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Giustificato motivo: quando restare è un reato?

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna di un cittadino straniero per non aver rispettato un ordine di espulsione. La Corte ha ritenuto che i processi penali pendenti e una ricetta medica generica non costituissero un ‘giustificato motivo’ valido per rimanere illegalmente sul territorio italiano, chiarendo i requisiti probatori necessari.

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Pubblicato il 22 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Giustificato Motivo: la Cassazione chiarisce quando è valido per restare in Italia

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 16902 del 2025, offre un’importante analisi sul concetto di giustificato motivo nel contesto del reato di inosservanza dell’ordine di allontanamento dal territorio nazionale. Questa decisione sottolinea come non ogni difficoltà personale o legale possa automaticamente scusare la permanenza illegale di un cittadino straniero, fissando paletti precisi sulla qualità delle prove necessarie a sostegno di tali giustificazioni.

I Fatti del Caso: una Condanna per Mancata Espulsione

Il caso riguarda un cittadino di nazionalità peruviana condannato dal Giudice di Pace di Torino al pagamento di una multa di 7000 euro. Il reato contestato era quello previsto dall’art. 14, comma 5-ter, del D.Lgs. 286/1998, per essersi trattenuto in Italia senza un valido giustificato motivo dopo aver ricevuto un decreto di espulsione dal Prefetto e un ordine di allontanamento dal Questore.

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo di avere valide ragioni per la sua permanenza. In particolare, ha addotto due principali motivazioni:
1. La pendenza di diversi procedimenti penali a suo carico, che richiedevano la sua presenza in Italia per potersi difendere adeguatamente.
2. Precarie condizioni di salute, nello specifico epilessia e crisi di panico, che rendevano difficoltosa la partenza.

L’Analisi del “Giustificato Motivo” da Parte della Corte

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, ritenendolo infondato. I giudici hanno ribadito un principio consolidato: il giustificato motivo che esclude il reato non si limita alle cause di giustificazione codificate (come la legittima difesa o lo stato di necessità), ma si estende a tutte quelle situazioni concrete che rendono la partenza inesigibile, difficoltosa o pericolosa.

Tuttavia, spetta al giudice di merito valutare caso per caso, apprezzando tutti i profili della condizione del cittadino straniero. Sebbene l’onere della prova gravi sulla pubblica accusa, sull’imputato ricade un “onere di allegazione”, ovvero il dovere di indicare e supportare con elementi concreti i motivi che giustificherebbero la sua permanenza.

Le Motivazioni della Decisione della Cassazione

La Suprema Corte ha ritenuto ineccepibile la motivazione della sentenza impugnata. Analizziamo i punti chiave che hanno portato al rigetto del ricorso.

In primo luogo, riguardo alla pendenza di altri processi, i giudici hanno osservato che l’imputato non aveva dimostrato di aver chiesto espressamente di rimanere in Italia per presenziare alle udienze. La semplice esistenza di procedimenti a carico non è, di per sé, sufficiente a creare una situazione che impedisca l’allontanamento.

In secondo luogo, e in modo ancora più netto, la Corte ha smontato la giustificazione legata alle condizioni di salute. La ricetta medica presentata dall’imputato è stata giudicata “oggettivamente inidonea e insufficiente”. Il motivo? La ricetta era priva del cognome del paziente, rendendo impossibile collegarla in modo univoco all’imputato. Questo vizio formale ha reso la prova del tutto irrilevante ai fini della decisione, in quanto non era possibile accertare che la prescrizione fosse destinata proprio a lui.

Conclusioni: L’Importanza delle Prove Concrete

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale: per invocare con successo un giustificato motivo, non basta enunciare un problema, ma è necessario fornire prove concrete, specifiche e univocamente riferibili alla propria persona. La decisione evidenzia come, nel bilanciamento tra l’obbligo di rispettare le leggi sull’immigrazione e i diritti individuali, il sistema giudiziario richieda un rigore probatorio che non lasci spazio a dubbi o ambiguità. Per i cittadini stranieri e i loro difensori, ciò significa preparare con la massima cura la documentazione a sostegno delle proprie ragioni, specialmente quando si tratta di condizioni di salute, assicurandosi che ogni documento sia completo, chiaro e direttamente collegabile all’interessato.

Avere processi penali in corso costituisce un ‘giustificato motivo’ per non ottemperare a un ordine di espulsione?
No, secondo la sentenza, la semplice pendenza di procedimenti penali non è di per sé un giustificato motivo. È necessario che l’interessato dimostri di aver compiuto atti specifici, come una richiesta formale di rimanere o rientrare in Italia per partecipare alle udienze.

Quali prove sono necessarie per dimostrare un ‘giustificato motivo’ legato a problemi di salute?
La prova deve essere idonea e sufficiente a dimostrare la condizione di salute. Una ricetta medica, per essere considerata valida, deve essere univocamente riferibile all’imputato, contenendo ad esempio il suo cognome, per non essere ritenuta inefficace.

Su chi ricade l’onere di provare il ‘giustificato motivo’ nel reato di permanenza illegale?
Mentre l’onere di provare tutti gli elementi del reato spetta al pubblico ministero, sull’imputato grava un ‘onere di allegazione’. Ciò significa che deve essere lui a presentare al giudice i motivi (e le relative prove) che giustificherebbero la sua mancata partenza, specialmente se si tratta di fatti non conosciuti o conoscibili dal giudice stesso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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