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Giustificato motivo inottemperanza: il tempo conta

La Corte di Cassazione ha annullato una condanna per inottemperanza a un ordine di espulsione, stabilendo che il giudice di merito deve sempre valutare se il tempo concesso all’individuo, specie se appena scarcerato, sia sufficiente per organizzare la partenza. La mancata analisi di questo aspetto costituisce un vizio di motivazione e può integrare un giustificato motivo di inottemperanza. Nel caso di specie, 22 giorni non sono stati automaticamente considerati sufficienti, richiedendo una nuova valutazione.

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Pubblicato il 28 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Giustificato Motivo per Inottemperanza all’Ordine di Espulsione: La Cassazione Sottolinea l’Importanza del Tempo

L’obbligo di lasciare il territorio nazionale a seguito di un ordine di espulsione non è sempre assoluto. La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 23865/2024, illumina un aspetto cruciale: la valutazione del tempo a disposizione dell’individuo per conformarsi all’ordine, specialmente in circostanze di particolare vulnerabilità. Il caso analizzato riguarda la possibilità che un periodo di tempo limitato possa costituire un giustificato motivo per l’inottemperanza, sollevando importanti questioni sulla congruità delle pretese statali rispetto alle concrete possibilità del singolo.

I Fatti del Caso: un Ordine di Espulsione Post-Carcerazione

Un cittadino straniero veniva condannato dal Giudice di Pace per il reato di cui all’art. 14, comma 5-ter, del D.Lgs. 286/1998, per non aver ottemperato a un ordine di espulsione emesso dal Questore. L’ordine era stato notificato il 19 aprile 2018. L’inottemperanza era stata accertata durante un controllo di polizia l’11 maggio 2018, ovvero 22 giorni dopo.

L’aspetto centrale della difesa era la condizione soggettiva dell’imputato: egli era stato appena scarcerato. La difesa sosteneva che l’intervallo di 22 giorni fosse insufficiente per una persona in tali condizioni per organizzarsi, reperire le risorse economiche e logistiche necessarie per il viaggio e, di conseguenza, adempiere all’ordine.

Il Percorso Giudiziario e l’Appello in Cassazione

L’imputato proponeva appello, ma il Tribunale, conformemente all’art. 37 del D.Lgs. 274/2000, riqualificava correttamente l’impugnazione come ricorso per cassazione, trasmettendo gli atti alla Suprema Corte. Questo passaggio procedurale è fondamentale, poiché la Cassazione non valuta il merito dei fatti, ma la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione della sentenza impugnata.

La Decisione sul Giustificato Motivo Inottemperanza

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, annullando la sentenza del Giudice di Pace con rinvio per un nuovo giudizio. Il cuore della decisione risiede nel riscontro di un grave deficit motivazionale. Il giudice di primo grado, infatti, aveva escluso la presenza di un giustificato motivo senza considerare adeguatamente la specifica situazione dell’imputato.

Le Motivazioni: la Necessità di Valutare la Congruità del Tempo

La Suprema Corte ha chiarito che il giudice di merito ha l’obbligo di valutare se, nel caso concreto, il tempo intercorso tra la notifica dell’ordine e il controllo fosse congruo. Questa valutazione non può essere astratta, ma deve tenere conto delle condizioni personali del soggetto. Essere appena usciti dal carcere rappresenta una condizione di oggettiva difficoltà, che impatta sulla capacità di reperire risorse e organizzare un viaggio internazionale.

Il giudice, secondo la Corte, avrebbe dovuto porsi una domanda precisa: un periodo di 22 giorni è sufficiente per una persona appena scarcerata per adempiere all’ordine di espulsione? Omettendo questa analisi, il Giudice di Pace è incorso in un vizio di motivazione che ha reso la sua sentenza illegittima. La Corte ha richiamato propri precedenti, seppur non massimati, che confermano la necessità di valutare l’adeguatezza del tempo a disposizione come elemento essenziale per escludere o ammettere l’esistenza di un giustificato motivo.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

La pronuncia stabilisce un principio di garanzia fondamentale: la condanna per inottemperanza all’ordine di espulsione non può essere un automatismo. Il giudice deve sempre effettuare una valutazione concreta e individualizzata delle circostanze che possono costituire un giustificato motivo di inottemperanza. La condizione di ex detenuto e la congruità del lasso temporale concesso sono elementi che non possono essere ignorati.

Questa sentenza impone ai giudici di merito un onere motivazionale rafforzato, costringendoli a spiegare perché ritengono che il tempo a disposizione fosse, nelle specifiche circostanze, sufficiente. Per i singoli, rappresenta un importante riconoscimento del fatto che lo Stato non può imporre obblighi materialmente inesigibili, specialmente nei confronti di soggetti in condizioni di vulnerabilità.

L’essere appena usciti di prigione può costituire un giustificato motivo per non aver rispettato un ordine di espulsione?
Sì, secondo la Corte di Cassazione questa condizione deve essere attentamente valutata dal giudice. Non costituisce un giustificato motivo in automatico, ma impone al giudice di verificare se il tempo concesso per lasciare il Paese fosse concretamente sufficiente per una persona in quella specifica situazione di vulnerabilità.

Quanto tempo è considerato ‘congruo’ per ottemperare a un ordine di espulsione?
La sentenza non stabilisce un termine fisso (es. un numero di giorni), ma chiarisce che la congruità del tempo deve essere valutata caso per caso dal giudice di merito. Ventidue giorni, nel caso di una persona appena scarcerata, non sono stati ritenuti a priori un tempo sufficiente, rendendo necessaria una specifica motivazione sul punto.

Cosa succede se un giudice non spiega perché il tempo a disposizione dell’imputato era sufficiente?
Se il giudice omette di considerare e motivare adeguatamente la congruità del tempo a disposizione, specialmente in presenza di una condizione di vulnerabilità come l’essere appena usciti dal carcere, la sua sentenza è viziata da un ‘deficit motivazionale’. Come in questo caso, la sentenza può essere annullata dalla Corte di Cassazione con rinvio per un nuovo giudizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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