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Giurisdizione penale: reato all’estero, quando decide l’Italia?

Due cittadini italiani sono stati condannati per riciclaggio e ricettazione di un’autovettura, reimmatricolata in Germania con documenti falsi di provenienza italiana. La Corte di Cassazione ha annullato la sentenza, chiarendo un punto fondamentale sulla giurisdizione penale: per essere competenti, i giudici italiani devono accertare che una parte del reato contestato (riciclaggio/ricettazione), e non solo del reato presupposto (furto/appropriazione), sia avvenuta in Italia. Il caso è stato rinviato per una nuova valutazione.

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Pubblicato il 9 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Giurisdizione Penale: Quando l’Italia Può Giudicare un Reato Commesso all’Estero?

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 1952 del 2025, offre un’importante lezione sulla giurisdizione penale, specialmente nei casi transnazionali. La Corte ha stabilito che, per poter processare in Italia un reato come il riciclaggio, non è sufficiente che il reato presupposto (ad esempio, il furto del bene) sia avvenuto nel nostro Paese. È necessario dimostrare che almeno una parte della condotta di riciclaggio si sia svolta sul territorio nazionale. Analizziamo insieme questo caso complesso.

I Fatti del Caso: Un’Auto di Lusso tra Italia e Germania

Due cittadini italiani sono stati accusati e condannati nei primi due gradi di giudizio per i reati di ricettazione e riciclaggio. Al centro della vicenda vi era un’autovettura di lusso, provento di un’appropriazione indebita avvenuta in Italia ai danni di una società di leasing.

Secondo l’accusa, i due imputati avrebbero utilizzato una carta di circolazione contraffatta, a sua volta proveniente da un furto di documenti in bianco commesso a Foggia, per reimmatricolare il veicolo in Germania in data 8 aprile 2013. In questo modo, veniva ostacolata l’identificazione della provenienza illecita dell’auto.

La Corte di Appello di Bari aveva confermato la responsabilità degli imputati, ritenendo sussistente la giurisdizione italiana perché le condotte illecite erano avvenute “quantomeno nella fase iniziale” in Italia, facendo riferimento ai reati presupposto (l’appropriazione indebita dell’auto e il furto della carta di circolazione).

La Questione sulla Giurisdizione Penale Sollevata in Cassazione

La difesa ha impugnato la sentenza di appello davanti alla Corte di Cassazione, sollevando un motivo decisivo: il difetto di giurisdizione dell’Autorità Giudiziaria italiana. Secondo i ricorrenti, i reati di ricettazione e riciclaggio erano stati interamente commessi in Germania, dove era avvenuta la nuova immatricolazione. Pertanto, il processo si sarebbe dovuto svolgere lì.

La Corte di Cassazione ha ritenuto questo motivo fondato, assorbendo tutte le altre questioni, inclusa quella sulla prescrizione.

Le Motivazioni

La Suprema Corte ha chiarito un principio fondamentale del nostro ordinamento, sancito dall’articolo 6 del codice penale. Per radicare la giurisdizione penale italiana, è necessario che nel territorio dello Stato si sia verificato almeno un frammento della condotta che costituisce il reato contestato, oppure l’evento che ne è la conseguenza.

L’errore della Corte di Appello, secondo la Cassazione, è stato quello di confondere il luogo di commissione del reato presupposto con il luogo di commissione dei reati contestati (riciclaggio e ricettazione). Sebbene l’auto e i documenti provenissero da illeciti commessi in Italia, la condotta specifica di riciclaggio (la reimmatricolazione) era avvenuta in Germania.

La sentenza sottolinea che non è emerso alcun elemento per affermare che una parte della condotta di riciclaggio o di ricettazione – ad esempio, l’acquisizione della carta di circolazione rubata – fosse avvenuta in Italia da parte degli imputati. Anzi, le prove indicavano che gli imputati erano stati fermati in Germania pochi giorni prima della reimmatricolazione.

Di conseguenza, non si può attribuire agli imputati una frazione di condotta avvenuta in Italia solo perché hanno beneficiato di un reato presupposto commesso nel nostro Paese, a meno che non si dimostri un loro concorso anche in quest’ultimo, eventualità che però li renderebbe non punibili per ricettazione e riciclaggio, data la clausola di riserva prevista dagli articoli 648 e 648-bis del codice penale.

Le Conclusioni

La Corte di Cassazione ha annullato la sentenza impugnata con rinvio ad un’altra sezione della Corte di Appello di Bari. Il giudice del rinvio avrà un duplice compito. In primo luogo, dovrà verificare nuovamente gli atti processuali per accertare se esista una prova concreta che un frammento della condotta di riciclaggio o ricettazione sia stato commesso in Italia.

In caso di esito negativo, dovrà valutare l’applicabilità dell’articolo 9 del codice penale, che disciplina i reati comuni commessi all’estero da un cittadino italiano. Tale norma prevede condizioni di procedibilità specifiche, come la presenza del reo nel territorio dello Stato e, per reati meno gravi come la ricettazione, la richiesta del Ministro della Giustizia o la querela della persona offesa. Questa sentenza ribadisce la rigorosa applicazione del principio di territorialità, un caposaldo del diritto processuale penale, e pone dei limiti chiari alla giurisdizione penale italiana nei complessi scenari criminali transfrontalieri.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato la condanna?
La Corte ha annullato la condanna perché ha ritenuto che la Corte di Appello abbia erroneamente affermato la giurisdizione italiana basandosi sul luogo di commissione dei reati presupposto (furto e appropriazione indebita in Italia), anziché verificare se una parte della condotta dei reati contestati (riciclaggio e ricettazione) fosse effettivamente avvenuta sul territorio italiano.

Qual è il criterio per stabilire la giurisdizione penale italiana secondo questa sentenza?
Il criterio, basato sull’art. 6 del codice penale, è quello della territorialità. Per la giurisdizione italiana è sufficiente che anche un solo frammento dell’azione o dell’omissione che costituisce il reato, o l’evento che ne consegue, si verifichi in Italia. Non rileva, a tal fine, il luogo dove è stato commesso il reato presupposto.

Cosa dovrà fare ora la Corte di Appello nel nuovo processo?
La Corte di Appello dovrà, in primo luogo, riesaminare gli atti per cercare prove che dimostrino che una parte della condotta di riciclaggio o ricettazione sia stata compiuta in Italia. Se tali prove non esistono, dovrà valutare se sussistono le condizioni previste dall’art. 9 del codice penale per procedere contro un cittadino italiano per un reato interamente commesso all’estero.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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