Giustificato Motivo: La Cassazione Chiarisce la Tempistica
Quando si viene fermati per un controllo e si è in possesso di un oggetto potenzialmente offensivo, è fondamentale fornire un giustificato motivo per il suo porto. Ma questa spiegazione può essere data in un secondo momento, magari con più calma in caserma o tramite il proprio avvocato? Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha ribadito un principio consolidato e fondamentale: la giustificazione deve essere immediata. Analizziamo insieme questa decisione per capire le sue implicazioni pratiche.
I Fatti di Causa
Il caso nasce dalla condanna di un individuo, confermata sia in primo grado che in appello, per il reato previsto dall’art. 4 della Legge n. 110/1975, ovvero il porto di oggetti atti ad offendere. La condanna consisteva in sei mesi di arresto e 1000 euro di ammenda. L’imputato, tramite il suo difensore, ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che la sua condanna fosse basata su una motivazione illogica e un’errata applicazione della legge. Il punto centrale del suo ricorso era un’interpretazione alternativa del concetto di giustificato motivo: secondo la difesa, la validità della giustificazione non dovrebbe essere legata alla sua immediatezza cronologica, ma alla sua effettiva riscontrabilità, anche se fornita in un momento successivo al controllo.
La Questione Giuridica sul Giustificato Motivo
La questione sottoposta alla Corte Suprema riguardava quindi la finestra temporale entro cui il giustificato motivo per il porto di un oggetto atto ad offendere può essere considerato valido. L’imputato sperava in un’interpretazione più elastica, che consentisse di validare una spiegazione fornita a posteriori. Tuttavia, la giurisprudenza di legittimità sul punto è sempre stata molto rigorosa, legando la rilevanza della giustificazione alla sua immediatezza, intesa come contestualità al momento del controllo effettuato dalle forze dell’ordine.
Le Motivazioni della Cassazione
La Corte di Cassazione, nel dichiarare il ricorso inammissibile, ha smontato completamente la tesi difensiva. I giudici hanno affermato che l’interpretazione proposta dal ricorrente è in netto contrasto con l’orientamento consolidato e granitico della Corte stessa.
Il “giustificato motivo” rilevante ai fini della legge non è quello che l’imputato o la sua difesa possono costruire e presentare a posteriori. Al contrario, è esclusivamente quello fornito immediatamente al momento del controllo. La ragione di questa rigidità è logica e funzionale: la giustificazione deve essere legata all’attualità della situazione e deve poter essere immediatamente verificata dagli agenti verbalizzanti. Permettere una giustificazione postuma aprirebbe la porta a spiegazioni costruite ad arte, vanificando lo scopo preventivo della norma, che è quello di evitare la circolazione ingiustificata di oggetti pericolosi.
Le Conclusioni
La decisione della Suprema Corte si conclude con la dichiarazione di inammissibilità del ricorso. Questa pronuncia comporta due conseguenze dirette per il ricorrente: la condanna definitiva e l’obbligo di pagare le spese processuali e un’ulteriore somma di 3000 euro a favore della cassa delle ammende, data l’evidente infondatezza del motivo di impugnazione.
In pratica, questa ordinanza rafforza un principio chiave: chiunque porti con sé un oggetto che potrebbe essere usato per offendere deve essere pronto a fornire una spiegazione valida, plausibile e immediatamente verificabile sul posto. Non c’è spazio per ripensamenti o giustificazioni tardive. La trasparenza e l’immediatezza sono requisiti essenziali per non incorrere in responsabilità penali.
È possibile fornire la giustificazione per il porto di un oggetto atto ad offendere in un momento successivo al controllo delle forze dell’ordine?
No. Secondo la consolidata giurisprudenza della Corte di Cassazione, il “giustificato motivo” rilevante è solo quello fornito immediatamente al momento del controllo, non quello dedotto a posteriori dall’imputato o dalla sua difesa.
Cosa si intende quando si afferma che il “giustificato motivo” deve essere attuale e suscettibile di immediata verifica?
Significa che la ragione per cui si porta l’oggetto deve essere valida nel momento stesso del controllo e deve essere tale da poter essere verificata sul posto dagli agenti operanti, senza la necessità di indagini successive.
Quali sono le conseguenze se un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento. Inoltre, come nel caso di specie, può essere condannato a versare una somma alla cassa delle ammende se il ricorso è ritenuto proposto per colpa o con motivi palesemente infondati.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 45946 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7 Num. 45946 Anno 2024
Presidente: COGNOME
Relatore: COGNOME NOME COGNOME
Data Udienza: 24/10/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
COGNOME nato a MARSALA il 13/06/1998
avverso la sentenza del 24/01/2024 della CORTE APPELLO di PALERMO
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME
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RITENUTO IN FATI -0
La Corte di Appello di Palermo con la sentenza emessa in data 24 gennaio 2024 confermava la sentenza di condanna di NOME alla pena di mesi sei di arresto e 1000 euro di ammenda per il reato di cui all’art. 4 L. 110/75 pronunciata dal Tribunale di Marsala.
Avverso detta decisione proponeva ricorso l’imputato tramite il difensore di fiducia, lamentando con un unico motivo di ricorso la manifesta illogicità della motivazione, nonché la erronea applicazione dell’art. 4 co. 2 e 3 L. 110/75.
Il ricorrente riteneva di dovere interpretare l’indirizzo della giurisprudenza di legittimità circa la rilevanza della giustificazione fornita nell’immediatezza del fatto non già come immediatezza cronologica, bensì come riscontrabilità della giustificazione; tale interpretazione consentirebbe di rendere rilevante anche la giustificazione fornita in un momento successivo al controllo.
CONSIDERATO IN DIRITTO
Il ricorso è inammissibile.
L’interpretazione proposta dal ricorrente circa la finestra temporale entro cui può rilevare la comunicazione del giustificato motivo del porto è del tutto in contrasto con la consolidata giurisprudenza di legittimità sul punto, che è granitica nell’affermare che il “giustificato motivo” rilevante ai sensi dell’art. 4 della legge 18 aprile 1975, n. 110, non è quello dedotto a posteriori dall’imputato o dalla sua difesa, ma quello espresso immediatamente, in quanto riferibile all’attualità e suscettibile di una immediata verifica da parte dei verbalizzanti. (Sez. 1 – , n. 19307 del 30/01/2019 Rv. 276187)
All’inammissibilità del ricorso consegue, ai sensi dell’art. 616 c.p.p., la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e – alla luce della sentenza 13 giugno 2000, n. 186 della Corte costituzionale e in mancanza di elementi per ritenere che «la parte abbia proposto il ricorso senza versare in colpa nella determinazione della causa di inammissibilità» – della somma di euro 3000 a favore della cassa delle ammende, tenuto conto dell’evidente inammissibilità dei motivi di impugnazione
PQM
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e della somma di euro tremila in favore della cassa delle ammende.
Così deciso il 24/10/2024