cassa delle ammende. Questo caso insegna che, per contestare una condanna, non è sufficiente proporre una versione alternativa dei fatti; è indispensabile fornire elementi di prova concreti e specifici in grado di dimostrare l’illogicità o la contraddittorietà della motivazione della sentenza che si intende impugnare.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché le censure sollevate erano manifestamente infondate e miravano a ottenere una nuova valutazione dei fatti, cosa non consentita in sede di Cassazione. La giustificazione fornita dall’imputato era basata su mere ipotesi alternative non supportate da alcuna prova concreta.

Una visita medica è sempre una valida giustificazione per l’assenza da casa durante un controllo?
Non necessariamente. Come dimostra questo caso, la giustificazione deve essere provata con elementi concreti e coerenti. La semplice affermazione di essersi recato alla guardia medica non è sufficiente se non è supportata da prove che ne confermino la veridicità e la corrispondenza con l’orario del controllo, soprattutto quando gli elementi esistenti (come l’orario certificato dal medico) non la supportano.

Quali sono le conseguenze di un ricorso inammissibile?
L’inammissibilità del ricorso comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali. Inoltre, come in questo caso, se l’inammissibilità è dovuta a colpa del ricorrente (perché il ricorso è manifestamente infondato), il giudice lo condanna anche al pagamento di una sanzione pecuniaria a favore della cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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