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Giudizio di sproporzione: ricorso inammissibile

La Cassazione dichiara inammissibile il ricorso contro la confisca di un’auto, basata su un giudizio di sproporzione tra il costo del bene e i redditi leciti. Il ricorso è stato ritenuto generico e non specifico nel contestare le motivazioni della Corte d’Appello.

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Pubblicato il 13 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Giudizio di sproporzione e confisca: quando il ricorso in Cassazione è inammissibile

Il giudizio di sproporzione tra beni posseduti e redditi leciti è uno strumento fondamentale nelle misure di prevenzione patrimoniali. Tuttavia, per contestare efficacemente una confisca basata su tale giudizio, è necessario che il ricorso sia specifico e ben argomentato. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 14941 del 2024, offre un chiaro esempio di come la genericità dei motivi porti inevitabilmente a una declaratoria di inammissibilità, confermando la misura ablativa. Analizziamo i dettagli di questa importante decisione.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da un decreto di confisca emesso dal Tribunale nei confronti di una donna, quale terza interessata rispetto ai beni del coniuge, ritenuto soggetto socialmente pericoloso. La confisca riguardava sia alcuni beni immobili che un’autovettura.

In sede di appello, la Corte territoriale riformava parzialmente la decisione di primo grado. Pur individuando un rapporto del 35% tra redditi leciti e illeciti nel periodo considerato, disponeva la restituzione degli immobili alla donna, ritenendo che il loro acquisto fosse compatibile con le disponibilità lecite. Tuttavia, la Corte confermava la confisca dell’autovettura. La motivazione si basava su una tabella di sperequazione che, per l’anno di acquisto del veicolo (2017), mostrava un saldo negativo di quasi 38.000 euro e un saldo negativo progressivo di oltre 121.000 euro. Secondo i giudici d’appello, tale sproporzione non poteva essere superata.

Contro questa decisione, la donna proponeva ricorso per cassazione, lamentando una violazione di legge e una motivazione carente proprio in merito al giudizio di sproporzione relativo all’acquisto dell’auto.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. I giudici di legittimità hanno ritenuto che le censure mosse dalla ricorrente fossero generiche e non in grado di scalfire la logicità della motivazione della Corte d’Appello. La decisione si fonda su principi procedurali solidi, ribadendo i limiti del sindacato della Cassazione in materia di misure di prevenzione.

Le Motivazioni sul Giudizio di Sproporzione

La Corte di Cassazione ha articolato le sue motivazioni su più fronti, evidenziando le carenze strutturali del ricorso.

In primo luogo, il ricorso è stato giudicato aspecifico. Non contestava in modo puntuale i dati numerici e le conclusioni della Corte distrettuale, limitandosi a dedurre vizi di motivazione che, secondo la giurisprudenza consolidata, non sono sindacabili nel giudizio di legittimità relativo a misure di prevenzione. Il ricorso, in sostanza, non creava una correlazione precisa tra le argomentazioni della sentenza impugnata e i motivi di doglianza.

In secondo luogo, la Corte ha sottolineato che alcune censure, come quelle relative all’effettiva entità della somma pagata per l’auto, non erano state sollevate nell’atto di appello e, pertanto, non potevano essere proposte per la prima volta in Cassazione.

Infine, i giudici hanno confermato la correttezza della valutazione della Corte d’Appello nell’escludere dal computo dei redditi disponibili due fonti di entrata indicate dalla difesa: dei risarcimenti assicurativi percepiti dal coniuge e una presunta donazione da parte del cognato. Per i primi, è stata ritenuta probabile la natura illecita, desunta da indagini per truffa a carico del coniuge stesso. Per la seconda, la sua credibilità è stata minata dal fatto che la somma sarebbe stata consegnata un anno dopo l’acquisto del veicolo.

Conclusioni

La sentenza in esame ribadisce un principio cruciale del nostro ordinamento processuale: l’onere della specificità dei motivi di ricorso. Quando si contesta un giudizio di sproporzione, non è sufficiente lamentare una motivazione apparente o illogica in termini generali. È indispensabile attaccare specificamente i presupposti fattuali e logici su cui si fonda la decisione, dimostrando l’errore del giudice di merito con argomenti precisi e pertinenti. Un ricorso che tenta di ottenere un nuovo esame del merito, senza evidenziare vizi di legittimità, è destinato all’inammissibilità. Questa pronuncia serve da monito sull’importanza di un approccio tecnicamente rigoroso e puntuale nella redazione delle impugnazioni, specialmente dinanzi alla Suprema Corte.

Perché la confisca dell’auto è stata confermata mentre gli immobili sono stati restituiti?
La Corte d’appello ha ritenuto che, nonostante un generale squilibrio tra redditi leciti e illeciti, l’acquisto degli immobili potesse essere giustificato dalle disponibilità lecite accumulate. Al contrario, per l’anno specifico di acquisto dell’auto, la sproporzione era talmente evidente (un saldo negativo di quasi 38.000 euro) da non poter essere superata, giustificando la confisca del solo veicolo.

Per quale motivo principale il ricorso in Cassazione è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile per la sua ‘aspecificità’. Non ha contestato in modo puntuale e dettagliato le argomentazioni e i calcoli della Corte d’Appello, limitandosi a sollevare critiche generiche e tentando di ottenere un riesame dei fatti, attività che non è consentita nel giudizio di legittimità davanti alla Corte di Cassazione.

Le somme derivanti da risarcimenti assicurativi o donazioni sono sempre considerate redditi leciti?
No, non necessariamente. In questo caso, la Corte ha escluso tali somme dal calcolo dei redditi disponibili. I risarcimenti sono stati ritenuti di probabile natura illecita a causa di indagini per truffa a carico del percettore, mentre la donazione è stata considerata non credibile perché sarebbe avvenuta un anno dopo l’acquisto che doveva giustificare.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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