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Giudizio di ottemperanza: l’udienza è obbligatoria

Un detenuto ha richiesto il rispetto di una precedente ordinanza (giudizio di ottemperanza) riguardante l’intervallo tra sanzioni disciplinari. Il Magistrato di Sorveglianza ha respinto la richiesta senza udienza. La Cassazione ha annullato tale decisione, stabilendo che il procedimento di ottemperanza richiede obbligatoriamente il contraddittorio tra le parti, rinviando il caso per un nuovo esame.

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Pubblicato il 13 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Giudizio di ottemperanza: la Cassazione ribadisce la necessità dell’udienza

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 14848 del 2024, ha riaffermato un principio cruciale per la tutela dei diritti dei detenuti: il giudizio di ottemperanza non può essere deciso de plano, ma richiede sempre la celebrazione di un’udienza nel rispetto del contraddittorio. Questa pronuncia chiarisce che la procedura volta a far rispettare un ordine del giudice all’amministrazione penitenziaria deve garantire il pieno diritto di difesa.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine dalla richiesta di un detenuto volta a ottenere l’ottemperanza di un’ordinanza emessa nel 2014. Tale provvedimento stabiliva un principio specifico riguardo all’esecuzione delle sanzioni disciplinari: l’intervallo di tempo tra una sanzione e la successiva doveva essere pari alla durata della sanzione precedentemente scontata.

Il detenuto lamentava che l’Amministrazione penitenziaria, ignorando tale ordinanza, applicava un intervallo più breve basandosi su una circolare ministeriale successiva. Di fronte a questa presunta inosservanza, egli si è rivolto al Magistrato di Sorveglianza per avviare, appunto, un giudizio di ottemperanza.

Il Magistrato, tuttavia, ha respinto la richiesta senza fissare alcuna udienza, dichiarando il procedimento “già definito” e trasmettendo gli atti alla Corte di Cassazione. Questa decisione, presa de plano, ha costituito il motivo principale del ricorso presentato dal difensore del detenuto.

Il ricorso e il fondamentale principio del contraddittorio

Il ricorrente ha lamentato la violazione delle norme procedurali, in particolare dell’art. 35-bis dell’ordinamento penitenziario. Secondo la difesa, una decisione così importante, che incide sui diritti del detenuto, non può essere adottata senza un confronto processuale tra le parti. La scelta del Magistrato di decidere de plano ha, di fatto, negato al detenuto la possibilità di esporre pienamente le proprie ragioni e di confrontarsi con le argomentazioni dell’Amministrazione. Il ricorso ha sottolineato come la giurisprudenza costante della stessa Corte di Cassazione abbia sempre richiesto la celebrazione di un’udienza in questi casi.

La decisione della Corte sul giudizio di ottemperanza

La Corte di Cassazione ha accolto pienamente le argomentazioni del ricorrente. Gli Ermellini hanno chiarito che l’art. 35-bis dell’ordinamento penitenziario istituisce un vero e proprio procedimento di natura giurisdizionale, finalizzato a colmare un deficit di tutela nei confronti degli atti dell’Amministrazione penitenziaria lesivi dei diritti dei detenuti.

Questo strumento processuale, noto come giudizio di ottemperanza, è una “prosecuzione funzionale” del precedente giudizio e serve a garantire l’effettività della tutela giurisdizionale. Di conseguenza, non può essere gestito con una procedura sommaria e priva di garanzie.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha motivato la sua decisione sottolineando che la natura stessa del rimedio previsto dall’art. 35-bis impone un confronto processuale. Il procedimento deve svolgersi in contraddittorio dinanzi alla magistratura di sorveglianza e concludersi con provvedimenti idonei a conformare l’operato dell’Amministrazione. Quando un giudice è chiamato a valutare se un proprio ordine è stato eluso o violato, deve necessariamente sentire le parti coinvolte per comprendere le ragioni dell’una e dell’altra. La decisione de plano svuota di significato la funzione di garanzia del procedimento, trasformandolo in un atto meramente formale. La Cassazione ha quindi affermato che l’assenza di un’udienza in contraddittorio costituisce una nullità procedurale che invalida i provvedimenti impugnati.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

In conclusione, la sentenza annulla i decreti del Magistrato di Sorveglianza e rinvia il caso per un nuovo giudizio, che dovrà obbligatoriamente svolgersi attraverso un’udienza. Questo principio rafforza in modo significativo la tutela dei diritti delle persone detenute. Si stabilisce in modo inequivocabile che l’Amministrazione penitenziaria non può sottrarsi al controllo giurisdizionale e che, quando un detenuto lamenta la mancata esecuzione di un ordine del giudice, ha il diritto a un processo equo e completo, nel quale le sue ragioni possano essere ascoltate e vagliate.

Un Magistrato di Sorveglianza può decidere su una richiesta di ottemperanza di un detenuto senza fissare un’udienza?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che la procedura di ottemperanza, prevista dall’art. 35-bis dell’ordinamento penitenziario, richiede obbligatoriamente lo svolgimento di un’udienza in contraddittorio tra le parti. Una decisione presa de plano (senza udienza) è illegittima e deve essere annullata.

Cos’è il giudizio di ottemperanza nell’ambito dell’ordinamento penitenziario?
È un procedimento giurisdizionale che permette a un detenuto di chiedere al giudice di ordinare all’Amministrazione penitenziaria di conformarsi a una precedente decisione giudiziaria che ha riconosciuto un suo diritto. Serve a garantire l’effettiva esecuzione delle sentenze.

Qual è stata la conseguenza della decisione della Cassazione in questo caso?
La Corte ha annullato i decreti del Magistrato di Sorveglianza e ha rinviato il caso allo stesso magistrato, ordinandogli di procedere a un nuovo giudizio che dovrà svolgersi nel rispetto del contraddittorio, quindi attraverso un’udienza con la partecipazione delle parti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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