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Giustificato Motivo: Matrimonio e Pericolosità Sociale

La Corte di Cassazione ha stabilito che il matrimonio con un cittadino italiano non costituisce un “giustificato motivo” per sottrarsi a un ordine di espulsione se lo straniero è ritenuto socialmente pericoloso. La sentenza chiarisce che la pericolosità, desunta da precedenti condanne, prevale sui legami familiari, rendendo legittima la condanna per inottemperanza all’ordine del questore.

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Pubblicato il 17 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Giustificato Motivo e Ordine di Espulsione: il Matrimonio non Basta se c’è Pericolosità Sociale

La recente sentenza della Corte di Cassazione Penale n. 20247/2024 affronta un tema cruciale nel diritto dell’immigrazione: fino a che punto i legami familiari possono costituire un giustificato motivo per non rispettare un ordine di allontanamento dal territorio nazionale? La Corte ha fornito una risposta netta, stabilendo che il matrimonio con una cittadina italiana non è uno scudo automatico contro l’espulsione, soprattutto quando emerge un profilo di pericolosità sociale del soggetto.

I Fatti del Caso

Un cittadino straniero veniva condannato dal Giudice di Pace al pagamento di una multa di 8.000,00 euro per il reato di inottemperanza all’ordine del Questore di lasciare l’Italia. L’uomo, pur essendo privo di titoli di soggiorno validi, era rimasto sul territorio nazionale. La sua difesa si basava su un elemento fondamentale: il suo matrimonio con una cittadina italiana, che a suo dire rappresentava un giustificato motivo per la sua permanenza.
Il giudice di primo grado, tuttavia, aveva escluso la rilevanza di tale legame, sottolineando la pericolosità sociale dell’imputato, comprovata da precedenti condanne.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

L’imputato ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione, articolando la sua difesa su due punti principali:
1. Mancanza di motivazione: La sentenza di condanna sarebbe stata troppo generica e basata su formule standard, senza analizzare adeguatamente la sua specifica situazione familiare e il motivo per cui il matrimonio non fosse stato considerato una giustificazione valida.
2. Erronea applicazione della legge: Il giudice non avrebbe valutato correttamente le cause che ostano all’espulsione secondo la legge (art. 19 del D.Lgs. 286/1998), tra cui rientra proprio la convivenza con il coniuge di nazionalità italiana.

La Decisione della Corte: Pericolosità Sociale e il Giustificato Motivo

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, ritenendolo infondato. La sua analisi chiarisce in modo definitivo i limiti del giustificato motivo in questi contesti.
La Corte ha specificato che il giudice penale non deve riesaminare la legittimità del provvedimento di espulsione (competenza del giudice civile), ma deve verificare se esistano valide ragioni che hanno impedito allo straniero di obbedire all’ordine.
Il legame matrimoniale è certamente una di queste possibili ragioni, ma non ha un valore assoluto. La legge stessa prevede delle eccezioni.

Il Matrimonio non è un “Salvacondotto”

Il punto centrale della decisione risiede nell’interpretazione dell’art. 19 del Testo Unico sull’Immigrazione. Questa norma, pur vietando l’espulsione dello straniero convivente con coniuge di nazionalità italiana, prevede un’eccezione fondamentale: il divieto non si applica “nei casi previsti dall’articolo 13, comma 1”, ovvero quando l’espulsione è disposta per motivi di ordine pubblico o sicurezza dello Stato.
Il richiamo del giudice di primo grado alla “pericolosità sociale” dell’imputato, desunta dalle sue condanne, è stato considerato dalla Cassazione un riferimento diretto e corretto a questa eccezione. In pratica, la pericolosità del soggetto “disattiva” la protezione offerta dal legame familiare.

le motivazioni

La Corte ha ritenuto la motivazione del giudice di pace completa e sufficiente. Non si è trattato di mere clausole di stile, ma di una valutazione concreta che ha personalizzato la decisione, bilanciando la tesi difensiva (il matrimonio) con un elemento contrario prevalente (la pericolosità sociale). Il giudice ha correttamente concluso che la condizione personale dell’imputato non rendeva l’adempimento all’ordine del questore inesigibile, difficoltoso o pericoloso. Inoltre, la Corte ha respinto la doglianza generica sul rischio di violazione dei diritti fondamentali nel Paese d’origine, poiché non supportata da alcuna prova e in contrasto con l’inserimento di tale nazione nell’elenco dei “Paesi sicuri” da parte del Ministero degli Affari Esteri.

le conclusioni

Questa sentenza riafferma un principio fondamentale: la tutela dell’unità familiare, pur essendo un valore protetto, non può prevalere sulle esigenze di ordine pubblico e sicurezza dello Stato. La sussistenza di un giustificato motivo deve essere accertata caso per caso, e la presenza di un profilo di pericolosità sociale, supportato da elementi oggettivi come precedenti penali, è un fattore determinante che può legittimare la condanna per inottemperanza all’ordine di espulsione, anche in presenza di stretti legami familiari in Italia.

Il matrimonio con un cittadino italiano è sempre un “giustificato motivo” per non rispettare un ordine di espulsione?
No. La sentenza chiarisce che il matrimonio non costituisce un giustificato motivo automatico se lo straniero è ritenuto socialmente pericoloso per via di precedenti condanne, poiché la sicurezza pubblica prevale sul legame familiare.

Cosa si intende per “pericolosità sociale” in questo contesto?
Si riferisce a una valutazione basata su elementi concreti, come le condanne penali riportate da un individuo, che portano il giudice a ritenerlo una minaccia per l’ordine pubblico o la sicurezza dello Stato.

Il giudice penale che giudica il reato di inottemperanza deve rivalutare la legittimità dell’ordine di espulsione?
No, la competenza a valutare la legittimità del decreto di espulsione è del giudice civile. Il giudice penale deve solo accertare se l’imputato avesse un “giustificato motivo” per non aver obbedito all’ordine, una volta che questo è stato emesso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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